In barca con il velista jazzista Paolo Paliaga

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“No, no ascolta bene! Fai attenzione! Questa è la terzina: i toc, i 3 toc debbono essere equidistanti l’uno dall’altro sennò è un’altra cosa”, così riprovo a battermi sulle cosce, seduto sulle panche di teak lise consunte dal sole e dal salmastro. La figura ritmica che Paolo (fior fiore di musicista e compositore) cerca vanamente di ficcarmi in testa si perde portata via dal vento e spazzata via dalla mia somaraggine di (pseudo)musicista.

Paolo Paliaga, qui ritratto sul lago Maggiore, è velista e musicista jazz.
Paolo Paliaga, qui ritratto sul lago Maggiore, è velista e musicista jazz.

Luogo e situazione inusuali: non stiamo né in una scuola di musica né tantomeno in un conservatorio ma stipati, sebbene contenti, nel minuscolo pozzetto di una vetusta Signora del Mare, un’Alpa 9.50 di mezzo secolo fa!

Incrocio per la prima volta Paolo ad un oggi defunto tempio della musica meneghino, “Le Scimmie” quando rimasi folgorato dal suo Trio: l’Alboran Trio, nomen omen, corto-circuito tra la passione della vela e quella della musica del suo leader, Paolo Paliaga. Chi mai prima aveva dedicato al gagliardo mare di Alboran una formazione musicale? La domanda è retorica: Alboran Trio è Mediterraneo in tutte le sue forme, in tutte le sue essenze, trasuda acqua marina da ogni poro della sua pelle. L’ultimo loro CD si chiama Islands ed ha venduto a furor di popolo in Giappone; pezzi loro sono titolati Meltemi, Near Gale ecc.

Paolo l’ho reincrociato in questo trasferimento fuori stagione, all’albeggiare di questa bizzosa primavera, vissuto tra una Stintino pressoché deserta ed una meta finale, Oristano, ove lo attende un equipaggio per il team-building a cui lui si dedica da tempo, colla sua barca. L’empatia di Paolo unita ad una vena marina fuori dal comune trascinerà l’equipaggio in una scarrozzata velica di cui si rammenteranno felici per parecchio tempo.

L’Alpa fende il meteo in maniera insospettabile e maciniamo miglia su miglia quasi senza che ce ne accorgiamo: la timonerebbe anche un bambino quanto è stabile di rotta. Siamo usciti da poco dall’imbuto del passaggio dei Fornelli, zona la Pelosa, solitari navigatori quando ad agosto qui c’è più gente che al Madison Square Garden e mi sottopongo di nuovo alla lezione musicale ma privo di speranze di migliorare.

Oggi all’affacciarsi dell’estate Paolo usa bordeggiare tra l’Isola Borromeo e le sponde amene del Lago Maggiore, un po’ per team-building un po’ per far assaporare la magia di un buon ballon di vino una volta dato fonda ad altri felici partecipanti che formano una buona e sana mini-ciurma del momento. L’isola Borromeo a proposito di Barche Classiche non può non farci rammentare che l’omonimo armatore detto gran lustro alla vela italiana d’altura armando quel velocissimo progetto di Peterson Almagores!

Difficile questione: meglio il jazz di Paolo o la vela di Paolo? Non scegliete: prendete tutti e due ed imbarcatevi qui: Experiencelagomaggiore.it

Danilo Fabbroni

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