Guido Bernardinelli e la vela. Storia di un amore infinito
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L’azienda che dirige, La Marzocco, 800 dipendenti, è un’eccellenza internazionale nel mondo del caffè espresso ma soprattutto è partner degli inglesi di INEOS Britannia alla Coppa America di Barcellona. Perché Guido Bernardinelli, 57 anni, la vela ce l’ha nel sangue, fin da bambino.
Guido Bernardinelli & la vela
D’altronde, pur nato a Varese, è cresciuto a Luino, sul Lago Maggiore, un luogo che ha “allevato” tanti velisti fortissimi, come Flavio Favini e Tiziano Nava. “Mia mamma era molto malata, mio padre lavorava tutto il giorno. Quando finiva la scuola, non sapeva dove mettermi. È iniziata così la mia scuola vela all’AVAV (Associazione Velica Alto Verbano, ndr): non perché papà amasse la vela, anzi, era un montanaro, ma per necessità”, racconta. “L’Optimist mi annoiava, non amavo ciondolare sul lago nelle giornate di bonaccia. Ma la passione per la vela è rimasta: i soci AVAV potevano utilizzare le barche, così quando potevo uscivo sui Flying Junior e i 420. Per puro piacere, non mi interessavano le regate”.
Poi Guido cresce, si sposta da Luino, si “dimentica” del lago. La vela la vive da charterista, noleggiando le barche d’estate (“Ho girato tutto il Mediterraneo”). Il suo lavoro però lo costringe a viaggiare molto: “Spesso mi trovano in Australia, in Nuova Zelanda, USA, Inghilterra. Lì si respira la vela, avevo amici che mi portavano in barca con loro e ho ricordi di bellissime veleggiate”. La vela è sempre lì, a fargli ripetere, tra sé e sé, “devo riprendere ad andare in barca”.
Tutta “colpa” di Favini
L’occasione arriva, repentina. Dal suo amico di infanzia Favini: “Avevamo entrambi casa a La Thuile, ci vedevamo spesso sulle piste da sci. Un giorno, in seggiovia, gli dissi: ‘Flavio io vorrei tornare in barca. Mi aiuti?’. Mi invitò sul suo J/24 sul lago: sempre con vento forte, perché non si diventa campioni come lui in bonaccia. Dove c’è Flavio Favini arriva il vento, incredibile!”.
Si riaccende la scintilla, Guido acquista un “sailpass” alla scuola dell’amico Tiziano Nava a Laveno Mombello: “Come uno skipass, andavi lì quando potevi e ti facevano uscire in acqua”. È il momento di acquistare una barca per uscire sul lago assieme alla moglie: “Flavio mi consigliò una H-Boat (monotipo da regata a chiglia di 8,28 m disegnato dal finlandese Hans Groop nel 1967, con successive modifiche minori apportate in seguito dal pluricampione olimpico svedese Paul Elvstrøm nel 1971, ndr), perché nel caso mi fosse scappata la voglia di far qualche regata… La barca è diffusissima in Germania e in Nord Europa, in Italia è poco conosciuta”.
Guido Bernardinelli campione del mondo H-Boat
È il 2014 e la voglia, complice Favini, arriva presto. “Abbiamo fatto subito una regata sul Garda, ho imparato cosa significa preparare una barca. Poi le vele nuove, le scotte al top… in quattro e quattr’otto abbiamo messo su un equipaggio da corsa. Flavio, Tiziano, io e un altro ragazzo di Luino, Nicola”. Guido Bernardinelli & co, sull’H-Boat, si tolgono tante soddisfazioni, di cui l’ultima, recentissima, è la vittoria dell’agognato mondiale di classe. Poi oro al campionato svizzero, argento a quello tedesco, un ulteriore argento mondiale lo scorso anno e il quarto al loro primo campionato iridato. E questa è la storia del Guido regatante.
L’importante è navigare a vela
Ma la vela non è solo regata. Se la ami, la ami tutta. La sua prima barca da crociera, che arriva nel 2022dopo tante navigazioni in Mediterraneo in charter o con barche di amici, è uno Swan 55, “Alegher”.
Bernardinelli ama la navigazione in quanto navigazione: “Ce lo siamo andati a prendere in Finlandia e lo abbiamo portato in Mediterraneo, al Marina di Scarlino dove tengo la barca. Ho partecipato a metà del trasferimento. Gibilterra difficilissimo, tra correnti e slalom tra tonnare e traffico di navi…”.
