Stefano Beltrando, il “Dottore” del composito che si prende cura di Luna Rossa
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Gli AC 75 della Coppa America sono delle barche complesse, che necessitano di manutenzione continua, costruite sui limiti del regolamento e per questa ragione anche fragili.
Ogni sindacato ha uno shore team ultra specializzato di ingegneri e tecnici per la gestione a terra delle barche. In Luna Rossa uno degli uomini chiave è Stefano Beltrando, genio del composito, che si prende cura della barca italiana e la mette in condizione di essere spinta ogni giorno dal mailing team al 100%.
La nostra Ida Castiglioni ci racconta il suo profilo e spiega perché è uno degli uomini chiave di Luna rossa.
Stefano Beltrando – Il “dottore” di Luna Rossa
di Ida Castiglioni
In vista del secondo giorno delle finali, ha passato tutta la giornata a fare ultrasuoni a ogni parte di Luna Rossa, dallo scafo all’albero, dalla coperta agli arm. Chiuso come tutto lo shore team (una cinquantina di professionisti) nel capannone inaccessibile alla base di Luna Rossa.
Mi riferisco a Stefano Beltrando e di lui si è parlato nelle cronache di Coppa America perché, grazie a questa tecnologia, la scorsa settimana ha potuto verificare che albero e scafo di Luna Rossa non avevano subito danni dopo la rottura della rotaia della randa. Beltrando ha 48 anni e da un paio di decenni e più fa il pendolare con il mondo.
Perché una sua geniale intuizione degli anni ‘90, ai tempi in cui frequenta la facoltà di Chimica a Torino e studia Scienza dei Materiali (una branca che riunisce insieme chimica e fisica), lo ha trasformato in una specie di ‘mago rabdomante’ dell’industria 4.0, sempre alla ricerca dei difetti nascosti nei materiali compositi.
Quando arriva ai controlli di sicurezza degli aeroporti, dal suo bagaglio a mano emergono scanner e sonde, e la scena è quasi sempre la stessa. Di fronte allo sguardo inquisitorio di chi sta frugando, risponde pronto“ecografista”. E l’altro gli domanda subito “medico?”. E lui conferma con un cenno perché così tutto è molto più semplice e comprensibile.
Vagli a spiegare che quegli ‘attrezzi’ sono il risultato di una ricerca ossessiva da lui iniziata 25 anni prima nel settore dei semiconduttori e poi in Alenia per il controllo dei metalli, o ancora dopo in Francia alla Ciotec, dove cerca di mettere a punto la strumentazione per controllare con gli ultrasuoni gli alberi in carbonio dei Grand Mistral.
Stefano è nato in territorio di Ivrea (dove gli industriali avevano preferito l’elettronica) e vive a Piverone, paese sulle sponde del lago di Viverone, specchio d’acqua noto alle cronache sportive per le gare di motonautica. In questo lago senza onde i bolidi sfrecciano dal secolo scorso a velocità che una volta erano esagerate ma che adesso Luna Rossa raggiunge con il solo vento e inquinando meno.
La vela storicamente non è lo sport preferito da chi abita su queste sponde ma Stefano, grazie alla fantasia di alcuni insegnanti della scuola pubblica, frequenta da bambino un corso innovativo in cui insegnano ai ragazzini ad andare a vela sugli Optimist e, contemporaneamente, li aiutano a costruirli con le tavole di compensato e (soprattutto) con la buona volontà degli insegnanti. Di Optimist in quegli anni ne verranno realizzati e messi in acqua ben otto e su Lampo – uno di questi – hanno poi imparato ad andare in barca i due figli di Stefano e Miriam.
Per la storia a seguire, sicuramente non è stato casuale l’incontro a Torino di Beltrando con Miriam Cerutti, che frequenta una facoltà diversa e si laurea in Fisica a indirizzo ambientale. Miriam, oltre che tecnica di alto livello, è fin dagli inizi una ‘struttura’ portante del team e qui a Barcellona è consulente del consorzio di Alinghi assieme ai torinesi Ariberto Strobino ed Edoardo Perotto.
Tornando a Piverone e al lago, Stefano negli anni scorsi si è posto l’obbiettivo di portare i bambini del paese in barca e di appassionarli alla vela. Dei circa 400 ragazzi da lui coinvolti, una decina sono diventati abili velisti e sono impegnati nelle regate d’altura.
