Marcello Veronesi, 37 anni, è il nuovo CEO di Cantiere Del Pardo. Intervista esclusiva
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Ha 37 anni il nuovo CEO di Cantiere Del Pardo, il produttore dei mitici Grand Soleil. Marcello Veronesi, già Chief Strategy Officer del marchio, assumerà la carica di Amministratore Delegato in seguito alle dimissioni di Fabio Planamente, che insieme a Gigi Servidati ha guidato con successo Cantiere del Pardo dal 2018 ad oggi. La decisione di Planamente si deve ad una scelta di carattere personale e giunge nel momento in cui, grazie all’acquisizione da parte del Gruppo Oniverse, Cantiere del Pardo può contare su nuove importanti risorse manageriali in grado di garantire la continuità delle operazioni. Planamente rimane socio e membro del Consiglio di Amministrazione della società, con la disponibilità a supportare con la propria esperienza il nuovo Amministratore Delegato e il Cantiere in cui ha operato per oltre vent’anni.
Qualche settimana fa, prima della sua nomina (quando era ancora CSO, Chief Strategy Officer), il nostro Eugenio Ruocco lo aveva intervistato (trovate l’intervista integrale sul numero di settembre in edicola del Giornale della Vela). Ecco che cosa ci aveva raccontato Marcello Veronesi, figlio di Sandro, fondatore del gruppo Oniverse (ex Gruppo Calzedonia, che raduna marchi come Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé: più di tre miliardi di fatturato e 45.000 dipendenti), dall’anno scorso titolare della maggioranza di Cantiere Del Pardo. Nell’intervista viene fuori la sua visione, che certamente guiderà il suo operato da Amministratore Delegato.
La nostra intervista al nuovo CEO di Cantiere Del Pardo Marcello Veronesi
Sono seduto nella clubhouse dello Yacht Club Costa Smeralda, a Porto Cervo. Dovremmo essere in mare a seguire, a bordo di un Pardo 50, la Grand Soleil Cup (il raduno dedicato a tutti gli armatori delle barche a vela di Cantiere Del Pardo) ma il maestrale imperversa. C’è da aspettare una mezz’oretta prima di uscire in acqua: giusto il tempo per una chiacchierata con Marcello Veronesi, classe 1987. Il figlio di Sandro, fondatore del gruppo Oniverse (ex Gruppo Calzedonia, che raduna marchi come Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé: più di tre miliardi di fatturato e 45.000 dipendenti), dall’anno scorso titolare della maggioranza di Cantiere Del Pardo.
Ci tengo, a parlare con Marcello, dato che è fresco di nomina a CSO, Chief Strategy Officer, del cantiere italiano che produce i Pardo Yachts (motore), i VanDutch Yachts (daycruiser di alta fascia) e i Grand Soleil (vela). Affiancandosi al management attuale di Cantiere Del Pardo (che conta gli ex soci di maggioranza Gigi Servidati, Chairman e Fabio Planamente, CEO), darà il suo contributo all’ulteriore sviluppo di un cantiere italiano che sta proiettando, sempre più, il suo made in Italy nel mondo e che per farlo ha bisogno da un lato di logiche “industriali”, senza però perdere il suo DNA che conta su 51 anni di storia.
Marcello, ti consideri più un motorista o un velista?
Sono nato come motorista, ma mi sto appassionando alla vela molto velocemente. La vela è un mondo che ha sempre affascinato sia me che i miei fratelli (Matteo e Federico, ndr) da “profani”, adesso stiamo entrando un po’ alla volta come “addetti ai lavori”…
Ti ricordi il tuo primo contatto con il mare e con le barche?
Da bambino, sulla barca di mio nonno, un Baglietto. Noi siamo di Desenzano, sul Garda: in estate e in primavera ogni occasione era buona per uscire in acqua. A vela ci andavo, anche, ma ero sempre un ospite di amici. Mi invitavano sulle loro barche a vela, io ricambiavo… a motore. Mio padre Sandro negli anni ha cercato la barca a motore giusta per lui, cambiandone varie, poi la sua ricerca è terminata con Pardo.
Attualmente, hai una tua barca?
Ho un Pardo 43, ma con i miei fratelli c’è l’intenzione di cimentarci anche con la vela: magari con un Grand Soleil 42 LC. Sono salito su quello di un mio amico, secondo me è barca perfetta per la navigazione in famiglia…
Che tipo di armatore sei?
