INTERVISTA – Cosa indossano i velisti di Coppa America?
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Come si vestono i velisti che volano sulle barche di Coppa America? Lo abbiamo chiesto a Øyvind Vedvik, VP Ski, Sailing & R&D di Helly Hansen, marchio norvegese che ha curato per la seconda campagna consecutiva l’abbigliamento del team statunitense American Magic. Forse non immaginate che il lavoro e lo sviluppo che stanno dietro ad un AC75 stanno dietro anche all’abbigliamento che indossano i team, con un costante miglioramento nell’arco dei quattro anni di preparazione alla Coppa. Leggendo questa intervista scoprirete – per esempio – che il loro abbigliamento è molto più simile a quello di uno sciatore rispetto a quello di un velista tradizionale.
Come e quando è iniziato il rapporto con American Magic?
Al tempo della scorsa Coppa fu Terry Hutchinson ha sceglierci per l’abbigliamento del team American Magic. Naturalmente siamo stati, come prima cosa, molto onorati che ci sia stato chiesto di partecipare a una campagna del genere, dopodiché abbiamo fatto alcune riunioni e abbiamo invitato il team a Oslo, dive abbiamo discusso di ciò che potevamo fare e di ciò che ritenevamo importante. La cosa strana è che non avevamo idea del tipo di barca su cui sarebbero saliti i velisti, quindi di fatto si cercava di progettare per un qualcosa di ancora sconosciuto.
Fin da subito abbiamo trovato una buona chimica e la stessa condivisione di intenti e di passione, per questo ci è stato chiesto – alla fine della scorsa campagna – di pensare già a cosa si sarebbe potuto migliorare per il 2024. E poi sono spuntati fuori i ciclisti…
Cosa cambia tra vestire i velisti e i cyclor?
Diciamo che fin da subito il team ci ha parlato dei ciclisti, è un tema che abbiamo affrontato molto presto nella preparazione alla campagna. Noi non abbiamo una linea consumer specifica per il ciclismo, ma vestiamo alcuni atleti di alto livello, quindi abbiamo una buona base di partenza sicuramente. Nonostante ciò, quella dei cyclor è stata sicuramente tra le sfide più belle, soprattutto perché i cyclor di American Magic sono gli unici che stanno in posizione orizzontale e non seduti. Pedalare dentro ad uno spazio così ristretto, per atleti che hanno un fisico molto strutturato, è veramente massacrante.
All’inizio, per esempio, avevamo pensato per tutti i cyclor dei rinforzi per il fondoschiena e per le spalle, che sono praticamente “incastrate“, ma poi quando abbiamo saputo della posizione orizzontale dei ciclisti e dei sedili reclinabili, abbiamo tolto i rinforzi dal fondoschiena perché non servivano più. Alcuni membri dell’equipaggio li hanno tenuti, altri hanno deciso di toglierli. Per loro abbiamo pensato ad un tessuto speciale per espellere il sudore che producono durante lo sforzo. Non dobbiamo pensare ai classici ciclisti su strada, questi sono ciclisti molto più pesanti che pedalano in una sorta di scatola chiusa, con pochissimo spazio per muoversi, senza vedere cosa sta succedendo intorno e con temperature altissime. È completamente diverso anche dal ciclismo indoor.
Qual è il lavoro che c’è dietro all’abbigliamento per un team di Coppa America?
È un lavoro che dura quattro anni e bisogna partire con una barca che non esiste, è solo un’idea. La barca influisce molto sul design dei capi, perché la posizione dei membri dell’equipaggio a bordo influenza – ad esempio – la posizione dei rinforzi e le zone più sollecitate. Prima cerchiamo di capire le esigenze di tutti i membri del team, poi facciamo tanti prototipi, li testiamo, ricominciamo da zero. Ad un certo punto dello sviluppo testiamo direttamente con i membri del team, e aggiustiamo in base ai loro feedback. Abbiamo passato molto tempo a Pensacola, in Florida (la base di NYYC American Magic per preparare l’America’s Cup 2024, ndr) e poi diversi membri del team sono venuti qui da noi a Oslo.
Poi abbiamo i range di peso e le regole imposte dal regolamento… Anche questo è un aspetto molto interessante quando si lavora per l’America’s Cup, perché le regole si discutono e vengono emanate mentre noi stiamo già progettando.
Qual è il capo di cui sei più orgoglioso?
