Milton ha colpito la Florida: scopriamo l’uragano

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Partiamo dalla sua definizione: l’uragano è un violento ciclone tropicale, con venti pari o superiori a 120 km/h, accompagnato da intense precipitazioni e in genere localizzato nell’Atlantico settentrionale, nel golfo del Messico o nel mar dei Caraibi. Sui libri delle patenti nautiche abbiamo imparato che, per la Scala di Beaufort, uragano corrisponde al massimo registrabile. Questo significa: venti che superano i 32 m/s (60 nodi), che generano marosi con onde alte oltre 14 m e danni ingenti a cose e persone; insomma, quando si sente la parola uragano, c’è da aver paura e nel periodo autunnale, soprattutto l’America centrale, viene interessata da questa particolare forma di maltempo.

L’ultimo uragano che le cronache ci hanno raccontato è stato Milton, definito la potenziale «tempesta del secolo» dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Si è formato e ha accumulato molta energia dalle acque del Golfo del Messico, che in questo periodo risultano calde in modo anomalo. Milton ha quindi diverse volte raggiunto la categoria 5, la più elevata per un evento estremo di questo tipo. I cicloni tropicali vengono misurati tramite la scala Saffir-Simpson, dal nome dei due scienziati che nel 1969 l’hanno perfezionata e suddivisa proprio in 5 categorie: in base alla forza del vento e allo stato del mare, si parte dal livello minimo della categoria 1 (vento fra i 64 e gli 82 nodi) e si arriva alla categoria 5 classificata come disastrosa (vento oltre i 130 nodi).

Milton ha toccato terra colpendo la città di Siesta-Key, nella contea di Sarasota, in Florida quando in Italia non erano ancora le 6 del mattino nella notte tra mercoledì 9 e giovedì 10 ottobre 2024.  A dire il vero, l’allarmismo delle autorità locali americane è derivato anche  dai danni causati dall’ultimo uragano che ha interessato la East Coast un paio di settimane fa, Helene, che ha distrutto numerose case, abbattuto piante e affondato molte barche. Le immagini che oggi come allora ci propone la stampa sono quelle tipiche del day after, che portano con sé una scia di devastazione e, purtroppo, anche morte (si parla di 14 morti causate da Milton). Come si può immaginare, nonostante gli uragani riescano ad essere osservati dallo Spazio e i meteorologi riescano a prevederne le traiettorie, risulta comunque  difficile mettere in salvo tutto il salvabile.

Nel settore nautico, le piccole imbarcazioni che possono essere trainate scampano la furia della tempesta, ma è praticamente impossibile mettere in salvo le grosse imbarcazioni che affollano i marina. Alcuni armatori hanno deciso addirittura di rifugiarsi sulle loro barche; è il caso del Blue Symphonie, un 83 piedi ormeggiato al Marina Jack di Sarasota e il cui armatore è stato visto poche ore prima dell’arrivo di Milton in relax sulla sua barca, pronto ad affrontare una nottata decisamente movimentata. Il direttore del porto, Joe Catell, prima dell’uragano ha passeggiato lungo i moli per assicurarsi che tutti avessero rinforzato gli ormeggi e, nei pressi di Blue Symphonie, si è fermato a parlare col proprietario: “Alcune persone mi reputano uno stupido”, ha detto  l’armatore, “ma questa è la mia casa e non vedo differenze con un altro tipo di abitazione”.

Situazione simile a quella di Joseph Malinowski, alias Tenente Dan, che non ha voluto abbandonare la sua barca a vela, dicendo che avrebbe galleggiato lo stesso anche se la marea fosse salita di 4,5 m. Nonostante la Polizia abbia cercato di portarlo in salvo in un rifugio sicuro, Joseph è rimasto a bordo e la furia della tempesta ha fatto sì che gli ormeggi abbiano mollato e la sua barca abbia girovagato per la baia fino ad incagliarsi sotto a un ponte, disalberando: il Tenente Dan è comunque riuscito a salvarsi. Anche le navi mercantili e quelle da crociera hanno dovuto affrontare l’uragano Milton durante la loro navigazione. In casi come questi, gli equipaggi sono preparati per affrontare l’emergenza; la Sun Princess, avveniristica cruiser di 345 m, è stata dirottata e fatta rimanere in attesa a 5 miglia dalla costa prima di entrare in porto a Fort Lauderdale e, a scopo precauzionale, sono state evacuate le persone fragili e malate con un elicottero della Guardia Costiera.

Numerosi anche i danni nei porti, causati soprattutto da barche che hanno sbattuto sui pontili e distrutto le infrastrutture. Nonostante  l’emergenza diramata da giorni e la recente esperienza dell’uragano Helene e malgrado numerosi siti web avessero spiegato cosa fare per assicurare la propria barca, molti armatori hanno sottovalutato la potenza di Milton, creando danni così alla loro imbarcazione e ai porti, squassati anche dalle raffiche di vento che hanno superato i 65 nodi.

Ma come nascono gli uragani? Si formano al di sopra dell’oceano a causa della temperatura dell’acqua superiore ai 26°C. Con questa temperatura, l’acqua che evapora dalla superficie si trasforma in aria calda che finisce per condensarsi in nubi sempre più fitte. L’aria più fredda che discende dalla perturbazione si scontra con quella calda e iniziano a generarsi dei venti sempre più forti, che soffiano in senso circolare a causa della gravità e della rotazione terrestre. I cicloni tropicali hanno la caratteristica di indebolirsi dopo aver colpito la terra, perché non vengono più “alimentati” dall’energia delle acque calde dell’oceano. Dopo aver scaricato molta pioggia e generato violente raffiche di vento la loro carica svanisce rapidamente: ecco perché, poco dopo il loro passaggio, l’uragano declassa a tempesta tropicale e perde potenza fino a svanire.

                                                                                                                                                                                                                 Federico Lanfranchi

 

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