Vela olimpica: perché tutto rimanga com’è, tutto deve cambiare
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Le Olimpiadi di Parigi 2024 hanno portato alla vela italiana il miglior risultato di sempre, due medaglie d’oro che rispecchiano ognuna a suo modo il successo di un sistema che la Federazione ha saputo costruire nel tempo. Nel windsurf femminile siamo al vertice da trent’anni e tre generazioni di atlete, mentre il catamarano misto ha visto l’Italia protagonista dal suo esordio, e lo è stato con tre equipaggi diversi negli ultimi due quadrienni. Onore a Marta, Ruggero e Caterina, insieme ai loro tecnici e compagni di squadra per portare avanti una cultura dell’eccellenza che va oltre ai singoli e rimarrà nel tempo.
Queste Olimpiadi ci hanno anche mostrato il lato più complesso del nostro sport: lo scarso intrattenimento televisivo, la sua difficoltà di comprensione, sono elementi che mettono a rischio l’esistenza stessa della vela ai Giochi, o il suo numero di classi. Nel giorno glorioso della Medal dei Nacra 17 a livello personale ho provato una grande gioia per Caterina e Ruggero, allo stesso tempo una forte frustrazione per lo sport della vela per aver perso una occasione irripetibile di mostrare in diretta nazionale delle regate fantastiche con le barche in volo.
La ricerca di spettacolarizzazione dello sport parte del CIO sta diventando sempre più pressante, ma è altresì vero che gli investimenti fatti da SailGP e America’s Cup ci hanno abituati a vedere regate e formati più interessanti e non per questo senza che il team più forte ne esca vincitore. Cercando di isolare i diversi elementi di questa analisi, penso che si possa parlare della scelta della location, del commento televisivo e del format delle regate per trovare degli spunti di miglioramento.
La location e il meteo
Siamo tutti consapevoli come il nostro sport sia dipendente dalla natura e questo va contro la regola di qualunque diretta televisiva; e le regate con l’alta pressione di agosto sono una incognita ovunque in Europa. Sappiamo però anche quanti luoghi più ventosi esistano in Francia, a partire dalla vicina Hyeres fino alle lunghe coste di Normandia, Bretagna e del golfo di Guascogna.
I francesi avevano già provato una candidatura per i Giochi del 2012 poi assegnati a Londra e allora il luogo designato per la vela era La Rochelle; ma per il 2024 Marsiglia ebbe la meglio appunto su Brest, Hyères, La Rochelle, Le Havre e Quiberon (decisione annunciata a settembre 2015). Se leggiamo gli articoli e comunicati stampa dell’epoca, sembra che la decisione sia stata presa in parte per differenziarsi dalla precedente candidatura, in parte per la bellezza della città che sarebbe stata sfondo delle riprese, per i trasporti, per la capacità di pianificare eventi della città e per lasciare un impatto positivo per lo sport della vela nei luoghi che sarebbero stati interessati dai lavori.
Nessuna menzione a statistiche del vento, temperature, condizioni meteomarine: chiaramente queste decisioni si giocano su altri piani e vengono fatte al momento della candidatura, ma per il nostro sport rappresenta un elemento cruciale. In queste settimane, stando a windfinder, il vento a Long Beach non ha superato gli 8 nodi. Non ci resta che incrociare le dita per il 2028.
Il commento televisivo
Questo argomento è tra i più sollevati da appassionati ed atleti, attraverso le varie nazioni. Per quanto riguarda le dirette sui canali nazionali, l’incertezza dei tempi nella vela scombina qualunque piano (ma torniamo alla scelta sopra del luogo di cui sopra) e rende impossibile pianificare uno spazio che non si sovrapponga con altri eventi. Il canale di Discoveryplus era ottimo, ogni giorno con un campo di regata di diverso in streaming continuo e commento in più lingue. Le regate però non erano comprensibili senza avere di fianco il tracking, la regia non dava un supporto tale da poter capire cosa stesse succedendo.
Il commento però sembra non avere un target di riferimento, se è il pubblico generalista o chi è già a conoscenza dello sport. Non esiste una maniera chiara e condivisa di spiegare il funzionamento dello sport, non vengono raccontati aneddoti sui personaggi rendendoli più “umani”, non si spiegano le relazioni che intercorrono tra loro, il loro passato (nonostante un sito IOC con informazioni dettagliate sugli atleti).
