Come nasce una super barca? Viaggio nel mondo Mylius

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

Mylius 60 – Frakani 2.
Il Mylius 60 è l’esempio perfetto della filosofia Mylius: partendo da un progetto come “piattaforma” questo è stato declinato in versione cruiser, cruiser-racer o racer puro.

Quando si pensa al made in Italy nel mondo dell’industria viene in mente generalmente qualcosa di bello, di ricercato, degli oggetti dove il design incontra la tradizione. Anche nella nautica questo paradigma legato alla nostra industria ha un grande valore, e i cantieri italiani sono da sempre degli attori importanti sul mercato delle barche. Un cantiere che certamente ha puntato fin dalle sue origini sul made in Italy e sull’artigianalità è Mylius, che oggi a sede a Podenzano (Piacenza) ed è specializzato nella costruzione di yacht a vela semi custom dai 60 piedi in su. Siamo sta-ti a visitare lo stabilimento, dove nascono delle barche che possono essere considerate quasi come dei pezzi unici: ogni Mylius infatti è un po’ diverso dall’altro, per essere cucito su misura delle esigenze del suo armatore.

UNA STORIA DI FAMIGLIA

Valentina Gandini

Mylius oggi non è solo un cantiere, ma anche una grande storia famigliare, quella dei Gandini in particolare. Luciano Gandini e la figlia Valentina sono degli imprenditori, e pro-prio nell’area di Podenzano hanno sede le aziende della fa-miglia, quelle che esistevano già prima di Mylius. L’incontro tra i Gandini e Mylius è stata, come spesso accade in questi casi, una storia legata dalla passione, per il mare e le belle barche. A raccontarcela è stata la stessa Valentina Gandini, con la quale abbiamo ricostruito il cammino del cantiere dal-le origini fino ad oggi.

“Mylius è qualcosa che ci ha dato grandi soddisfazioni in questi anni” ci racconta iniziando la nostra chiacchierata, “adesso sta iniziando a darci anche delle soddisfazioni con la sua crescita, pur con i suoi alti e bassi che abbiamo avuto, ma noi abbiamo più che triplicato il fatturato in due anni e mezzo. Il mercato ci sta dando ragione, nel frattempo stiamo studiando nuovi orizzonti dato che abbiamo un potenziale di crescita alto all’estero, per esempio negli Stati Uniti e a Du-bai che sono un bacino che abbiamo come obiettivo”. Crescita si, ma sempre sostenibile e senza stravolgere la fi-losofia del cantiere: “costruiamo circa 8 barche l’anno, ma adesso la linea delle barche a motore, che sarà un po’ più di serie rispetto a quello custom dei Mylius, farà crescere di molto i numeri dato che ne abbiamo in ordine già più di 10. Sarà un prodotto che ci consentirà di crescere ancora, e fare rima-nere Mylius quello che è, ancora un prodotto custom e artigianale di qualità. Il motore sarà per Mylius il pretaporter, la vela rimarrà la parte sartoriale”. Niente stravolgimenti insomma, ma un’idea chiara e precisa di cosa debba e voglia essere il prodotto Mylius, oggi e in futuro.

Sotto uno degli operai specializzati del cantiere a lavoro sulla prua del Mylius 66 RS in costruzione, impegnato a lavorare nella zona della prua dove viene installata la delfiniera con i suoi rinforzi.

Nella nostra visita a Mylius non ci siamo limitati ad osservare le barche in produzione e come venivano co-struite, anche se questa è stato uno dei focus del nostro tour al quartier generale della famiglia Gandini. Volevamo anche respirare l’aria del cantiere, capire come si lavora, e toccare con mano l’artigianalità dei manufatti che vengono costruiti qui. Abbiamo trovato un team mediamente giovane, dagli uffici tecnici fino agli operai specializzati che lavorano sulle barche. Molto interessante è stato il tour della falegnameria, dove abbiamo potuto constatare come il mobilio Mylius nasca realmente dalle mani degli artigiani che, millime-tro dopo millimetro, ne smussano ogni asperità fino a farli diventare i pezzi pregiati in legno che poi troviamo sui Mylius da crociera. Queste barche a vela infatti non sono solo carbonio, che è comunque il materiale più impiegato per la costruzione dei loro scafi, ma per andare incontro alle esigenze dei croceristi puri vengono lavorate a mano essenze di legni di prima qualità, per rendere le barche confortevoli e calorose.

UNA STORIA PARTITA DA LONTANO

Tutto però è partito da molto più lontano, quando Mylius nella testa di Luciano e Valentina non esisteva neanche. “Noi ci siamo accostati a Mylius come clienti, perché ab-biamo una storia famigliare come armatori: il primo Twin Soul fu un First 40.7, che ci ha fatto avvicinare al mondo delle regate d’altura, poi siamo stati anche armatori Grand Soleil con un bel 40 Race di Pape-rino, ci sono sempre piaciute le barche sportive, c’è stato anche un Wally 77”. “Siamo poi entrati in contatto con questo piccolo cantiere di Gaeta, che produceva delle piccole barche in carbonio, un po’ dei day sailer. Quando hanno fat-to un 48 lo abbiamo preso, ma stava già nascendo in noi una barca con un’idea diversa. Ci siamo seduti in-torno a un tavolo con Alberto Simeone, che era uno dei tre soci titolari di Mylius, e abbiamo concepito un 65 one off, il Twin Soul, è stata la barca con cui abbiamo iniziato a pensare di entrare dentro Mylius. Volevamo però posizionarci in una nicchia dai 60 agli 80 piedi, con uno sviluppo del brand diverso.