Difficile pensare ad un singolo capo che sintetizzi tutto il lavoro svolto sulla collezione. Sicuramente il capo simbolo della campagna è la Foil X Jacket, che infatti abbiamo fornito a tutto il team, a terra e in mare, ed è la stessa identica giacca che si può comprare nei nostri store. Lavorando a questa campagna ci siamo concentrati sull’aerodinamica, per rendere ancora più “veloce” la giacca “più veloce” dell’ultima campagna, e abbiamo lavorato sullo sviluppo del tessuto partendo da zero.
Come tutta la collezione beneficia del nostro know-how nel mondo dello sci, dell’outdoor, della montagna e dell’abbigliamento da lavoro. Di fatto è molto simile a una giacca da sci, super aerodinamica e leggera, ma anche protettiva e traspirante, con un design molto moderno. È molto elastica nonostante sia stata realizzata con un tessuto molto resistente, così possiamo stringere il corpo per avere una minore resistenza aerodinamica, a differenza delle giacche tradizionali non ha un polsino doppio ma ha un sistema molto più comodo e integrato per tenere l’acqua e il freddo lontani dalle maniche.
Oltre alla giacca però ci sono attrezzature super specializzate, come il giubbotto di salvataggio pensato per i ciclisti, che ha richiesto un livello di personalizzazione altissimo ed è quasi un prodotto one-design. Poi abbiamo investito molto tempo sul primo strato, perché è quello più importante per mantenere il calore ed espellere l’umidità dal corpo. Abbiamo fatto molti test sulla traspirazione e su come avviene il trasporto dell’umidità e la gestione del calore, finché abbiamo sviluppato un nuovo tessuto tecnico adatto a questo utilizzo. Il segreto è che utilizziamo una fibra all’interno che viene definita idrofobica, e poi utilizziamo un filato traspirante all’esterno. Quando si suda, l’umidità viene trascinata dall’interno verso l’esterno, e poi si diffonde molto rapidamente verso l’esterno, creando un effetto di raffreddamento.
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Questa tecnologia è presente nella LIFA Active Solen T-shirt di Helly Hansen che puoi acquistare qui
Un test molto divertente da fare è quello di mettere una goccia d’acqua all’interno del tessuto e poi vedere come si diffonde e va verso l’esterno. Abbiamo avuto la possibilità di provare questo tessuto con il team, mi hanno detto “Ok, ora possiamo fare un test a 400 Volt. Se fai 20 minuti, abbiamo un posto per te nella squadra”. Dopo pochi secondi a 400 volt siamo crollati sul pavimento…
Cosa c’è di simile tra l’abbigliamento da sci e quello da vela?
Devi sempre proteggerti dagli agenti atmosferici e dagli elementi esterni, tanto nello sci quanto nella vela, e poi ci sono due costanti: il vento, c’è l’umidità. La particolarità della vela rispetto allo sci e al mondo dell’outdoor è che l’acqua ha una direzione e una velocità diverse, perché proviene dal mare e non dal cielo, e in più è salata. Per questo c’è tutta una serie di test specifici che conduciamo con acqua salata esclusivamente per i capi da vela.
Lo sviluppo di capi per professionisti, come quelli per la Coppa, ha ricadute sulla collezione per il grande pubblico?
Sicuramente sì, gran parte dei contributi che i designer ricevono dallo sviluppo per questa grande sfida viene poi utilizzata per influenzare e creare le collezioni consumer. Quindi è un’enorme fonte di ispirazione in generale, direi.
C’è qualche aneddoto divertente riguardo allo sviluppo della collezione per American Magic?
C’è sicuramente, e direi che riguarda sempre i ciclisti. Per il primo test abbiamo preso la nostra attrezzatura da ciclismo da competizione , he abbiamo usato per diversi progetti precedenti e anche per i membri della squadra dell’ultima edizione, e l’abbiamo mandata ai nuovi atleti. La prima cosa che ci è stata detta è che era tutto troppo stretto. “Com’è possibile” ci siamo chiesti? Poi siamo andati a Pensacola, abbiamo visto i ragazzi e abbiamo pensato: “Ecco perché”. È incredibile quanto siano forti, grandi e potenti questi ciclisti! Così abbiamo dovuto rifare tutti i fitting. Ma è così, noi siamo solo uno degli ingranaggi della macchina della Coppa America, che ha bisogno che tutti gli ingranaggi funzionino per arrivare a competere ad altissimi livelli.
Federico Rossi
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Direi watt più che volt…