Molto spesso il commento inglese sul campo ha molte più informazioni della regia internazionale, la quale a sua volta presta poca attenzione all’audio originale (la barca giuria è microfonata in partenza, così come lo sono gli atleti che però parlano in diverse lingue). Un esempio: in pochi si sono accorti che nella medal dei Nacra 17 a partire in anticipo sono stati inglesi e finlandesi, e non gli argentini che sono tornati indietro senza che fosse necessario.
Pensando a come facilitare i commentatori nello svolgere il loro lavoro, si potrebbe generare un feed di testo interno con la trascrizione dei dialoghi dal microfono (con l’intelligenza artificiale ormai è possibile capire i dialoghi degli equipaggi nelle diverse lingue) e questo aiuterebbe i commentatori a comprendere e spiegare meglio gli eventi e i sentimenti dei concorrenti. SailGP e la Coppa ormai ci hanno abituato a delle grafiche e una regia sempre più chiara per gli spettatori, e quel formato dovrà diventare uno standard per la comprensione delle regate.
Il formato delle regate
Il tema forse più dibattuto di questi Giochi: mentre otto classi (le “barche a vela”) hanno regatato con il formato inserito a Pechino 2008 della Medal Race (la regata finale a punteggio doppio e non scartabile), le tavole windsurf e kitesurf hanno inserito in questo quadriennio un formato sperimentale, che dalla fase di qualificazione ha portato a regate ad eliminazione: i vincitori delle fasi di qualificazione avevano un vantaggio in partenza ma il risultato poteva essere ribaltato. Il focus, quindi, è stato dato sulle prove conclusive rendendo anche più comprensibile per lo spettatore chi fosse il vincitore ma allo stesso tempo vanificando parte degli sforzi nelle fasi iniziali.
Questo formato ha generato molti dibattiti, partendo dalla finale di Marta Maggetti dove Emma Wilson ha chiuso con il bronzo nonostante avesse chiuso le qualificazioni con 30 punti di vantaggio sulla seconda e 51 su Marta; punteggi che avrebbero garantito il successo senza discussione in tutte le altre classi. Non diversa la storia di Valentin Bontus, che aveva 27 punti di svantaggio da Toni Vodisek al termine delle regate di flotta e ha vinto l’oro dopo un recupero formidabile nelle fasi finali.
A livello televisivo queste finali sono state entusiasmanti tenendoci incollati agli schermi fino alla fine: nell’IQ Foil molto chiare da comprendere (l’ordine di arrivo della finale ha decretato le medaglie), nei kite il formato era più complesso da spiegare senza l’aiuto di una grafica. D’altra parte, rimane sempre molto difficile comprendere per qualcuno che non conosce la vela come una persona che arriva ultima in medal race festeggi a braccia alzate la vittoria di una medaglia: a parte il 49er maschile e femminile dove in otto equipaggi si potevano giocare il podio, spesso la contesa era tra pochi equipaggi.
Personalmente credo che World Sailing debba fare una grande riflessione sul valore di questi formati: è necessario un cambio di paradigma difficile da accettare da parte degli atleti perché mina le fondamenta del nostro sport (chi fa meno punti nel corso della regata vince), ma allo stesso tempo questi formati garantiscono, in maniera diversa, un vantaggio per chi ha prevalso nelle fasi di qualificazione (talvolta anche molto grande, Flavia Tartaglini con il formato IQ foil avrebbe vinto una medaglia a Rio). Quello che cambia totalmente è l’approccio mentale alla regata: non serve dominare in qualifica, ma è fondamentale essere performanti nel giorno della finale. Caratteristica richiesta in moltissimi altri sport, dove un atleta può fare il record del mondo in qualifica e non vincere la medaglia d’oro.
Ricapitolando: località, commento e formato sono tre elementi sui quali come collettività velica, Federazioni e World Sailing dovremmo riflettere per far diventare il nostro sport più comprensibile e comunicabile, rendendo onore ai valori in campo, agli sforzi degli atleti e allo spirito Olimpico.
Lamberto Cesari
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