“Mi hanno ‘sequestrato’ la barca in Grecia. E non so perché”
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Il loro Hunter 41 DS che batte bandiera polacca si arena in un banco di sabbia ad Agios Sostis (sulla costa meridionale dell’isola di Zante, in Grecia). Vengono assistiti ma la Guardia Costiera greca trattiene i documenti della barca non rilasciando loro alcun verbale, costringendoli a permanere a bordo nella rada dove i soccorsi li hanno portati, sino a quando non produrranno un fantomatico certificato di navigabilità rilasciato dalle autorità polacche.
Vacanza rovinata per quattro italiani travolti dalla burocrazia e dalle istituzioni. Ecco cosa è successo nella lettera dell’armatore della barca, Tommaso Di Caccamo.
Travolti dalla burocrazia in Grecia in un azzurro mare di luglio
Buongiorno mi chiamo Tommaso Di Caccamo, per gli amici Massimo. Voglio raccontarvi questa storia che non è proprio storia, in quanto la sto vivendo ancora in questo momento che vi sto scrivendo insieme al mio compagno di viaggio Piero C.. Siamo entrambi soci della Società Canottieri di Palermo ed abbiamo deciso di intraprendere un viaggio in Grecia a bordo della mia Fujiko un Hunter 41 DS.
Partiti da Palermo il 9 luglio scorso, abbiamo toccato le sponde greche circa 4 giorni dopo. Insieme a noi, alla partenza, si è unita la moglie di Piero, Lina B. Abbiamo girato porti e calette meravigliose per poi recarci a Zante per recuperare mia moglie, Sabina P. che è arrivata in aereo da Palermo per rimanere con noi per 3 giorni.
Vista la breve durata del soggiorno di mia moglie abbiamo deciso di fare il periplo dell’isola di Zante partendo da Agios Nicolaus, un porticciolo a nord est di Zante da dove, una volta ormeggiata la barca, ho noleggiato un’auto per andare a prendere mia moglie all’aeroporto.
Siamo rimasti 3 giorni in quest’ultimo porticciolo che consiglio in quanto oltre a trovare la disponibilità del grande Dimitri c’è anche acqua e corrente elettrica tutto gratis (ma devi pranzare o cenare nella sua taverna). Mi sto dilungando in quanto l’intenzione è quella di fare un report della mia esperienza greca per condividerla con altri diportisti nel bene e nel male.
Ma adesso passiamo al male. Partiti finalmente con equipaggio al completo abbiamo deciso di andare a vedere il paradiso delle tartarughe presso il parco marino di Laganas. Non capisco come queste povere tartarughe possano vivere adesso qui un via vai continuo di motoscafi lanciati a tutta velocità carichi di turisti, mistero.
Arrivati decidiamo di gettare ancora di fronte una spiaggetta fuori dalla zona del parco marino con un fondale molto basso ma non mi preoccupo la mia barca pesca 1.55 mt.. Qualche ora dopo decidiamo di spostarci per la notte presso Agios Sostis a circa 500 metri da dove ci trovavamo in quel momento. Non so cosa accade il cartografico non segnala la posizione ci distraiamo e ci ritroviamo arenati in un banco di sabbia e posidonia. Qualsiasi manovra per disincagliarsi è stata vana forse per la forma del bulbo con le ali chissà, insomma per farla breve chiamo il 112 per chiedere aiuto.
Mi trasferiscono la chiamata alla guardia costiera i quali mi inviano un tizio del luogo con una chiatta per portare in giro i turisti a vedere le tartarughe. Devo dire che malgrado l’aspetto ed il mezzo è stato abbastanza professionale ed è riuscito a disincagliare la barca. Finita l’operazione il tizio che poi scopriremo chiamarsi Tasos ci dice di calare ancora presso la rada antistante Agios Sostis perché un poliziotto della guardia costiera mi attendeva per alcune pratiche.
Dopo i convenevoli di rito in un inglese grecalico mi accompagna presso l’ufficio della guardia costiera di Zakynthos. Anche qui dopo i convenevoli sempre con un inglese grecalico mi trattengono i documenti della barca e mi fanno capire che dovrò permanere ove la barca è attualmente ormeggiata, cioè in rada, sino a quando non produco un certificato di navigabilità rilasciato dalle autorità polacche, ebbene si avevo dimenticato di dirlo prima la mia imbarcazione batte bandiera polacca.