Oggi faccio della barca un uso prettamente giornaliero, come peraltro i miei fratelli Federico e Matteo. Sono quattro anni che possediamo il 43, con mia moglie in passato abbiamo anche navigato più a lungo, passando 3-4 notti a bordo: se non parti con dei bagagli supervoluminosi, ci si diverte e si sta anche belli comodi.
Quali sono in Mediterraneo i posti più belli in cui hai navigato?
Ho un rapporto particolare con le Baleari, il primo posto che ho scoperto da bambino. Cala Saona a Formentera è la mia baia del cuore. Poi tutta la Sardegna, da nord a sud…
Quando vostro padre vi ha detto che voleva acquistare Cantiere Del Pardo, come avete reagito? Nessun “Papà, ma tu che sei esperto di calze e vestiti, che c’entri con la nautica”?
Diciamo che la scelta di papà è avvenuta sì in modo graduale, ma neanche troppo (ride, ndr). Io e miei fratelli siamo soci del gruppo Oniverse, siamo nel CdA e quindi tutte le scelte strategiche importanti, come lo è stata l’acquisizione di Cantiere Del Pardo, sono state da noi vagliate e condivise. L’investimento però è stato deciso con una condicio sine qua non…
E cioè?
Quella che avremmo seguito costantemente l’attività non come “soci silenti”. Come peraltro è nel nostro stile, portando un know-how imprenditoriale ed essendo attivi nella gestione in collaborazione con gli attuali soci e con il management del cantiere attualmente in carica.
Non a caso tu hai da poco un incarico operativo all’interno di Cantiere Del Pardo…
Esatto, sono stato nominato CSO, Chief Strategy Officer. Il mio ruolo è innanzitutto studiare il brand, il settore, il business, affiancando gradualmente il management e i vari rappresentanti d’area: sono prima di tutto un semplice appassionato di barche e c’è molto da imparare. Dopo questo “periodo di studi” potrò sicuramente dare il mio contributo in scelte e decisioni.
Un (giusto) profilo basso iniziale, quindi. Anche perché siete arrivati qui per restare a lungo. Prima però parlavi del vostro knowhow. In che modo Oniverse può dare una mano al marchio, per, citando tuo papà, “fare le barche belle ancora più belle”?
Ogni settore ha le sue peculiarità e quello della nautica non fa eccezione. Ha i suoi punti fissi dai quali non puoi prescindere e delle logiche differenti rispetto ai business in cui operiamo attualmente con Oniverse. Ma di certo non abbandoneremo le best practices quali investimenti in tecnologia e innovazione, comunicazione, branding, customer relationship management e più in generale in attività finalizzate alla gestione dei rapporti con il cliente finale.
Non hai parlato di investimenti digital…
La digitalizzazione è certamente un punto importante, la nautica è un mondo un po’ old school su alcune pratiche. Ci sono tante attività che possono essere implementate per trovare un connubio con settori diversi che hanno logiche più veloci e orientate al cambiamento.
Con Oniverse – ex Gruppo Calzedonia – ci vengono in mente Tezenis, Intimissimi, Atelier Emé, Falconeri, Signorvino… possiamo dire che voi Veronesi avete “democratizzato” il lusso rendendolo accessibile a una platea molto più ampia. Avete in mente una strategia simile anche nella nautica?
È troppo presto per rispondere a questa domanda, non vorrei mettere troppa carne al fuoco, siamo appena arrivati! Il posizionamento dei brand di Cantiere Del Pardo va già bene così, quindi non vorremmo stravolgere la logica produttiva, di distribuzione o di posizionamento dei marchi. Con l’ingresso di Oniverse, però, vorremmo ampliarne la loro presenza internazionale…
Anche nel settore della vela?
Grand Soleil è un marchio con più di 50 anni di storia, che pur rivolgendosi a un mercato più piccolo, di appassionati, negli ultimi anni ha incontrato una grande richiesta. Poiché il cantiere ha conosciuto un vero e proprio boom nel mondo del motore, in questi anni non siamo riusciti soddisfare del tutto la domanda, anche internazionale, di armatori che erano interessati all’acquisto delle nostre barche a vela. Da qui la necessità di aumentare la nostra capacità produttiva e raggiungere non dico tutti i paesi del mondo, ma tutti quelli dove è presente una cultura del diporto. Radicata, o in fase di sviluppo…
Quali sono le aree a cui puntate di più?
