IOR Revival, regatare oggi tra Classic Boat e IOR
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
L’Imperia International Sailing Week è una manifestazione unica, un mondo popolato da scafi di rara bellezza e altrettanto rara “reperibilità”. O meglio, diciamo che, vedere dal vivo queste icone della vela, è sempre più difficile. Ma le Vele d’Epoca di Imperia non sono solo scafi anni ‘30, armi aurici e schooner d’altri tempi. Da un paio d’anni a questa parte, infatti, lo IOR è entrato a far parte del panorama, non solo in banchina ma anche tra le boe. Con le classi “One Tonner” e “Classic IOR” come, volendo, anche le “Spirit of Tradition” e “Classici” (che racchiudono l’ultima fase RORC e, fino a poco fa, anche alcuni primi IOR) le Vele d’Epoca ci hanno infatti offerto la possibilità di tornare a vedere in acqua classici compresi tra fine anni ‘60 e primissimi ‘80. Cosa vuol dire però, regatare in IOR nel 2024?
IOR Revival: Vele d’Epoca 2024
Che lo IOR stia tentando un ritorno a nuova vita, ormai, non è una novità sorprendente. Già con il circuito CIM, con le iniziative legate all’Aive e con le Vele d’Epoca 2023 lo avevamo visto. La differenza, però, sta nella crescente intraprendenza e nell’esponenziale interesse da parte di armatori, appassionati e giovani. In questo “revival”, firme che muovono da Sparkman & Stephens a Vallicelli, passando per Chance e Carter, per citarne alcuni, hanno popolato le banchine di Imperia, che ben ha saputo dimostrare anche il valore di questi scafi, diversi dagli Epoca, certo, ma non meno importanti per la storia della vela.
IOR Revival
Dimenticatevi Code Zero, carene “piatte”, prue che sbattono nelle onde e, tantomeno, foil. Regatare in IOR significa planare di rado, gestendo, a quel punto, spinnaker e tangoni impazziti lottando con scafi che, di poppa e con onda, non sanno cosa significhi essere stabili. Ma, per tanti, ben poco è meglio di tutto ciò, perché la soddisfazione è tanta e il contatto diretto con lo scafo, vivo e comunicativo come pochi, è impagabile. Però, cosa significa regatare così oggi?
Certamente, tanti scafi IOR regatano ancora in tante delle regate che popolano il panorama Mediterraneo, però, a ben guardare, si tratta di progetti del tardo IOR, quasi IMS, adattati alle nuove esigenze, con bompressi, genaker e certificati non esattamente nati per loro. Regatare in IOR, contro IOR, invece, è un altro paio di maniche. E non è male. Aggirandoci tra le banchine di Imperia abbiamo avuto modo di parlarne con alcuni armatori e, sebbene non sia un mondo rose e fiori, è un mondo che appassiona e difficilmente delude. Salta subito all’attenzione la passione per gli scafi, progetti d’altri tempi che, però, sono ancora validissimi in mare, sia tra le boe, sia in pura navigazione. Il fronte passione/soddisfazione, poi, è alle volte affiancato al fattore sostenibilità: per farla breve, basti pensare ai costi di uno scafo IOR, generalmente tra i 9 e i 13 metri, e un suo pari scafo attuale, o anche vecchio di appena 5-10 anni… poi ci sono i giochi di vele, si parla di dacron… Insomma, il portafoglio vuole la sua e, per quanto possa comunque richiedere, le profondità cambiano.
Ma il punto principale, forse, è la sua capacità di far sposare generazioni. Gli equipaggi di Imperia erano infatti tra i più variegati, un minestrone di giovani e veterani al servizio l’uno dell’altro, banchi scuola per le nuove generazioni e fonte energizzante e di sfogo anche per i più “navigati”– un potpourri di figure, professionalità e età capace di generare un’atmosfera rara, forse inspiegabile. Competitiva in acqua, ma tra le più apprezzabili appena lasciate alle spalle le boe… provare per credere.