Detto ciò, gentilmente mi hanno riaccompagnato presso la spiaggia ove è ormeggiata la mia barca. Non mi hanno rilasciato alcun verbale, non mi hanno fatto firmare nulla, si sono solo trattenuti i documenti e ci hanno lasciato in balia degli eventi (sembra un ritornello di una canzone).
Bene a questo punto nonostante io sia in mare… non so che pesci pigliare. C’è chi dice scappa, chi dice chiama la Farnesina, chi dice che non occorre nulla perché la licenza polacca non prevede certificato di navigabilità sotto i 15 metri di lunghezza, c’è chi dice contatta l’ambasciata polacca.
Cerchiamo di rivolgerci ad esperti del settore quali l’agenzia che ha rilasciato la licenza di navigazione attraverso contatti in Polonia, avvocati, e con i periti dell’ente certificatore Enave. Considerando che tutto ciò è iniziato in un sabato pomeriggio caldo ed assolato di luglio era comprensibile che si o ad ieri non avremmo risolto nulla.
Scarsi di acqua in barca decidiamo che le nostre mogli, Sabina e Lina, ritornino a Palermo con il primo volo utile quindi il giorno dopo domenica le accompagniamo al taxi per l’aeroporto con il cuore piccolo piccolo, ci scappa qualche lacrima per l’abbandono e l’angoscia della situazione.
Oggi è martedì attendiamo con ansia risposte da un perito e dalla ambasciata polacca ed anche dall’ambasciata italiana alla quale mi sono rivolto affinché possano intercedere presso le autorità locali per darci la possibilità di spostarci in un porto sicuro dal punto di vista nautico e per darci la possibilità di fare acqua ed avere la luce in quanto adesso la situazione sta diventando critica dal punto di vista igienico e mentale.
Questa mia lettera “a caldo” è per mettere al corrente coloro che hanno la bandiera polacca, ma non per la bandiera in sé stessa, ma per poter rendere i regolamenti più fluidi senza che tutta questa burocrazia ti uccida. Noi siamo ancora qui bloccati.
Tommaso Di Caccamo
EDIT – Ieri, ci scrive Di Caccamo, “sono riuscito a risolvere il problema dopo l’intervento di un perito nominato da me ed autorizzato dell’ambasciata Polacca ad Atene. Insomma la burocrazia brutta gatta a pelare ma siamo stati più in gamba è l’abbiamo pelata”.
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33 commenti su ““Mi hanno ‘sequestrato’ la barca in Grecia. E non so perché””
Mi meraviglio come mai non sei andato dalla polizia turistica a protestare e chiedere che ti riaccompagnassero e farti rilasciare una ricevuta per il trattenimento documenti.Tutto ciò previo filmato nascosto dell’ accaduto
Poi perché non una copia dei documenti?
Scusa ma tu sei polacco?
Perché la barca ha la bandiera polacca?
Se è un trucco per non pagare le tasse hanno fatto bene a non renderti i documenti
Certo che siete dei veri idioti, la bandiera polacca non è per evadere …ma che paese di invidiosi madonna mia !
Invece perché non dici ma che paese di furbi???
I commenti di Andrea e Carlo sono veramento delkazzo! Due frevajoli invidiosi di stopiffero
E’ successo anche a me con bandiera francese (e’ francese proprietario)
In caso di incidente a mare, la polizia trattiene i documenti fino a quando qualcuno dello stato di bandiera non dichiara che la barca può riprendere a navigare.
A pensarci bene è antipatico, ma corretto: chi decide che la barca è in condizioni di ripartire?
La procedura è la stessa in tutti i paesi del
mondo, con bandier greca in Grecia o francese in Francia, la polizia richiede una perizia locale. In fondo ci sono responsabilità etc.
A Fantini
Finalmente una risposta sensata, è una prassi antipatica ma corretta, se l’incidente avesse causato un danno che si manifesta durante una navigazione impegnativa chi si assume la responsabilità .
Prima di scrivere, un bel respiro profondo non guasta.
Se una barca il cui armatore è italiano, vive in Italia, ha la moglie italiana ecc. può tranquillamente iscrivere la propria barca nel registro navale di un paese dell’Unione Europea rispettando ovviamente le norme di quel paese. Particolare non di poco conto, la barca (nome, fattura d’acquisto o valore) DEVONO PER LEGGE essere dichiarati nel quadro W (dichiarazione dei redditi). Il
suo commercialista glielo può confermare. Temo lei sia rimasto un po’ indietro con gli “aggiornamenti” : non c’è più il redditometro perché considerato un sistema di calcolo inaffidabile (ci sono sistemi ben più raffinati quindi l’ immatricolazione della barca in un paese EU non è certo per evadere le tasse ma solo per non subire le angherie di quello che considero un classico carrozzone di Stato che si chiama RINA.
