Barcellona, la Coppa che non c’è e la bolla in cui si è chiusa Luna Rossa
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Barcellona si sveglia assopita e sotto la pioggia in questa domenica del quarto giorno di Louis Vuitton Cup, dopo una notte che la città, come suo solito, ha vissuto fino all’alba. Il clima in Catalogna, e per i budelli della città che brulicano di movida, in realtà è ancora prettamente estivo nonostante il temporale. I locali all’aperto si riempiono dopo il tramonto, di studenti, turisti, o di residenti nelle zone meno ambite. A nessuno però, o quanto meno a pochi, sembra importare molto della Coppa America.
La Coppa in città c’è, ma si vede poco, non si respira. Pochissimi manifesti se non nella zona di Port Vell, e anche qui, vicino le basi dei team, siamo ben lontani dai bagni di folla che possiamo ricordare in altre tappe europee, come Valencia, Trapani o Napoli. Barcellona è una città “distratta” da tante cose, la Coppa America è solo una di queste.
Nonostante ciò in questo periodo è difficile trovare da dormire per meno di 100 euro a notte, in tuguri appena decenti, con il rischio che sotto la finestra in piena notte un gruppo di italiani decida di iniziare a cantare Ricominciamo di Adriano Pappalardo, svegliando il malcapitato giornalista che cerca di ricaricare le pile per l’indomani.
La sala stampa nell’orario di punta, dopo pranzo al momento in cui iniziano le regate, è piena a metà. L’italiano e il francese sono le lingue che vanno per la maggiore, ma il clima è a volte sonnecchiante. Le regate non sempre decollano, il caldo di questi giorni unito all’umidità sembra avere soffocato la brezza. Eppure nessuno, dai velisti ai giornalisti, vorrebbe essere in un posto diverso da Barcellona in queste settimane.
Perché la Coppa in fin dei conti se ne frega di tutto: della città, del pubblico, dei giornalisti. La Coppa non ne ha bisogno più di tanto, perché dal 1851 è una storia a se stante. Una sorta di Santo Graal velico, tramite il quale ogni 4 anni viene eletto il “papa”. Ha sopravvissuto ad altre edizioni in cui le città sembravano subire poco il suo fascino, come quelle di San Francisco e Bermuda dove il pubblico era piuttosto tiepido.
Comunque andrà, appena finita quest’edizione ci saranno ancora dei “Paperoni” pronti a inseguirla, aiutati dai migliori velisti al mondo. Poco ma sicuro.
La bolla di Luna Rossa
Abbiamo accettato con piacere l’invito di Luna Rossa Prada Pirelli di entrare alla base italiana per assistere al dock out. Un momento di festa, insieme alle famiglie, con i velisti che sfilano sul pontile prima di salire in barca e dalle casse Vasco Rossi con Vado al massimo sparata a tutto volume.
Le regole però sono molto chiare: nessuna intervista, nessuna dichiarazione ufficiale da parte del team e, per quanto possibile, evitare di fotografare o curiosare in giro. Legittimo e comprensibile, ma tutto sommato un cambio di stile rispetto al passato o quanto meno alla scorsa sfida.
Già settimane fa ci è stato comunicato che il team non avrebbe rilasciato interviste durante le regate, le uniche possibili sono quelle in zona mista a fine giornata, dove i velisti di Luna Rossa sono sempre attenti a non sbilanciarsi: “Abbiamo fatto qualche errore che non vogliamo ripetere…ogni giorno che usciamo in mare miglioriamo….dobbiamo pensare prima ai challengers” e via così.
Anche la comunicazione è ridotta all’essenziale, social inclusi. Non una parola di troppo o superflua, solo dichiarazioni ufficiali o post stringati, di tutt’altro tono rispetto allo slogan roboante “Challenge for now..” della scorsa Coppa.
Scaramanzia? Semplice basso profilo? O strategia da ultima sfida? C’è un po’ la sensazione che questa debba essere la Coppa America da vincere per Luna Rossa, più delle altre volte. Non tutti sono pronti a scommettere che il sindacato tricolore dopo quest’America’s Cup torni ancora, molto, o forse tutto, dipenderà da come andrà a finire questa sfida. E quindi ancora di più quel “Vado al massimo” va gridato forte.