Nel mondo delle barche a motore la nostra “Mecca” sono gli Stati Uniti: la Florida in particolare, il nostro distributore è cresciuto molto assieme a noi, ma ci stiamo muovendo anche nella zona dei Grandi Laghi e nella West Coast. Ci stiamo espandendo poi nel Golfo del Messico, in centro e sud America (non a caso uno dei partecipanti alla Grand Soleil Cup di Porto Cervo, il GS 44 Lazy Dog di Sergio Sagramoso, batte bandiera portoricana, ndr), abbiamo avviato la collaborazione con nuovi distributori a Singapore e Hong Kong….
Queste ultime due sono piazze note soprattutto nel mercato dei megayacht…
In realtà anche lì si sta scoprendo l’utilizzo di imbarcazioni di uso “famigliare”, che puoi condurre da solo, senza equipaggi e complicazioni…
E l’Italia?
L’Italia è un mercato che ad ora, per noi, è sottopotenziato. Senza per forza dover guardare troppo lontano, girando nelle tante marine italiane, anche importanti, visitate da una clientela alto-spendente, ho notato che le nostre imbarcazioni sono ancora poco presenti. Parlo principalmente del motore: nella vela il mercato italiano è ben presidiato (ma comunque guardiamo con interesse agli USA anche con Grand Soleil).
Qual è la ricetta per piacere agli americani?
Bella domanda. Da un lato devi garantire l’affidabilità del prodotto, ma è nel “dopo” la vera sfida. Ho avuto la fortuna, con Oniverse, di lavorare più di cinque anni negli States, e mi sono reso conto di come il mercato sia molto esigente riguardo a tutto ciò che è servizio aftersale. Non ultima, poi, la customizzazione: gli armatori statunitensi vogliono apportare modifiche sui colori e sull’estetica delle barche e sono più “sensibili” in fatto di optional. Negli USA ci sono tantissime barche a motore. Ognuno vuole avere quella che sia solo sua. E il cliente ha sempre ragione (ride, ndr).
Parliamo di Coppa America, il trofeo velico più ambito e antico del mondo che si sta svolgendo proprio in questo periodo a Barcellona, sulle barche volanti AC 75…
Un accordo molto importante per Cantiere del Pardo quello con Luna Rossa, in termini di immagine per il nostro brand. Oltre che con la chaseboat ufficiale del team, un VanDutch 48, siamo a Barcellona con il nuovissimo Endurance 72 come barca hospitality. Si tratta del primo modello che tocca l’acqua quello consegnato al team di Luna Rossa, che lo utilizza per tutta la durata della Coppa America… Che speriamo sia… La più lunga possibile (significherebbe che Luna Rossa, la “nazionale della vela italiana”, ha passato le fasi eliminatorie e si è guadagnata il diritto di sfidare i neozelandesi, detentori del titolo per conquistate l’America’s Cup, ndr)! Oltre all’Endurance e al VanDutch, a disposizione del team a Barcellona c’è in acqua anche un Pardo 50.
A proposito di Luna Rossa… Max Sirena è un vostro cliente (ha un Grand Soleil 44, ndr). È un tipo esigente?
Essere stati in grado di soddisfare le esigenze del Team Director e Skipper di Luna Rossa è un grande vanto per noi di Cantiere del Pardo. Il suo feedback ci sarà utile a migliorare ancora di più i nostri Grand Soleil e le nostre barche. Qual è il tuo Grand Soleil preferito? Sono rimasto molto impressionato dal 52P (Performance) che esordisce al Salone di Cannes: ho avuto l’opportunità e l’onore di vederlo in anteprima e posso assicurare che merita. È una barca su cui puntiamo molto e che sta riscuotendo molto successo: anche chi non si intende di vela, capisce che si tratta di uno scafo che è un’opera d’arte. Come era un’opera d’arte il Grand Soleil 52 di Frers di cui è “l’erede”.
Facciamo un bilancio. Questo primo anno che ha visto Oniverse protagonista nel mondo della nautica ha riservato qualche sorpresa?