Poi, ma questa è una mia personale opinione, non immatricolerei una barca da diporto nel registro navale polacco ma, ripeto, è solo una mia opinione/convinzione.
Cordialmente.
Alberto Benvenuti
Venezia
CRIMINALE COMUNISTA ! A COSA SERVE LA EU SE NON RISPETTATE LE REGOLE DI UN PAESE EU NE DIRITTI SACRI INVIOLABILI LE LIBERTA DEI CITTADINI VOI COMUNISTI BASTARDI NON MERITATE DI VIVERE PERCHE NON FUGGITE A CUBA BASTARDI VOI E IL FISC
Se fossi nella Farnesina ti direi di rivolgerti al ministero degli esteri polacco. Se hai fatto la bandiera polacca per aggirare la burocrazia italiana e pagare meno tasse e assicurazione te ne devi assumere le responsabilità nel bene o nel male.
Il problema non è la bandiera Polacca ma che ci hanno lasciato in mare per 4 giorni in rada all’ancora senza acqua e corrente. Potevano essere anche di più i giorni se non avessimo avuto la fortuna di trovare la strada corretta per uscirne fuori. Per notizia sarebbe successa la medesima situazione con bandiera italiana.
A prescindere dalla bandiera, ma come si fa ad incagliarsi con una barca che pesca 1 metro e mezzo, anche se il plotter in quel momento non andava bastava guardare fuori bordo per rendersi conto che l’acqua era molto bassa.
Caro mio succede purtroppo. Mai dire mai può accadere a chiunque
Conosco bene quella zona ci sono stato per errore ho navigato con mio gommone che batte bandiera Italiana in Una zona protetta per le tartarughe la guardia costiera mi ha fermato e mi ha solo avvisato molto gentilmente che stavo navigando in zona protetta e avvisandomi che la seconda volta mi avrebbero fatto una multa. Questa e la mia esperienza con la guardia costiera Greca
State tranquilli e rilassatevi qualche giorno in più di vacanza tecnica amministrativa ,fa benino) senza mogli dovrebbe far meglio. Fate dalla Grecia tramite una agenzia marittima, che vi consiglierà la stessa Guardia Costiera Greca, il cambio di bandiera da Polacca a quella Greca x tornare in Italia. Dopo regolatevi quale bandiera scegliere.
Io penso che se uno è italiano deve avere la targa italiana lo stesso discorso vale per le auto con targhe polacche da cui siamo invasi, pure perché se accade un sinistro chissà come va a finire
Marco ma se tu navigassi e conoscessi lle stringenti regolamentazione del settore, non parleresti con questa prosopopea.
La situazione in italia è veramente drammatica con leggi ottuse, che spesso sono ignorate dalle stesse autorità del settore.
Io personalmente ho la bandiera italiana, ma ogni giorno maledico la nostra burocrazia
Lo spirito dell’articolo, a parte le sterili polemiche dei soliti leoni da tastiera, voleva essere un portare a conoscenza della gente di mare di quanto accaduto e sulla procedura adottata per risolvere ila questione.. Unico aspetto importante della vicenda, secondo me, è il fatto che non vi sia stata alcuna verbalizzazione delle autorità intervenute, e che si lasci una imbarcazione che necessita di un controllo tecnico in rada all’ancora in balia degli eventi atmosferici. Il fatto che la barca batte bandiera polacca non vuol dire nulla perché le procedure da adottare, presumo, siano uguali per tutte le bandiere estere.. Alla fine, per completezza di info la procedura che si è seguita fino alla risoluzione del problema è questa:
1un legale è intervenuto presso l’ambasciata polacca in Grecia quest’ultima ha richiesto parere tecnico di un ingegnere navale da noi indicato che ha successivamente autorizzato a fare il sopralluogo sull’imbarcazione rilasciando nota scritta. Alla Cp greca è stata consegnata la perizia, la nota del consolato e sono stati restituiti i documenti.
Buongiorno. Vorrei chiarire e ribadire che ho riportato la mia avventura in Grecia per condividere la mia esperienza e mettere in guardia dalle autorità Greche non per discriminare la bandiera Polacca. Tutto ciò mi sarebbe accaduto con qualsiasi bandiera. Lasciato dalle autorità portuali greche insieme ad altre 3 persone in balia degli elementi in rada all’ancora senza acqua e corrente elettrica negando assolutamente la possibilitàdi recarmi in un porto sicuro. Non rilasciando alcun verbale e pertanto non sapere cosa fare. Anzi forse grazie al veloce intervento delle autorità polacche ed al solerte aiuto di un tecnico abilitato abbiano risolto il tutto in 4 giorni compreso il w.e..