L’aura di Team New Zealand
E poi ci sono i kiwi. Che in meno di 48 ore hanno tagliato un pezzo di barca, lo hanno ricostruito, e sono tornati in acqua a regatare. Team New Zealand è probabilmente la squadra con la media età più giovane, e non solo in barca ma anche a terra. Lo shore team è fatto anche da ragazzi e ragazze al massimo trentenni, e la presenza femminile è in diversi ruoli chiave del sindacato. Gente affamata, che vive di e per la vela, e per i quali stare dentro il team è un modo per portare avanti la storia del proprio paese.
Il dock out dei kiwi è il più sobrio e meno rumoroso di tutti, anche perché di tifo neozelandese a Barcellona ce n’è poco, essendo loro nella particolare situazione di un defender che deve giocarsi la Coppa fuori casa. Nulla a che vedere con i campanacci che suonano all’uscita di Alinghi, con centinaia di persone sulla banchina a fare un tifo da stadio.
E gli occhi a Barcellona sono un po’ tutti puntati su di loro. Un po’ perché Team New Zealand è il defender, e ogni mossa che fa viene analizzata da ogni angolazione, in modo quasi ossessivo e dietrologico. Un po’ per quell’aura, per quell’essere quasi tutti giovani, belli e vincenti. Un po’ perché forse, in fin dei conti, li invidiamo tutti un po’. Per quella Coppa che si tengono stretta e che hanno vinto quattro volte, e per quel loro modo di fare così….kiwi.
Mauro Giuffrè
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31 commenti su “Barcellona, la Coppa che non c’è e la bolla in cui si è chiusa Luna Rossa”
The Real Person!
Buonasera, non sono un esperto ma avevo letto che i team se abbandonassero dovrebbero pagare 20 milioni di penale è vera questa cosa?
The Real Person!
Lascerei lavorare tranquilli i ragazzi di Luna Rossa
Non rilasciano interviste?
Fatele a TNZ😉
The Real Person!
Bell’articolo!! L’ avesse scritto la Repubblica o il Corriere o altri del genere … Bello e nuovo, il riferimento al Paperone di turno . Veramente non pensavo di leggere un articolo some nel Giornale della Vela. Si all’ antica visto che vi leggo da luglio 1984!
The Real Person!
Bel pezzo!
The Real Person!
Ma non è che i kiwi hanno sfasciato la barca per poterla costruire meglio?… visto che hanno degli sfidanti con i contro coglioni…mi sorge un dubbio…🤔🤔🤔
The Real Person!
Bravo,
Mauro….hai colto il segno.
Bene e preciso.
È proprio dei Kiwi …
È del loro carattere, non solo velistico,
che si deve tenere conto.
Se, primo, sono, oltre che bravi,
poi, anche dei ” furbacchioni”
operano come veri ” Defender”.
The Real Person!
Ma Alinghi non è l’ultima in classifica.?
The Real Person!
We are unstoppebol wi are invincibile,another word il possibile gridava Greta traversando l atlantico su Malizia a vela.
Queste gare preparano il futuro dei trasporti senza fossili!! viva!! Poi a calcio in formula 1 ecc non vinciamo più.. in coppa America se va male ,arriviamo secondi stracciando paesi ricchi ipertecnologici…
Italians!!!
.
The Real Person!
Quando ho letto che “… la coppa HA SOPRAVVISSUTO…” ho capito la faccenda della stanchezza.
The Real Person!
Forza Luna Rossa crediamo in te non fatevi infinocchiare da i kivi o qualsiasi altro con strategie subdole e controllate non abbiano fatto malghini vari con la caduta dalla gru !!!!!!
In bocca al lupo e buon vento . Forza !!!!!!
The Real Person!
Salve a tutti
Complimenti Mauro x l’articolo ma non mi stupisco che Barcellona dimostri relativo interesse x la Coppa. E a mio avviso anche l’interesse degli italiani non è è non sarà quello delle altre edizioni. Chiedetevi perché! A mio modesto avviso il problema sono gli AC75: barche ipertecnologiche (tecnologie di scarsa applicazione in altri campi) velocissime (se planano e se non c’è onda) ma con scarsissima manovrabilità che anche nelle mani di skipper olimpionici non permettono i duelli in partenza e nel percorso, non esistono manovre di issata e ammainata di vele. Chiediamoci se non vale la pena di fare un passo indietro magari con barche tipo i TP 52 di 60 ‘ per renderle più visibili.
The Real Person!
