Quanta America’s Cup sulla mia FlyingNikka!
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Ci sono similitudini tra gli AC75 e FlyingNikka? E quali sono? Queste domande, ultimamente, mi sono state poste con molta frequenza. E la risposta, per tutti, è sempre stata la stessa. Il progetto di Flying Nikka, il primo Mini Maxi al mondo costruito in modalità full foiling per affrontare navigazioni offshore, parte proprio dalla piattaforma sviluppata con i monoscafi della Coppa America. Quindi da tutti gli aspetti tecnici e concettuali che il regolamento AC75 sta sviluppando ormai da diversi anni. FlyingNikka nasce proprio da qui, da questa idea di vela, ma con una serie di novità rilevanti.
La sfida di FlyingNikka è infatti una novità assoluta nella storia della vela: l’obiettivo non è solo avere una barca a vela full foiling, non solo percorrere lunghe navigazioni offshore, ma farlo anche nell’ambito delle regole di stazza esistenti, che non hanno esperienza nella gestione di barche a foil. Una sfida multipla: mantenere il progetto ampiamente accessibile, utilizzando il meglio delle esperienze dell’America’s Cup, con i costi e le complessità in linea con una barca per regate costiere e Grand Prix come un Maxi 72.
Affinché una barca foiling possa funzionare nell’ampia gamma di condizioni che si incontrano nel Mediterraneo, è fondamentale trovare una migliore performance con aria leggera di bolina, rispetto a barche che vanno sui foil principalmente di lasco come gli IMOCA. Questo ci ha spinto verso la soluzione con “arms” tipo gli AC75, che consente prestazioni importanti anche in andature di bolina. La soluzione particolare adottata nella combinazione foil e arm, consente una reazione molto più rapida ed efficace soprattutto con vento leggero rispetto a quanto si è visto nella scorsa Coppa ad Auckland sugli AC75 con l’utilizzo del flap. Allo stesso modo, il foil orizzontale (elevator) regolabile sul timone, consente il controllo dell’assetto prua/poppa, alla ricerca di un volo stabile, soprattutto con mare formato, vera sfida dell’intero progetto. A differenza degli AC75, infine, Flying Nikka, che rispetto alle barche della Coppa è più corta di 15 piedi, è dotata anche di una chiglia con bulbo a siluro, che forniscono stabilità soprattutto ad ampi angoli e che portano anche un po’ di tranquillità quando si è in mare aperto, soprattutto di notte, oltre a soddisfare le regole offshore.
C’è quindi tanta Coppa America, di base, a bordo su FlyingNikka, ma in questi due anni di navigazione abbiamo intrapreso una strada che si discosta da quella degli AC75, visto che le barche hanno un utilizzo molto differente.
In questo momento FlyingNikka è al 60% del suo potenziale, non ha ancora espresso tutto il suo valore e il bello di questo progetto è proprio questo: un’evoluzione continua, un foglio bianco da scrivere, uno sviluppo importante quanto la sua progettazione e costruzione.
Roberto Lacorte
*redazionale in collaborazione con il team di FlyingNikka
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1 commento su “Quanta America’s Cup sulla mia FlyingNikka!”
bravo Roberto