Si uncieru crick e crock. Potevate dirglielo che eravate della zigos.. Ah ah ah
Articolo completamente sbagliato informatevi bene prima di scrivere cavolate e allarmare i diportisti.
Li hanno trattenuti semplicemente perché mancava un documento che dovrebbe essere sempre a bordo e che viene rilasciato dal cantiere e che certifica la navigabilità del natante. Per quelli che commentano sulla bandiera, Consiglio di farsi una vita…
Giustissimo
Buongiorno…sono la moglie di Tommaso…scappata insieme alla mia amica dalla nostra barca , per ovvi motivi…mio marito ha il certificato di idoneità alla navigazione, ma le autorità,pur avendo dichiarato che non si riscontravano danni a persone o cose , hanno deciso di aprire una procedura che in realtà non aveva ragione di essere….a conclusione della quale era necessario produrre un ulteriore certificato.
il problema non è la bandiera ma le autorità incompetenti …capita anche in acque Italiane tranquilla
oltre al previsto Certificato d’Idoneità alla navigazione al quale fai riferimento, spiace constatare che tuo marito (gravemente) sconosceva l’obbligatorietà soprattutto del “Certificato di Sicurezza”, anche per le imbarcazioni da diporto.
Questa certificazione è l’unica a garantire/attestare che un’unità da diporto, iscritta al Registro Imbarcazioni da Diporto (RID), è conforme alle norme tecniche e amministrative di sicurezza previste dalla legislazione nautica nell’Unione Europea.
Al momento di richiedere il disincaglio (per giunta contattando direttamente la CP greca), diviene doverosamente AUTOMATICO da parte loro il sequestro dei documenti dell’imbarcazione. Si sono inventati nulla, quella è semplicemente la procedura standard, prevista dalla normativa in vigore; a seguito del traino per il disincaglio, infatti, quel certificato perde di fatto il suo valore, in quanto l’imbarcazione potrebbe aver ricevuto danni tali (visibili o non) da pregiudicarne la successiva navigazione in sicurezza.
Dal momento del sequestro, la CP (dovunque nell’UE) resta in attesa che l’armatore (dopo aver incaricato un ente/perito autorizzato che verifichi e garantisca che l’imbarcazione sia in grado di navigare IN SICUREZZA) produca un NUOVO certificato di sicurezza. Solo allora la CP è in dovere di riconsegnare i documenti e permettere all’imbarcazione di riprendere la navigazione.
https://www.guardiacostiera.gov.it/servizi-al-cittadino/certificato-di-sicurezza
Io sarei andato via di notte… e tanti saluti…
Comunque, commenti fuori luogo su bandiere e perizia dei naviganti a parte, commenti che proprio non si dovrebbero leggere, dato che a) appartenere alla comunità europea ci da alcuni diritti e che avere una bandiera differente dalla propria nazionalità è consentito e non infrange alcuna legge e, b) è davvero di cattivo gusto giudicare su un incidente altrui, incidente che potrebbe accadere a chiunque; sarebbe utile conoscere un po’ più nel dettaglio la risoluzione del problema. Ovvero: di che documento esattamente si trattava? Sarebbe accaduto con qualunque bandiera: quindi non si tratta di un documento che si deve avere a bordo usualmente? Perché nel caso sarebbe utile capire di cosa si tratta per potersene dotare preventivamente. Possibile che ci siano stati problemi di comprensione di quanto richiesto dovuto alla lingua? Forse si richiedeva una perizia che attestasse che a seguito dell’incaglio l’imbarcazione non avesse subito danni strutturali e fosse navigabile? In tal caso ovviamente non poteva essere a bordo, ma perché non poteva essere rilasciato semplicemente dall’ente di certificazione greco o da un ufficio tecnico localmente riconosciuto (vedi i nostri RINA, ANCCP, Istituto Giordano, ecc)? La procedura di coinvolgimento dell’ambasciata polacca (o di quella di bandiera dell’imbarcazione) è necessario a giudizio di chi scrive, oppure ha semplicemente agevolato la procedura?
Scusate, forse non ho colto io tutti i particolari.
Davide
Buongiorno.
Ieri si è verificato un caso simile a Lefkada.
Barca polacca
Avaria all’invertitore in bonaccia.
