Navigare sotto costa: come si comporta il vento? (Episodio 1)
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Quando si naviga sotto costa, bisogna sempre fare i conti con il vento, le correnti, le maree (se sensibili) e le condizioni del mare che spesso sono direttamente legate al profilo della costa e alle sue caratteristiche topografiche. In questo articolo parleremo di cosa aspettarsi passando vicino alla costa (alta o bassa), a breve nel prossimo affronteremo il tema delle isole e degli estuari dei fiumi.
Coste basse
Litorali bassi e sabbiosi, scogliere ripide, estuari profondi o isole e isolotti creano condizioni di navigazione diverse, vento e correnti cambiano in modo significativo.
Il vento subisce deviazioni importanti sia che sia sinottico, quindi “di gradiente”, legato alla situazione meteorologica di vaste aree geografiche e alle differenze di pressione, ma anche nel caso di una più semplice brezza termica locale, dal mare o da terra.
Gli attori che agiscono tra le forme solide della terra sono due: mare e vento, due fluidi che entrambi ubbidiscono alla legge fisica scoperta dall’italiano fisico Giovanni Battista Venturi, per cui “La pressione di una corrente fluida aumenta con il diminuire della velocità, e viceversa”. In sintesi, per quello che ci riguarda più da vicino per questo articolo: la velocità del flusso di un fluido aumenta quando è costretto a passare attraverso una strozzatura.
Le coste, quando sono basse e degradanti, hanno evidentemente un effetto limitato sulla forza e sulla direzione del vento, poiché non costituiscono un ostacolo significativo.
Tuttavia si osserva spesso che quando il vento soffia dalla costa verso il mare aperto, viene deviato leggermente verso destra non appena raggiunge il mare, dove l’attrito è minore rispetto alla terraferma e l’effetto Coriolis diventa più sensibile (la forza di Coriolis è una forza causata dalla rotazione terrestre: un corpo in movimento verrà spostato verso destra nell’emisfero boreale e verso sinistra nell’emisfero australe.
La forza di Coriolis è zero all’equatore e aumenta in grandezza verso i poli). In alcuni casi la deviazione arriva fino a 25/30°. Personalmente i luoghi dove mi è capitato di rilevare maggiormente questo effetto è stato navigando in Francia, dalle parti di La Grande Motte e Sète (vicino a Montpellier), e in Italia in Alto e Medio Adriatico.
In regime di brezza, quando queste sono lievi, soprattutto in inverno quando il gradiente termico tende a mitigarsi, il tipico andamento estivo dal largo o da terra (il primo di notte, il secondo di giorno) e perpendicolare alla costa, diventa spesso parallelo a quest’ultima.
Lungo le coste basse se sono presenti delle correnti marine, queste sono più deboli di quelle in cui l’acqua è più profonda, per esempio quando si è difronte a ripide scogliere rocciose. Un pericolo in meno di cui dover tener conto soprattutto quando in acque che fronteggiano riviere basse e lentamente degradanti, tempo piene di bassi fondali, sabbiosi o rocciosi che siano. Un caso a parte è davanti gli estuari dei fiumi, ma ne parleremo in articolo successivo.
Coste alte
Il vento subisce dei cambiamenti consistenti in prossimità della costa quando questa è alta, anche se costituita da rilievi di dimensioni variabili, non solo se è una classica scogliera a strapiombo.
Se la traiettoria del vento è obliqua rispetto all’orientamento della costa, ci sono due possibili scenari.
Quando il vento soffia leggermente verso terra, viene deviato per seguire la linea di costa, aumentando allo stesso tempo la sua forza. Quando il vento soffia leggermente verso il mare, viene anch’esso deviato per seguire la linea di costa, ma questa volta con una diminuzione della forza (e il responsabile è sempre il Signor Venturi, o meglio la sua legge).
Quando invece la traiettoria del vento che arriva dal largo è perpendicolare all’orientamento della costa si assiste spesso al cosiddetto “effetto cuscino”. Il flusso del vento è “bloccato” dal rilievo: una parte della massa d’aria si alza per passarci sopra, mentre a livello del mare si crea una turbolenza. Il vento diventa instabile, ma anche meno forte. Questa zona può estendersi verso il mare per una distanza pari a 10-12 volte l’altezza del rilievo. Qui la situazione durante la navigazione a vela può diventare sicuramente meno divertente in quanto non solo si ha la costa sottovento (sempre più rischioso che averla sopravvento) ma anche perché diminuisce il controllo sulla barca a causa dell’instabilità e del calare di intensità del vento.
All’opposto, quando il vento proviene dalla terraferma, alti rilievi garantiscono una barriera protettiva alla fascia costiera, il vento sarà decisamente meno forte forte ma, anche in questo caso, molto più instabile. Questo riparo del vento può estendersi verso il mare fino a 25 o 30 volte l’altezza del rilievo.
Chi ha mai provato a dare fondo per mettersi all’ancora sottovento ad una scogliera, ha subito scoperto che, oltre a dover filare una quantità senza senso di calumo, ha poi dovuto fare i conti con un vento poco intenso ma altrettanto “matto”, che non tiene costantemente a distanza da terra.
Bisogna poi fare attenzione perché navigando a ridosso di una costa montuosa i cui pendii scendono rapidamente verso il mare, in presenza di vento forte sopravvento ai ridossi, si possono incontrare forti raffiche “di sottovento” che scendono quasi verticali (e chi ha navigato in Egeo con il Meltemi sa bene di cosa stiamo parlando).
Non ci sono solo brutte notizie, ovviamente, per chi naviga sottovento alle coste scoscese: da un lato le batimetriche si susseguono vicinissime sulla carta (in altre parole il fondale è subito ripidissimo), la navigazione è quindi estremamente sicura; inoltre è un luogo dove non potrà mai formarsi fetch (ne parliamo nel prossimo articolo dopo) e quindi si avrà certamente mare calmo.
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