Sono pienamente d’accordo. Queste dono barche per 4 velisti e 4 ciclisti. Non hanno niente a che fare con lo sport della vela come viane praticato da velisti e regatanti normali. Le barche rimbalzano contro i limiti laterali del campo di regate come palline da ping pong, e lo spazio per la tattica è limitatissimo. Le mabovre che esistono sono virata e strambata. Cambi di vele alzate e ammainate non esitono….. Quanto erano piu appassionanti le tegate dei 12 metri e, poi quelle degli IAAC?
The Real Person!
COPPA AMERICA VISTO REGATE NON PIACCIONO SONO NOISE UNA VOLTA CHE VAI AVANTI E FINTA PER BARCA SECONDA MOLTO BELLISSIME LE VECCHIE REGATE CON EQUIPAGGI SEMPRE IN MANOVRA OGGI SEMBRANO ROBOT
The Real Person!
È comunque una grande competizione, se ne apprezzi i dettagli rimani affascinato dalla tecnologia. Certo fa un po’ impressione che contenders , di soli vent’anni fa, parteciperanno ad una regata di “barche d’epoca”. Come vedere i miei giocattoli d’infanzia in un negozio di antiquariato.
The Real Person!
Se guardi la lele in un momento qualsiasi non puoi capire se l’andatura é di bolina o é di poppa.
La velocità la vedi solo con le cifre.
La sensazione e lo spettacolo della velocità non sta nei numeri. Se vedi una deriva planare a 12 nodi hai la sensazione della velocità. Ma a 40 in coppa america no.
Non sono barche a vela ma trimarani per peperoni.
The Real Person!
Sì, viva la tecnologia. Ma la vela è mare, onda, vento,scotte,occhio del timoniere e del tattico….la barca che vola sembra un video gioco. Dopo 10 min. spengo….
The Real Person!
La Coppa America? Ormai fuori controllo, una roba da super ricchi che ogni quattro anni crede ancora di attirare l’attenzione in realtà una prova inutile per barche inutili che non reggono vento e mare, inutili come le auto di formula uno. Andare veloci, ma dove? Le competizioni sono ormai dei simulacri, parti primo, hai la barca più veloce, arrivi primo a meno di catastrofici errori. Come in formula uno dove gli spettatori si mettono in curva per vedere qualche carambola. Che tristezza, e la cosa più triste sono i ciclisti che non vedono neppure il mare.
The Real Person!
La chiamano Coppa America ma con “quella” manifestazione non ha nulla a che fare.
12 metri massimo, randa, fiocco intercambiabile in corso di regata, lati di poppa con lo “Spinnaker” e le strambate al cardiopalma che molti neanche sanno cosa siano.
No, le Coppa America di Azzurra, del Moro di Venezia e della prima Lunarossa non ha no niente a che fare con quella di oggi.
The Real Person!
Concordo pienamente anche se il progresso e la tecnologia volano come le attuali banche e perciò mi devo arrendere all’evidenza…..
The Real Person!
Tutto cambia ed evolve : la Coppa America è diventata una formula uno sull’acqua. Diciamo che è sempre un concetto di duelli 1 contro 1 , ma il mezzo conta sempre di più.
Qui c’è quindi il risvolto tecnologico innovativo interessante.
Comunque per quelli che si annoiano si ricordino il detto inglese : “guardare una regata è divertente come guardare l’erba crescere”.
Io mi ricordo che anche nei vecchi 12 SI si facevano dei gran pisolini quando le barche splittavano e ognuna andava verso la layline opposta.
Questo fiormat almeno è molto veloce ed ha del video gioco.
Mah., la vela va vissuta più che guardata.
The Real Person!
Non mi stupirsco che il pubblico non sia interessato!! Le barche AC con foill non sono barche a vela, sono un nuovo sport ( come a suo tempo lo e’ stato il surg, poi il kite ed ora il wi ng)!!
I capricci di pochi arricchiti che calpestano tradizionii, stili ecc. hanno stabilito che il trofeo piu’ antico del mondo cambiasse sport e questo e’ il risultato!! Come se Wimbledon diventasse un torneo du padle!!
Jon c’e’ piu’ niente del match-race origiinake: pre-start, coperture, manovre!!!
4 poveracci addiruttura sembrano gli schiavi delle galere romane: sottocoperta a remare ( qui pedalare)!
Massimo
The Real Person!
