Torna il Phantom, l’icona IOR è ora un banco scuola per giovani talenti
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Phantom, un Cult dello IOR per crescere nuove leve
La vela non è fatta solo di grandi regate, grandi personaggi e barche leggendarie. A volte è fatta anche di belle iniziative, di progetti che sanno andare al cuore della passione, offrendo opportunità e aprendo percorsi. E un’icona del “vecchio” IOR torna a presentarsi proprio sotto queste vesti. Si tratta del Phantom, il C&C 66 progettato da Cuthbertson & Cassian nel 1973, un mito della vela d’altura anni ‘70 che, oggi, torna a splendere in un’iniziativa a dir poco lodevole, “Phantom Believe in Youth”, patrocinata dall’associazione Onlus giovanile “We Believe in Youth” e sponsorizzata da E-Dienergia. Lo storico 20 metri sarà infatti barca scuola per un team composto da giovani velisti emergenti, affiancato da una porzione di equipaggio esperto che li aiuterà a crescere nel mondo della vela tramite un programma di regate notevole, portando così le giovani leve a regatare in ORC e a confrontarsi con una vela altrimenti ben più difficile da approcciare. Per capire meglio questa iniziativa abbiamo parlato con Giorgio Pitter, skipper di Phantom. Ecco la storia dietro il progetto, le sue ambizioni e l’arrivo del Phantom.
Phantom Believe in Youth
L’obiettivo del progetto è principalmente uno, offrire uno strumento di crescita alle nuove generazioni, offrendo loro i mezzi e le competenze per affrontare la vela d’altura e tutto ciò che questa comporta. Lo zoccolo duro dell’equipaggio “anziano” serve come componente “scuola”, mentori d’esperienza capaci di aiutare al meglio nella crescita. Lo scafo, invece, è la piattaforma ideale, una barca non solo emblematica per la vela (leggenda vuole che sia stato il Phantom a ispirare Gardini nel farsi costruire il primo “Moro”), ma anche ottima fonte di insegnamento in termini di “marineria”, con carichi complessi e un’impostazione intelligente. Non è, però, con il Phantom, che tutto nasce. Anzi, con il Phantom si arriva alla fase successiva di un progetto nato già nel 2017.
Quasi tutti ormai conoscono Translated9, lo Swan 65 armato da Marco Trombetti per la Ocean Globe Race. Meno, invece, sanno che, prima di essere Translated, si chiamasse “Force 9 of London”, barca su cui proprio questo progetto ha assunto le sue prime forme. Phantom, ci racconta Pitter, è la continuazione di quell’esperienza, allora impostata sempre a tono, coinvolgendo i giovani, ma in maniera meno fondamentale. Con Phantom, invece, si sfonda un nuovo orizzonte, mettendo questi al centro del focus e portandoli in regata nei ruoli più attivi, assistiti e/o in assistenza a professionisti esperti.
Basato nell’alto Adriatico, nel triestino, dove parteciperà alle prime esperienze di regata, il Phantom sarà forte di 12 persone, ognuna con un suo ruolo abbastanza specifico. Un ottimo esempio lo offre “il pozzetto” che vedrà così Franco Ferluga al ruolo di timoniere e tattico, assistito da due figure emergenti del panorama 420, Anastasia Mutti, al timone con Ferluga, e Lorenzo Centuori, nel ruolo di aiuto tattico. Una situazione che ben spiega l’iniziativa, offrendo a diversi giovani talenti sia i mezzi, sia le esperienze per poter crescere e imparare, affiancati da figure più che esperte nei ruoli di riferimento. A questo si aggiungano poi i circuiti regata che Phantom svolgerà in ORC, contesto completamente differente in confronto alle monotipie delle “classi giovanili”, offrendo così una finestra privilegiata sul mondo della competizione d’altura, dove il team certamente non andrà esclusivamente per partecipare…
La rinascita del Phantom
Ora, però, guardiamo anche al Phantom, una leggenda dello IOR anni ‘70 e, fortunatamente, un’altra icona della vela che torna a nuova vita. Progettato dal duo canadese Couberthson & Cassian nel 1973, con 20.15 metri di lunghezza, 4.85 di baglio massimo e 3.30 di pescaggio, Phantom venne costruito con l’innovativa tecnica a doppio sandwich di balsa, vetroresina e kevlar (quest’ultimo materiale innovativo per l’epoca). Venne concepito in seguito alla fortunata serie dei C&C61 (Grampus – Helisara – Rainbow), già scafi famosi in quel periodo, ma con un twist. Da buon one-off, fu figlio di diverse sperimentazioni e intuizioni brillanti, rivelandosi presto un progetto eccellente. Infatti, gli architetti canadesi disegnarono qui uno scafo particolarmente equilibrato sia in termini di linee che di distribuzione dei pesi e, soprattutto, cercarono soluzioni nuove, come il pozzetto, avanzato, ampio e forte di doppia timoneria a ruota. La coperta poi, pulitissima, rappresenta al meglio lo standard di un flush deck anni ‘70, lasciando ampio spazio libero a poppa, zona, ora, dedicata a eventuali ospiti e passeggeri.
L’entrata del Phantom nel progetto nasce, invece, solo di recente, ad Aprile di quest’anno, quando la barca viene trasferita dal Tirreno all’alto Adriatico. Subito, una prima serie di lavori: carena nuova, passamare, sanitari, chiglia, scotte e drizze e “ferramenta” nuove. Poi, ovviamente, perizia dei punti critici e check completi. Ora inizia la stagione vera e propria, dove la barca e l’equipaggio avranno modo di cimentarsi nelle prime esperienze di circuito dando il via ad un’iniziativa che, non solo offre tanto ai giovani, ma ancora una volta sottolinea come una barca non sia mai, necessariamente, vecchia, e comee, anzi, cambiando prospettiva, possa invece rivelarsi forse ancora più preziosa in un nuovo ruolo. In questo caso, offrire opportunità uniche alle nuove leve della vela.
Se volete seguire l’evoluzione del progetto, trovate la pagina instagram dell’equipaggio a @phantomsailingcrew
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1 commento su “Torna il Phantom, l’icona IOR è ora un banco scuola per giovani talenti”
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