Su chiamata alla CP la barca è stata portata in porto da un peschereccio.
In questo caso non sono stati ritirati i documenti ma è stato emessa una ordinanza di fermo barca.
L’armatore ha già contattato l’ambasciata polacca che si è mossa prontamente.
A riparazione eseguita e dopo ispezione del perito autorizzato dall’ambasciata la barca potrà riprendere la navigazione.
Complimenti alle autorità diplomatiche polacche per la rapidità ed efficienza.
Non so come andrebbe con altre bandiere.
Non vedo nulla di strano in quanto esposto.
In presenza di un evento straordinario ( incaglio ) le autorità sequestrano i documenti della barca fino a quando una perizia non dice che la barca e in grado di navigare.
La barca senza documenti non può navigare quindi deve restare ferma oppure si chiede di essere rimorchiati in porto.
Questo articolo e denigratorio nei confronti di tutte le capitanerie e di quella greca in particolare.
Mi stupisco che chi ha scritto questo articolo con tanta enfasi su un giornale dedicato alla vela non conosca i regolamenti nautici.
Esorto l’editore a verificare che chi scrive gli articoli abbia la necessaria conoscenza tecnica.
Non vedo cosa c’è di strano in questa storia le autorità hanno avuto un comportamento esemplare , in presenza di un evento straordinario ( Incaglio ) le autorità sequestrano la licenza di navigazione e la rendono solo quando viene presentata una perizia che dice che l’imbarcazione può riprendere a navigare in piena sicurezza.
Senza licenza l’imbarcazione non può navigare quindi bisogna chiamare un rimorchiatore e farsi rimorchiare in porto ( cosa che non è stata fatta ).
Mi stupisca l’enfasi posta da chi ha scritto questo articolo con intento denigratorio nei confronti della capitaneria Greca , che ha fatto solo il suo dovere.
Mi fa senso che un giornalista che scrive sul giornale della vela non conosca i regolamenti nautici esorto pertanto l’editore a verificare il grado di conoscenza dei propri giornalisti prima di pubblicare articoli a dir poco ” poco edificanti “
Buongiorno porto l’esperienza di un amico armatore. Ci siamo incagliati in un banco di sabbia nell’alto adriatico in territorio italiano con imbarcazione con bandiera italiana dopo aver risolto ha dovuto andare in capitaneria a fare una denuncia di evento straordinario gli hanno ritirato la licenza di navigazione fino a quando non presentava un nuovo certificato rilasciato da un perito che attestava che l’imbarcazione poteva navigare quindi non c’entra nulla la bandiera Polacca anzi in questa disavventura hanno anche impiegato pochi giorni a differenza del mio amico che in italia ha avuto una tempistica molto più lunga. Per coloro che hanno commentato dicendo che la bandiera estera è per evadere le tasse vi posso garantire che non è così perché se possiedi una barca immatricolata in un altro Stato la devi comunque segnalare in un apposito riquadro nella dichiarazione dei redditi.
Matteo Z.
…non sai il perché della tua disavventura (di tipo amministrativo) semplicemente perché sei “IGNORANTE” in materia di navigazione. Ogni imbarcazione da diporto (come lo è la tua) DEVE avere a bordo:
1. licenza di navigazione;
2. attestazione d’idoneità rilasciata da un organismo tecnico;
3. certificato di sicurezza rilasciata da un organismo tecnico, o sua denuncia di smarrimento;
4. carta d’identità e tessera sanitaria intestatario.
Di questi documenti, il certificato di sicurezza (valido sia per le navi che per le imbarcazioni da diporto) è quello che ATTESTA lo stato di NAVIGABILITA’ dell’unità e fa parte, a tutti gli effetti, dei DOCUMENTI DI BORDO.
Una volta chiamato il numero unico di emergenza (112), aver comunicato l’incaglio e, soprattutto, aver RICHIESTO un mezzo per il disincaglio, quel certificato di sicurezza (ammesso che fosse regolarmente tra i documenti di bordo) PERDE VALIDITA’, a prescindere dalla data prescritta del suo termine.
E’ normale che la CP abbia dovuto SEQUESTRARE i documenti, in quanto doveva restare in attesa della necessaria RICERTIFICAZIONE di sicurezza, da parte di un organo/ente competente,
Ma la domanda vera è: quanta ignoranza/inesperienza/supeficialità ci vuole per arrivare ad arenarsi su un fondale di 1 metro e 1/2, con una barca a vela come la tua?
Tanta, senza ombra di dubbio.