“Perché uno Swan?”, gli chiediamo. “Tantissimi anni fa, a Port Grimaud, ero sulla barca che avevo affittato per la vacanza con gli amici. Vicino a noi, ormeggiato, c’era uno Swan 42 di Ron Holland, di un signore milanese, tenuto a lucido, perfetto. Continuavo ad ammirarlo, come estasiato. L’armatore se ne accorse e mi chiese perché stessi guardando la barca. ‘Una barca così non me la potrò mai permettere’, gli dissi. Al che lui: ‘Ma cosa dici? Io ho lavorato una vita e ci sono riuscito. Lavora sodo e un giorno ce l’avrai anche tu!’. Presi quel consiglio di cuore. E più di trent’anni dopo, ci sono riuscito”.
La barca di Bernardinelli è sì da crociera, ma ottimizzata per andare veloce a vela: “Meno motore uso, meglio è. E sono abituato a cambiare i piani a seconda del vento: volevo andare in Corsica ma ho il vento sul muso? Vado all’Argentario. L’importante è veleggiare”, ci racconta.
E intanto, tra una vacanza e l’altra, partecipa a qualche regata. Ha fatto due 151 Miglia: “Per divertimento, sia chiaro. Adoro partecipare con i miei due figli (il maggiore ha 23 anni, la minore 20, ndr) e i loro amici. All’ultima 151 eravamo in 11 a bordo, solo tre adulti. Se dovessi regatare per vincere, dovrei svuotare la barca e non ne ho intenzione. D’altronde, se si va in crociera, si va in crociera. Se voglio vincere in regata, c’è l’H-Boat”.
In crociera, Bernardinelli tiene alla sicurezza: “Prima di salpare mi documento molto attentamente sulla meteo, informandomi sui siti e sulle app specializzate condivido le informazioni con il nostro espertissimo comandante di Alegher, il triestino Manlio Granbassi”. Invece, in navigazione, “mi affido poco agli strumenti. Mi basta guardare i filetti sulle vele e sono contento: ma adoro far camminare la barca. Sono uno che ‘tira al massimo’. Regolo di continuo vang, base randa, mi piace molto bolinare il più stretto possibile, con randa a ferro. Viva la VMG! Ma non pensiate che mi piaccia solo navigare! Buttare l’ancora in rada e rilassarsi è fantastico…aperitivi al tramonto, esplorare la rada, maschera, pinne…”.
I luoghi del cuore di Guido Bernardinelli
Quali sono i luoghi del cuore di Guido in cui ha navigato? “Prima quelli fuori dal Mediterraneo: il Golfo di Hauraki, in Nuova Zelanda. Lì c’è sempre vento, un tempio della vela. E l’isola è verdissima, cali l’ancora, scendi a terra tra olivi e vigneti, scopri piccole cantine, realtà a chilometro zero. Mi sembra di essere in Italia, le baie mi ricordano più il lago Maggiore del Mediterraneo… Un altro posto che mi ha colpito è vicino a Sydney, la baia di Broken Bay. Sembra di essere in un grande fiume, si incanala tanta aria. Mare piatto, vento forte. Ti sembra di volare. Arrivi in fondo alla baia nell’area di Peet Water fino a Cottage point, e c’è un piccolo pontile e un ristorante minuscolo, circondato dagli eucalipti. Favoloso. E ancora, il sud della Danimarca: Rungsted Havn, porto bellissimo”.
Veniamo al Mediterraneo: “A Minorca c’è un fiordo strettissimo, si ancora con cime a terra a Sa Caleta, ce l’ho nel cuore. Mi piace molto anche la zona di Saint Tropez (fuori stagione) e le tante baie del suo golfo: acque turchese, mare piatto. Eravamo sulla spiaggia di Pampelonne, due estati fa… non c’era nessuno! Un paradiso. In Italia, invece, mi piace molto raggiungere in barca la Biodola all’Elba, il Poetto, Cala Domestica e Cala Luna in Sardegna”.
I must have in barca
Cosa non deve mai mancare a bordo, per Guido, in crociera? “Buon vino: bianco secco, champagne e anche un po’ di rosso. Niente superalcolici, sennò finisce male!”. La ricetta giusta in barca? “Spaghetti con la bottarga, con l’olio buono. E immancabili le tartine con burro e acciughe del Cantabrico…”.
Il libro da avere a bordo? “I portolani ‘Navigare lungocosta’ di Mauro Mancini”. L’accessorio imprescindibile: “Il binocolo. L’importante è che sia di qualità, per uso nautico: lo uso molto, soprattutto quando mi sto avvicinando in rada”. Musica a bordo: “Jazz, soprattutto Miles Davis e i mostri sacri…”.
Infine, i consigli per una crociera felice: “Non rompere le balle all’equipaggio, imparare a tollerare, spiegare quello che si fa, dove si va, che tempo ci sarà e che i piani potrebbero cambiare. Ed essere curiosi, sempre”.
Eugenio Ruocco
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