Marina Spaccarelli Bulgari, la regina dello IOR italiano anni ‘70
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Era il 1989 quando Tracy Edwards fece clamore, il 1990 quando cambiò per sempre le carte in tavola. Fu infatti con l’edizione 1989/1990 della Whitbread Round the World Yacht Race (oggi The Ocean Race) che Edwards creò il primo equipaggio tutto al femminile per competere in una regata di tale livello. Nacque così la leggenda del Maiden e, Tracy Edwards, divenne un’icona, venne fatta MBE e vinse lo Yachtsman of the Year Trophy, per la prima volta destinato ad una donna, aprendo così una strada battuta per tante delle grandi veliste a venire. C’è però un’altra figura a precederla, forse minore su certi versi, forse no. Marina Spaccarelli Bulgari, leggenda dello IOR nostrano, e non solo. Marina Spaccarelli Bulgari, colei che nel 1973 seppe vincere la One Ton Cup, il Campionato Mondiale d’altura One Tonner. Per contestualizzare, la Whitbread nasceva proprio quello stesso anno. Siamo quindi 17 anni prima di quello storico e magnifico landmark gettato dalla grandissima Tracy Edwards. Un altro mondo, un’altra figura leggendaria.
Marina Spaccarelli Bulgari, vera icona IOR
Bulgari, Maison della moda, poi Marina B, altro nome amato dal Jet Set del tempo. Agnelli, Loren e compagnia cantante vengono alla mente. Bulgari, però, per noi è molto di più, Marina Spaccarelli Bulgari è una pietra miliare per lo IOR e per la vela. È la grande armatrice degli anni ‘70, una mosca bianca in un panorama dominato da uomini, la mecenate della vela nostrana, l’armatrice dei successi condivisi con Agostino Straulino. Marina Spaccarelli Bulgari è, per buona parte, un pezzo fondamentale della storia della vela e dello IOR, artefice e partecipe delle più grandi esperienze italiane dei primi anni ‘70. Un’icona da celebrare, così come celebrate sono le sue barche e i suoi risultati.
Verso la vetta dello IOR
Ydra è un nome legato a doppio filo con quello della nostra armatrice, così come con quello del suo timoniere. Ydra fu il grande contender, l’unico filo da torcere incontrato dal Ganbare nel ‘73. Ydra è sinonimo di una vittoria in Giraglia (in reale e in compensato), Ydra è campionessa One Ton 1973. Ydra è Marina Spaccarelli Bulgari sorridente e sfiancata dopo la regata, in compagnia di Straulino. Ma tutto nasce ben prima.
Non solo armatrice ma anche vera velista, la storia inizia con uno scafo dal nome ormai iconico, Kerkyra I, primo di una lunga serie di omonimi. Acquistato dal marito, Giorgio Spaccarelli (ufficiale di Marina), appena dopo il matrimonio, questo S&S costruito da Carlini è la chiave di volta, luogo di nascita del tutto.
Nel 1963, però, manca Giorgio Spaccarelli, e la prima intenzione è quella di donare lo scafo alla Marina, perché possa diventare banco scuola per gli Allievi. Alcune complicazioni portano ad una donazione diversa e, con l’aiuto di Straulino (amico di famiglia), Marina decide di tenere la barca. È la nascita di uno dei più grandi sodalizi della vela italiana. Marina Spaccarelli Bulgari e Agostino Straulino, oggi colossi che popolano le leggende, allora tra i più accaniti regatanti. Dall’intraprendenza della Bulgari, nasceranno così ulteriori scafi, barche eccezionali:
- Kerkyra II; 1968 (11.15 x 2.88 m; Sparkman & Stephens; Abeking & Rasmussen)
- Kerkyra III; 1971 (Alpa 12.70) (12.7 x 3.48m; Sparkman & Stephens; Alpa)
- Kerkyra IV; 1972 (12.62 x 3.27 m; Sparkman & Stephens; Cantiere Carlini)
- Ydra; 1972 (11.27 x 3.39; Dick Carter; Abeking & Rasmussen)
- Paxos; 1973 (11.23 x 4.73 m; Sparkman & Stephens; Craglietto)
Quella che porta all’apice sarà una storia di perseveranza, nata con il Kerkyra II già nel ‘68 in Germania, dove guadagnerà un terzo posto alla One Ton Cup, e un quinto al tentativo successivo, nel ‘69. Con il Kerkyra IV, sarà la Nuova Zelanda a vedere il mitico duo battersi ancora una volta per la coppa, concludendo in un amaro nono. Nulla fermerà però lo spirito dell’armatrice, finalmente in vetta nel 1973, forte di ben due primi e tre secondi.
Sarà proprio Ydra, quindi, l’apice, vincitrice di Giraglia, One Ton Cup 1973 e defender dell’edizione del ‘74, dove però i tre anni dello scafo si faranno sentire. Poi il ritiro dalle competizioni, una vita di nuovi impegni e nuove scoperte. Ma dal ‘68 al ‘74 fu lei la figura chiave dello IOR italiano, la battistrada per le generazioni a venire. Un mito, quello di Marina Spaccarelli Bulgari, da non smettere di celebrare, così come quello dello IOR, che sin dai suoi albori, come la Bulgari, ha plasmato profondamente la storia della vela.
Quello dello IOR fu un periodo unico, fautore di scafi eccezionali e barche leggendarie. Per celebrarlo al meglio, il Giornale della Vela vuole ora censire queste barche, uniche e preziose, e per questo lancia un appello a tutti gli appassionati: segnalateci dove sono e in che stato sono i grandi cult dello IOR, ve ne saremo grati. Lo scopo è quello di inserire queste barche nel nostro “registro” delle Classic Boat by Giornale della Vela (vi spiegiamo come fare QUI).
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1 commento su “Marina Spaccarelli Bulgari, la regina dello IOR italiano anni ‘70”
Nell’elenco delle barche di Marina Spaccarelli ,manca l’ultima …un progetto di Bruce Farr costruita in legno ….la ricordo bene perche’ partecipo alle selezioni per la OTC a Porto Santo Stefano …purtroppo non ricordo il nome …ricordo solo che con vento leggero non camminava molto ,era molto simile a ,The Red Lion sempre di Farr…