Nel 1999 ottiene una borsa di studio INSTM (Istituto Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali) e gira l’Europa per visitare le fabbriche che usano i materiali compositi: cantieri nautici, aziende che costruiscono le pale eoliche e le loro strutture, industrie dell’automotive.
Bertrando ha negli anni acquisito un know how unico al mondo grazie all’insistenza con cui ha perseguito la sua ossessione iniziale, che era poi quella di vedere dentro i manufatti in composito. E’ importante ricordare che, per quanto riguarda gli alberi e le altre parti in carbonio delle imbarcazioni da regata, negli anni ‘90 questo materiale era lavorato in modo artigianale.
In pratica nessuno verificava la qualità di quello che produceva e i pochi strumenti di controllo a disposizione non riuscivano a farlo perché nella nautica i manufatti erano di bassa qualità (poiché contenevano troppa aria tra gli strati). Non solo non esistevano gli strumenti adeguati per individuare danni e difetti, ma ancora non era stata ‘codificata’ una nomenclatura per indicarli e definirli. L’ultimo passo per Stefano avviene dopo aver visto in uso la tecnologia, adottata nelle cave, per ‘scrutare’ l’interno dei blocchi di marmo ed evitare quelli che contengono vuoti o difetti, prima di tagliarli e trasformarli in lastre.
E’ a questo punto che capisce cosa serve per arrivare a una capacità diagnostica approfondita dei compositi e si ingegna ad assemblare strumenti innovativi. (Ma nella tesi di laurea che stava preparando aveva scritto come si sarebbe dovuto procedere).
Con questo know how acquisito avvia la QI Composites e già alla fine degli anni ‘90 è impegnato nel controllo con gli ultrasuoni degli scafi non distruttivo per i cantieri all’avanguardia. A questo punto la società diventa leader nel settore e avvia consulenze in giro per il mondo: dalle pale eoliche in Olanda, alle tubature per l’irrigazione in Sud America, dalle barche dal cantiere Wally (era il 1999), alle verifiche post gara dei Formula 1 per la Ferrari (comincia a collaborare nel 2012), alla messa a punto di un esoscheletro per la mobilità del braccio.
Per il mondo della vela, dove la solidità di scafo e albero sono il presupposto per essere competitivi, questi controlli sono basilari soprattutto in competizioni dove domina la tecnologia, come in Coppa America e nei giri del mondo.
Nelle ultime quattro edizioni della Volvo Ocean Race, la sua società diventa Non-Destructive Testing (NDT) Official Supplier mentre la sua presenza nelle squadre che si battono per l’America’s Cup risale a Valencia. Infatti, in vista della Coppa America del 2007, Stefano è il consulente di nove team su undici (esclusi svizzeri e cinesi); per la sfida di Oracle ad Alinghi del 2010 è nella squadra di Alinghi, la barca (costruita nel cantiere Décision sul lago Lemano) sulla quale, grazie a una tecnologia nuova per il settore nautico, le fibre ottiche vengono inserite ovunque, dallo scafo ai daggerboard (le prime derive foil). Per le edizioni dell’America’s Cup 2013 e 2017 è consulente di Artemis, il consorzio per la sfida svedese.
Nella fase di messa a punto degli AC75 per la Coppa del 2021 viene incaricato per i test sugli One Design Arm, forniti poi da Persico a tutti i team. Per l’edizione 2024 della Coppa ha dato assistenza durante la costruzione dell’AC75 italiano, mentre a Barcellona la sua presenza nel team di Luna Rossa è costante ed essenziale. Il team di QI Composites è costituito da 15 tecnici, alcuni presenti fin dalla prima ora, che lavorano su più fronti.
Per concludere, Stefano rileva che in questi 25 anni vi è stata una decisa evoluzione nella produzione di manufatti in carbonio ma fa due osservazioni. Prima, siamo arrivati al punto in cui la realtà del prodotto corrisponde totalmente alla sua progettazione, ma poi non basta la cultura, serve l’esperienza.
Seconda (last, but not least), il composito continua ad evolversi e il metallo – sia fresato che stampato in 3D – sta diventando un componente che integra e aumenta le performance di parecchi componenti in carbonio: lo vediamo molto chiaramente – oltre che in Coppa America – anche nell’ambito dell’automotive, come in quello della fabbricazione di biciclette con telaio in carbonio per alte prestazioni.
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