Mi ha colpito, in positivo, il fatto che la nautica sia un settore ancora molto legato all’artigianalità e al savoir faire manuale ed è quello che può fare ancora la differenza tra un prodotto e un altro. Personalmente ho avuto la possibilità di visitare altri cantieri prima di Pardo, da cliente o amico di armatori: di primo acchito non ci avevo fatto troppo caso, ora che ci siamo dentro me ne sono reso conto. Questo, chiaramente, porta con sé alcuni limiti, poiché trovare artigianalità è sempre più difficile. L’altra “sorpresa” è che, nonostante la crescita vertiginosa di Pardo Yachts e VanDutch Yachts, si può fare ancora meglio, in termini di brand awareness. Alcuni miei amici ancora non conoscono Cantiere Del Pardo. Ma presto lo conosceranno…
Eugenio Ruocco
Il senso dei Veronesi per la nautica
Perché Cantiere Del Pardo, acquisita dalla Oniverse Holding della famiglia Veronesi, è in buone mani
E pensare che la loro passione per le barche non nasce sul mare, ma sul lago di Garda, dove Sandro Veronesi e i suoi figli, da Desenzano, uscivano in acqua non appena potevano. Adesso si sono comprati un cantiere che le vende in tutti i mari del mondo.
“Spesso le cose nascono per caso. Ma bisogna portarle avanti bene”. Sandro Veronesi ha riassunto così, alla Grand Soleil Cup di Porto Cervo, l’avventura che ha portato la sua Oniverse Holding (3 miliardi di fatturato con i suoi brand Calzedonia, Intimissimi, Tezenis, Falconeri, Signorvino, Atelier Emé per citarne alcuni) all’acquisizione della maggioranza (88%) di Cantiere Del Pardo, ottenuta comprando la quota del fondo Wise Equity. “Ho incontrato Gigi Servidati a Milano, nel corso di un evento in via Montenapoleone, Mi ha detto che il fondo di investimenti che controllava la maggioranza stava uscendo e allora…”. In quattro e quattr’otto, arriva la scelta investire nella nautica, dettata dalla passione.
Il presidente di Cantiere Del Pardo Gigi Servidati e l’ex CEO Fabio Planamente, artefici del “boom” del cantiere italiano negli ultimi tre anni, restano come manager (Servidati) e soci di minoranza (Planamente)
Veronesi, nato nel 1959 e fondatore di Calzedonia nel 1987, ha creato un impero, sapendo diversificare negli anni il proprio business. E i suoi tre figli hanno preso da lui: Marcello (37 anni), Matteo (34) e Federico (32) siedono nel Consiglio di Amministrazione di Oniverse Holding, ciascuno a capo di uno o più marchi del gruppo.
Federico è il brand leader di Signorvino e Tezenis, Matteo di Intimissimi e Intimissimi Uomo, Marcello ha la “delega” sulla nautica ed è stato nominato CEO di Cantiere Del Pardo. Che l’ex Gruppo Calzedonia, pur gigantesco, rimanga a conduzione famigliare, lo rivela il nome stesso, cambiato di recente: Oniverse, infatti, è l’anagramma di Veronesi. Nella strategia di sviluppo dei Veronesi, la vela è cruciale. Ancora Sandro: “A chi dice che ora che abbiamo acquisito Cantiere Del Pardo ci focalizzeremo soprattutto su Pardo Yachts e VanDutch Yachts, barche a motore che garantiscono un maggior guadagno, voglio far notare che noi vendiamo anche calzini, con margini bassissimi. Quindi, state tranquilli: Grand Soleil è e resterà un marchio fondamentale per noi”.
E.R.
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3 commenti su “Marcello Veronesi, 37 anni, è il nuovo CEO di Cantiere Del Pardo. Intervista esclusiva”
The Real Person!
Caccia via un A.D in Pardo da 20 anni per fare posto al figlio!!!! Meritocrazia 0
The Real Person!
Complimenti Gruppo ONIVERSE …siete il 🔝🥇🏆⛵🛥️🚤⛵tanti tanti auguri per tutto, evviva il nostro made in Italy 🇮🇹
The Real Person!
Le aziende padronali secondo me restano uno dei grandi problemi dell’Italia.
:”(…) sono stato nominato CSO, Chief Strategy Officer. Il mio ruolo è innanzitutto studiare il brand, il settore, il business, affiancando gradualmente il management e i vari rappresentanti”
Ovvero: nessuna competenza specifica, nessuna conoscenza del settore, nessuna esperienza ma invece di partire dal basso per imparare (almeno ad andare a vela) bam! in affiancamento ai manager che magari hanno decenni di esperienza.
Metodo “old Italian school”.
Le “best practices” per incidere su prodotti o mercati, sarebbero di andare a cercare professionalità e competenze specifiche sul mercato. lasciando ai “figli di” una sedia nel CdA o un po’ di azioni