Vele d’epoca 2024, una storia d’amore per la vela
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L’Imperia International Sailing Week 2024 apre sotto l’ombra di una giornata di maltempo proibitivo che vede le 41 barche iscritte forzate in banchina. Mare formato fuori e sprazzi di pioggia in porto, però, non scoraggiano equipaggi e appassionati, che qui sanno comunque riempire le banchine, in un’atmosfera festosa ed entusiasta. Meglio l’inizio della seconda giornata, con una prima uscita alle 10:30 che sembra ben promettere. Il meteo sembra però non voler dare pace agli equipaggi, aumentando fino a 22/25 nodi, accompagnato da un’onda corta non particolarmente sana per tante delle “anziane”. Il Giornale della Vela, in questo caso, è a bordo di Barbara, lo splendido e ultracentenario Yawl di Roberto Olivieri, che regala una performance ineccepibile in quei bordi che proviamo in attesa della partenza, impedita, però, da Intelligenza su H. Anche oggi regate annullate, il meteo non vuole saperne.
Vele d’Epoca 2024
Prove annullate a parte, le Vele d’Epoca sono comunque uno spettacolo imperdibile. E, anzi, forse va tutto a vantaggio degli spettatori a terra che, dopo un’oretta passata a guardar bordeggi lontani, possono tornare di nuovo ad ammirare gli scafi da vicino, a toccarli con mano anche, in tanti casi. Perché, se navigare su uno scafo del 1923 è un’emozione unica, altrettanto piacevole è il potersi muovere tra tanti classici della vela, un patrimonio culturale che di rado si può vedere così da vicino, e tutt’assieme, come qui.
Una banchina carica di passione
Proprio in proposito della passione che sa manifestarsi (quasi) solo in occasioni come questa, una splendida nota di colore me la racconta Pietro D’Alì, presente a Imperia come timoniere di Aria, lo splendido quanto iconico 8 Metri Stazza Internazionale di Serena Galvani. Proprio nel pomeriggio di ieri (venerdì, seconda giornata), a poppa di Aria compare un signore, inginocchiato davanti allo scafo. A fianco, il figlio. “Vedi, questa l’ha costruita mio nonno, che come mio padre lavorava ai Cantieri Costaguta” Un momento carico sia di passione che di tenerezza, soprattutto per Serena Galvani, che scopre con me di questa nota, facendomi notare come Aria sia per lei proprio questo: una barca che sa far incontrare passione e storia.
Aria, infatti, 8MSI costruito nel 1935, è di proprietà di Serena dal 1998, quando, da armatrice di un Solaris 47, la scopre su una collina di fronte a Favignana. La barca, malmessa, per qualche motivo la rapisce subito, nonostante ne avesse viste tante altre, e in condizioni ben migliori. Aria era infatti stata convertita a scafo da crociera, completamente snaturata, ma aveva quel qualcosa in più…
“Non sapevo spiegarmi perché, ma Aria era l’unica che mi faceva davvero battere il cuore. C’era qualcosa in lei e decisi di acquistarla. Solo quando ne ho scoperto i numeri velici, in qualche modo ho capito: 8 I-17. La prima, la data di nascita di mio padre, la seconda, la data del suo mancare. Di colpo, tutto ebbe senso, e Aria diventò un pezzo di famiglia. Le ho dedicato anima e corpo.”
Da allora, Aria è un gioiello. Restaurata in maniera filologica, Serena la ha riportata in vita così come era da progetto, e così la ha sempre tenuta e vuole continuare a tenerla. Regate, regate, regate… Aria e Serena hanno creato una storia intorno a loro, partecipando ad ogni raduno e manifestazione, vincendo premi importanti (tra cui un America’s Cup Jubilee con Pelaschier al timone…) e, effettivamente, dando vita ad un revival vero e proprio della Classe.
“Aria conduce la mia vita. Ora mi sono trasferita a Genova perché lei è lì, dal mondiale dell’anno scorso, e quindi lì devo essere io. Non la voglio modernizzare. Io credo nella storia e lei deve rimanere come da progetto. Sono dell’idea che, se compri una barca del 1934, non puoi pensare di metterci dentro cucina, cuccette e bagni. Non la puoi stravolgere. Sarebbe come prendere un Raffaello e chiedere a un imbianchino di restaurarlo a modo suo. No, non sarebbe più un Raffaello. E così vale per Aria. Gli 8MSI sono parte della storia, appartengono alla storia nautica e in quanto tali vanno rispettate. Non la cambierei neanche per vincere, no” (E, Aria, comunque vincere ha vinto, tanto… ndr)
Con Aria si ha, insomma, una gran dimostrazione dello spirito che permea la manifestazione, così come tutto il mondo dell’Epoca. Discorsi simili, infatti, se ne sentono non pochi, e la cultura del rispetto del progetto e della storia, fortunatamente, prevale. Similmente, mi racconta Roberto Olivieri mentre siamo insieme su Barbara, con i suoi 101 anni che scivolano comunque slanciati tra le onde brevi che Imperia ci lancia addosso. Anche la sua è stata “una storia d’amore a prima vista. Con quelle linee così pulite, la coperta flush e le sovrastrutture elegantissime. Per non parlare degli interni, della loro abitabilità e del suo comportamento in navigazione…” .
Tutto verissimo, testimoniato dalla barca stessa, più che viva ed elegante nei 22 nodi di questa seconda giornata.
Novità per le “Classiche”
Tra gli epoca e i tanti classici del primo IOR –tra cui Resolute Salmon (Chance), Sagittarius (S&S) e Optimist (Carter)– queste vele d’epoca hanno però anche uno scafo inatteso, ben mimetizzato, elegante, ma che può sorprendere: Triboulet, uno Swan 43 del 1985, grande progetto di Ron Holland. La numero #01 della serie. Ma non è uno scafo fuori luogo, anzi, è l’introduzione ad una grande novità emersa proprio qui ad Imperia in occasione delle Vele d’Epoca di questo 2024.
Progettata da Holland tramite studi derivati dalle sue esperienze in Coppa America (New Zealand), lo Swan 43 non solo è il primo Swan a vedere slanci ridotti e linee studiate per guadagnare da un maggiore dislocamento –aumentando la linea di galleggiamento a barca sbandata (e quindi la velocità critica); ma è qui anche a mo’ di testimone della nuova iniziativa Swan, l’avvio di un nuovo progetto destinato a celebrare l’heritage del brand, la flotta Swan Classic, composta dagli scafi del brand firmati Sparkman & Stephens, German Frers e Ron Holland, che proprio alle Vele d’Epoca 2025 vedrà il suo trampolino di lancio. Attenzione però, questo significa anche una novità specifica per gli armatori degli Swan firmati da Holland, perché Triboulet celebra anche la nascita di una nuova associazione sotto il logo del Cigno, la Swan Classic RH, ovvero l’associazione destinata a celebrare gli Swan firmati da Holland, una novità importante per gli oltre 200 armatori di queste splendide Classic Boat.
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