Abbiamo deciso, una volta che siamo entrati come quota di maggio-ranza, di spostare il cantiere qui a Piacenza. Il prodotto c’era già come design e performance, la nostra idea era quello di riposizionarlo. Spostare il cantiere nella zona di Piacenza è stata una naturale scelta per portare avanti questo processo”.

CHE BARCHE SONO OGGI I MYLIUS

Mylius 80′ – Twin Soul B

Ma come possono essere definiti i Mylius come barche? Non semplice affibbiare loro un’etichetta precisa: “potremmo definire come dei cruiser racer” racconta Valentina Gandini, “ma sono equipaggiati per il massimo comfort e questo in regata ogni tanto può pelanizzarci, ma più di tutto questo e delle etichette sono degli oggetti di alto artigianato, costruiti con il massimo della tecnologia che offra il mercato, che danno all’armatore la possibili-tà di divertirsi a vela in brillanti veleggiate e, perché no ,confrontarsi anche in regata”.Il mondo della nautica, essendo un mercato considerato più di lusso degli altri, è incline a subire gli “up and down” dell’economia, e anche per Mylius ci sono sta-ti anni magari non semplici, dove la crescita era poca: “Negli anni in cui la crescita era scarsa abbiamo tante volte pensato anche di cambiare il tipo di prodotto, di fare qualcosa di più industriale e di serie, ma alla fine la scelta è rimasta quella di essere fedeli alla filosofia ori-ginale del cantiere: barche quasi completamente custom e realizzate in modo artigianale. Alla fine il tempo ci ha dato ragione e adesso anche nei numeri stiamo raccogliendo i frutti di questa scommessa”.

E il cantiere continuerà a sfornare novità: Il 66 e il 72 sono le ultime, con il 72 che nel 2024 vedrà l’acqua. Arriveranno altre due barche nuove, un nuovo 60 piedi, che come concetto è il fratello minore del 72’, e un ’80 che invece sarà un’evoluzione del 66 RS. A Podenzano abbiamo potuto vedere da vicino, oltre alla falegname-ria dove vengono realizzati gli interni, anche alcuni scafi in costru-zione, abbiamo apprezzato da vicino un Mylius 66 RS, il nuovo Mylius 72 e il 47 a motore, trovando un cantiere che lavorava praticamente a pieno regime. Tre barche possono essere considerate poche per una realtà di grande serie, ma per un cantiere che costru-isce one off e semi custom inizia a essere un impegno già considerevole, ed è contenendo numericamente la produzione, quella a vela soprattutto, che si può riuscire a garantire qualità su stanrdard artigianali di alto livello.

Quali armatori cercano oggi i Mylius? A risponderci è ancora Valentina, che ci spiega: “Il cliente Mylius è stato tanto italiano nei primi anni, adesso lo pos-siamo definire più europeo, con una buona presenza per esempio sul mercato tedesco, armatori che ama-no poi tenere la barca in Mediterraneo. Sono velisti che amano possedere degli oggetti che si lasciano guardare, che non passano inosservati insomma. Poi ci sono quelli che amano più fare le regate e quelli che invece amano solo viaggiare, in ogni caso sono loro a sceglierci perché arrivano da noi perché il nostro marchio ha già lasciato un segno estetico nei loro desideri.

I MODELLI CULT

Tutti i modelli a vela prodotti da Mylius hanno lasciato il segno nella storia del cantiere, ma alcuni di questi hanno un significato particola-re, e vanno considerati come dei capisaldi della produzione. Uno di questi è certamente il Mylius 60, progetto di Alberto Sime-one, il cui disegno ori-ginale risale al 2013 ma è stato riprogettato nel 2017 con la versione FD e declinato anche in una versione da racer puro, la CK con chiglia basculan-te e canard. Il Mylius 60 rappresenta in un certo senso a pieno la filosofia del cantiere, che da una piattaforma di partenza del progetto lo ha evoluto negli anni e declinato in diversi modi, più cruiser in al-cuni scafi e più orientato alla regata in altri.

Il Mylius 60 CK

Il 60 CK Cippa Lippa, un racer puro, e il 60 FD Fra Diavolo, la barca con cui l’armatore Vincenzo Addessi ha fatto il giro del mondo, sintetizzano al meglio il modo in cui il cantiere cuce i propri progetti sulle esigenze degli armatori che li chiedono. La carena è di fatto la stessa, ma le due barche sono radicalmente diverse per appendici, piano velico, concezione degli interni, della coperta e delle manovre. Per questo motivo ogni Mylius è in qualche modo una barca unica ed è questa la forza del cantiere, oltre al fatto che le barche di questo brand abbiano un’este-tica molto riconoscibili che li lascia distinguere facilmente.

E a proposito di barche cult del cantiere non possiamo certo non ci-tare l’ammiraglia, il Mylius 80, Twin Soul. Un nome che rappre-senta appieno la fami-glia Gandini, dato che tutte le barche di Lu-ciano e Valentina sono state chiamate in questo modo.Il Mylius 80 è oggi la barca più in vista del cantiere, capace di switcha-re dai campi di regata offshore o tra le boe alla crociera, l’equilibrio che da sempre Mylius ha ricercato.

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Torna in alto