Tre classici dello IOR, vostre piccole chicche della vela

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Classic Boat
L’Arlecchino, un esempio brillante di Classic IOR anni ‘70

Il periodo che va dal finire degli anni ‘60 ai primissimi anni ‘90 è reputato, dai più, l’epoca d’oro della progettazione nautica, Golden Age della Vela. Più comunemente, però, è conosciuto come IOR (International Offshore Rule), una fase progettuale dettata, appunto, dai canoni di questa regola. Vero e proprio motore nascosto di un mondo composto da barche, regate e personaggi unici, fu la spinta fondamentale alla creazione di alcune tra gli grandi Classic Boat di sempre, piccoli capolavori che ancora oggi in tantissimi apprezzano e ricordano. Per celebrarle al meglio, il Giornale della vela ha lanciato un appello a tutti gli appassionati: raccontateci con foto e storie i vostri grandi cult dello IOR. In tantissimi ci avete raggiunto, condividendo con noi le vostre barche. Ve ne siamo grati. Continuate a farlo e continuerete a vederle raccontate e celebrate.

Classic IOR, i miti della Golden Age

Lo scopo è semplice: inserendo queste barche nel nostro “registro” delle Classic Boat potranno essere celebrate e condivise con i tanti altri appassionati (vi spiegiamo come fare QUI). ATTENZIONE, però, inserirle nel registro non vuol dire esclusivamente censirle, vuole anche dire valorizzare tutte quelle barche che hanno una storia e un pedigree che permette di evidenziarne il reale valore storico –esattamente come accade nel mondo delle auto e degli immobili– per restituire loro lo status che realmente meritano, e così il loro vero valore.

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Classic IOR: non solo pezzi unici

Realizzati tra i tardi anni ‘60 e i primi anni ‘90, gli scafi IOR sono spesso identificati tramite i grandi nomi e i grandi palmares. Llo IOR, però, non fu solo composto da scafi ad hoc, One-Off su commissione. Certo, leggende come come Brava, come Filo da Torcere o come Ojala II, per citarne alcune, furono esattamente quello, progetti eccezionali, enormi e brillanti. Ma lo IOR fu, e non vorremmo dimenticarcene, anche composto da piccole serie, o da scafi di serie direttamente, attrezzati a regata e forti di equipaggi grandiosi. Anche questi popolarono lo IOR e, alcuni, seppero ugualmente raggiungere le più alte vette. Anche loro, ci interessano. Continuate a raccontarcene!

Il Don Chisciotte, un Arlecchino del Cantiere Sartini, classico esempio di IOR

Intanto, ecco tre chicche Classic IOR che ci avete inviato, tre grandi progetti capaci di racchiudere appieno lo spirito dell’epoca.


SCORPIO | Beneteau

Beneteau, First Class 12; 1987; 12 x 3.9 m; Groupe Finot

Non tutti competono nell’Admiral’s Cup, ma molti sognano di farlo” – questo lo statement con cui Beneteau lanciò il First Class 12, il suo IOR 40’ firmato dal Groupe Finot. Tre scafi speciali parteciparono all’Admiral’s nell’87, rendendo la barca un must tra i regatanti del tempo. I 3 prototipi erano in carbonio e rinforzati a nido d’ape, la versione di serie, sempre da regata, è invece più solida, leggermente più pesante ma dalle linee più eleganti e di differente materiale costruttivo. Realizzata in vetroresina e poly core, presenta una lunghezza fuoritutto di 12 metri, di cui ben 10.30 al galleggiamento, rivelando slanci poco pronunciati, bilanciati da un baglio massimo moderato, 3.9 metri. Scorpio, ora in fase di restauro, ne è uno splendido esempio

Classic IOR
Scorpio, First Class 12

DON CHISCIOTTE | Sartini

Sartini, Arlecchino; 1974; 7.48 x 2.5 m; Sciomachen

Nel 1972 il Cantiere Sartini lanciava un piccolo Quarter Tonner destinato a entrare nei cuori del belpaese, l’Arlecchino. Firmato dallo studio Sciomachen, fu uno scafo nato per la regata e null’altro, come dimostra il suo secondo piazzamento alla Quarter Ton Cup del 1971, a La Rochelle, in Francia (Cino Ricci al timone). Ne venne poi sviluppata una versione adatta anche alla crociera, spopolando lungo le coste italiane. Don Chisciotte, però, ne è la versione da regata, varata nel 1974 e ancora in attiva, e con successo, oggi. Restaurata, rimane una piccola, ma splendida barca.

Il Don Chisciotte; Arlecchino

AVEMARIA | Italidea

Italidea; 1983; 9.98 x 3.40; Fontana-Maletto-Navone

L’opera di Fontana-Maletto-Navone è indubbiamente rilevante nel panorama nostrano, soprattutto sul fronte delle commissioni private, ovvero dei One-Off. Avemaria, in questo caso, è un prototipo di Three Quarter Tonner realizzato in sandwich di kevlar e resina vinilestere, con chiglia in piombo. Fu un progetto decisamente ben riuscito, con albero passante rastremato a due ordini di crocette (non acquartierate). Nel 1984, anno successivo al varo, fece seconda alla 3/4 Ton Cup, prima di classe, invece, alla Giraglia 1990. In anni più recenti è invece prevalentemente usata per la crociera veloce, però, con interni comunque semplici, vicini allo spirito originale.

Avemaria, 3/4 tonner

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