Poi certo, non si tratta di sole rose e fiori. Anche regatare in IOR, in questi contesti, ha i suoi limiti, a partire dal fatto che, ancora, è aperto esclusivamente ai pezzi unici (anche se, a rigor di logica, le piccole serie, potrebbero anche essere ammesse…) e che, in termini di rating, vede formule ancora da rifinire (soprattutto quando racer puri si scontrano con cruiser-racer, pensate anche solo al peso degli interni in legno massello…). Ma, se il gruppo di interessati aumentasse, chissà…
- AVETE UNA CLASSIC IOR? RACCONTATECELA, È FACILISSIMO: CLICCATE QUI E INSERITE LA BARCA
IOR & Co.
Chiacchiere da banchina a parte, Imperia aveva scafi da offrire, e ha dato il suo meglio. Apriamo le danze, in questo senso, con il vincitore di classe, Sagittarius, racer puro di 41 piedi. Firmato da Sparkman & Stephens nel 1972, realizzato dai Cantieri Carlini, colpisce innanzitutto per la coperta flush, pulita e razionale ma con quell’accenno di paramare curvo tanto caro ai progetti dello studio di quel periodo. A lei, si affianca una sorella per firma e stile, ma non per impostazione: Sandra. Progetto dello stesso anno, simile in termini di dimensioni, Sandra è però concepita in maniera diversa. A differenza di Sagittarius, è un performance cruiser, ha interni d’eccellenza, in mogano, e non discrimina il comfort. Qualità che ovviamente paga tra le boe, ma che la rende un eccellente esempio d’eleganza anni ‘70. Il fattore vetroresina, qui, si aggiunge, perché Sandra è sì un one-off, ma è anche il prototipo su cui Sangermani (costruttore), ha poi impostato una micro-serie di 4 scafi.
A dar battaglia ai due scafi firmati S&S, anche Resolute Salmon, vincitrice della One Ton Cup del 1976. Progettata da Britton Chance, fu uno scafo innovativo, realizzato in strip-planking e forte di un asso nella manica, la deriva retrattile, che le consentiva un passo di lunga superiore nelle prove disputate con onda formata e venti non eccessivi. Si unisce al coro anche Gemini, della Marina Militare, molto più recente (1983) rispetto alla competizione e nato da quella stessa matita che disegnò Brava e Azzurra, Andrea Vallicelli. Accompagnano in “One Tonner” Arcadia II e Optimist, altri scafi di calibro, rispettivamente di Félix Silvestro e Dick Carter…
Imperia, però, non ha visto solo IOR puri. Anche il tardo RORC fa parte di questo mondo, così come anche gli Spirit of Tradition vogliono la loro parte. Midva, Leon Pancaldo, Valentina e Orsa Maggiore hanno così popolato le banchine di Imperia, offrendo un piacevole spaccato sul passato e sulla storia della vela. Altrettanto vale, ovviamente, per scafi come Artica II, Palynodie II, Penelope e Oliria, protagoniste indiscusse nella categoria Classici.
Condividi:
Sei già abbonato?
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Woodwinds, un Modern Classic per innamorarsi (di nuovo) della vela
Parlare di Classic Boat, alle volte, può risultare riduttivo. O meglio, possiamo dire che, una definizione così ampia (leggi qui), potrebbe rischiare di racchiudere scafi poco pertinenti assieme e, contemporaneamente, far sfuggire alle sue maglie scafi che, invece, meritano celebrazioni
Classic IOR: Dick Carter, una matita d’eccezione
Con le clamorose vittorie del Rabbit, di Tina e di Optimist, la seconda metà degli anni settanta vede l’ascesa fulminea di un nuovo progettista, una figura a suo modo geniale, ma comparsa nel panorama senza apparente ragione. Del resto, lui
Dick Carter, colui che rivoluzionò la vela di fine anni ‘60
Lo IOR, la Golden Age della Vela, un mondo popolato da mostri sacri e scafi a dir poco leggendari. Ne abbiamo parlato non poco, passando dalle barche da regata che lo hanno reso grande, ai progettisti che vi si nascondono
Gemini, Azzurra e l’ultimo IOR, 10 anni di cult firmati Vallicelli
Parlando di IOR, contestualizzando al panorama nostrano, quello dello Studio Vallicelli è un nome che necessità ben poche presentazioni. Nello scorso articolo, Dallo Ziggurat al Brava, 5 anni di Cult IOR del maestro Vallicelli, ne abbiamo visto la fase di