La dimostrazione che la coppa con queste barche abbia ben poco da raccontare é proprio questo pezzo. Scriverlo o non scriverlo sarebbe stata la stessa cosa. Non dice nulla. Vuoto pneumatico totale. Bella la tecnologia, ma vista la prima volta e ha già stancato. D’altra parte noi comuni naviganti continueremo ad andare per mare con scafi dislocanti. a fare laschi con le vele lascate e poppe con gli spi. A girare manovelle di winch a forza di braccia e a regolare le vele con le scotte e non con pulsanti e joystick. E a prenderci gli spruzzi salati in viso di bolina e ad assecondare il rollio correndo al lasco surfando giù dai cavalloni.
The Real Person!
Bellissimo articolo, caro Mauro, certo magari troppe interviste e post sui social toglieranno concentrazione, pero’ per noi spettatori e’ un peccato !! Max Sirena ci faceva capire e vivere da dentro cosa vuol dire essere un Team di Coppa, con tutto il lavoro, le difficolta’ e i traguardi raggiunti e conoscevamo gli altri componenti. Ci manca molto ed era un bel modo di pubblicizzare LN, il lavoro fatto e soprattutto la parte umana della Coppa. Spero che si trovi una “mezza misura”, non deconcentrarsi, non rivelare nulla agli avversari, ma respirare un po’ di coppa da dentro il Team. Concludo con un grande grazie a te Mauro e ai tuoi ospiti del “Processo” che ci raccontate quotidianamente la Coppa !
The Real Person!
L’articolo è giusto, un pezzo che fotografa… Certo le nottate per il Moro, con i commenti di Cino , il Vincerò di Pavarotti…. Organizzate con pizze, torte, vino e discussioni (✷‿✷)
The Real Person!
Bravissimo Mauro Giuffrè,
bell’articolo che fa entrare sulla scena a Barcellona, scritto benissimo e, cosa non comune, in italiano corretto.
Complimenti e buon lavoro.
The Real Person!
Io tornerei alla vera America’s Cup e questa su cui si fa tanta ricerca e tra foils e ciclisti la definirei Special AC. Quindi definendola una Classe con premio ad hoc.
L’altro giorno ho pensato, se fossi armatrice di una barca così la domenica in uscita, ai miei ospiti dovrei chiedere di decidere chi vuole sacrificarsi per pedalare. Ci mancherebbe il mondo va avanti e si evolve, ma regatare in modalità marinaresca è altro, tra l’altro, con queste barche volanti non c’è neanche match race. Sono certa che l’attenzione che manca tornerebbe a bomba, con felicità anche di tutta l’economia che gli gira intorno.
The Real Person!
Sono d’accordo! Anzi secondo me marinaresco sono solo le vele quadre.
The Real Person!
Pienamente d’accordo, solo la partenza era un emozione , quando si fermavano e andavano anche indietro , poi il cambio delle vele , issare il tangone ecc. diventava molto tecnico , per non parlare di quando erano ingaggiati , sopratutto di poppa , emozioni che queste barche non potranno mai trasmettere
The Real Person!
Concordo pienamente con Loredana.
Se si vuole attrarre più persone bisogna tornare alla vela tradizionale, molto più vicina alla gente che queste barche esoteriche per pochi.
Mi ricordo ancora le levataccie per seguire la Coppa America dei tempi andati, piena di veri colpi di scena e suspance. Quelle notti hanno fatto nascere in molti la passione per la vela.
Oggi ormai è quasi sempre una noia e, passato il primo momento di curiosità, si cambia canale.
Scusatemi ma io la penso così, e come me tantissimi.
Fatevi un giro tra le banchine e scoprirete che è vero e, gli attuali scafi, interessano a pochi.
The Real Person!
Non frega a nessuno perché è lo specchio della società in cui viviamo, su 10 persone una sola ha la ricchezza degli altri nove. E allora vedila tu da solo la tua coppa capitalista che ha gentrificato ancora di più una città che comunque ha una base di abitanti, classe operaia, che li ha mandati a quel paese. (Ne faccio parte)
The Real Person!
Non sono un velista ma un appassionato, vedendo l’ultima regata contro i Kiwi dove abbiamo vinto , ho avuto la sensazione che Luna Rossa sia una barca performante anche con vento forte , a parte l’esperienza dei ns timonieri che penso abbiano fatto un capolavoro nella partenza , accelerando a momento giusto rollando i Kiwi e inducendoli all’errore in partenza , facendoli scendere dai foil. X per me mai come questa volta c’è la possiamo giocare , tra i challenger siamo i più forti.
Forza Luna Rossa