“Slalom tra le isole greche con un supertrimarano alla Aegean 600”. Il racconto
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Schierato sulla linea di partenza della regata no stop di 605 miglia tra le isole della Grecia c’era anche l’innovativo multiscafo a vela “Rapido 53 XS” (eXtra Space) “Picomole” di Aldo Fumagalli. Nel suo bel resoconto l’altra faccia della regata.
Tra gli italiani in gara nell’ultima edizione della Aegean 600, regata no stop di 605 miglia tra le isole della Grecia, partita lo scorso 7 luglio c’era anche l’innovativo multiscafo a vela “Rapido 53 XS” (eXtra Space) “Picomole” di Aldo Fumagalli, ingegnere italiano ex proprietario del marchio di elettrodomestici Candy che ha chiuso in terza posizione della classe MOCRA.
Come è noto, la competizione è stata funestata da un grave incidente. Una velista che faceva parte dell’equipaggio del Pogo 44 “Heaven” è infatti morta in seguito a una caduta fuoribordo e noi del Giornale della Vela, come tante altre testate e siti web abbiamo raccontato la tragedia. Quello che segue invece è l’altra parte di questa regata che rimane un evento unico al mondo, ricco di emozioni in un mare meraviglioso e impegnativo come sa essere l’Egeo nella stagione estiva.
Ecco allora la regata come è stata vissuta a bordo “Picomole” di Aldo Fumagalli in questo appassionato racconto scritto in condivisione dallo stesso Aldo Fumagalli e un membro del suo equipaggio Ugo Giordano.
Che spettacolo la partenza sotto al Tempio di Poseidone!
Domenica 7 luglio alle 14 precise il comitato di regata, secondo i programmi, ha dato il via ad una delle regate lunghe più belle del mediterraneo. Il percorso si snoda da Nord a Sud slalomando tra le isole dell’Egeo. La partenza, spettacolare, sotto il Tempio di Poseidone che svetta su Capo Sunio, ha visto 5 multiscafi come il nostro sfrecciare sotto i colpi del Meltemi, poi 30 minuti più tardi è partita la flotta di una sessantina di monoscafi.
Ci siamo presentati sulla linea di partenza, leggermente favorevole in boa, in perfetto orario e siamo stati letteralmente scavalcati da uno dei due MOD 70 in corsa, nonostante di bolina noi facessimo più di 10 nodi, il MOD 70 forse ne faceva già 20 e dopo poco lei e il suo equipaggio sono spariti all’orizzonte. Dopo un breve disimpegno al vento e una boa da passerella sotto il capo, ci siamo diretti a Sud per lasciare l’isola di Milos a sinistra, e poi orzando verso sinistra passare all’interno della caldara del vulcano dell’isola di Tiro, meglio conosciuta per il villaggio di Santorini. Un paesaggio spettacolare che noi abbiamo passato nella prima notte di regata. In pratica si gira in senso orario la piccola isola all’interno della baia e poi giù ancora per lasciare le due isole di Kassos e Karpatos a sinistra e dirigerci alla boa di metà percorso rappresentata dalla grande isola di Rodi.
Venti fino a 45 nodi, poi una bonaccia estenuante
Fino a Kassos il Meltemi più o meno intenso ci ha spinto al gran lasco, ma durante il pomeriggio del 8 luglio, subito a Sud di Karpatos siamo stati investiti da un vento catabatico che ha raggiunto punte di 45 nodi, manovre concitate per ridurre la tela che fino a quel momento prevedeva una mano e tutto il genoa grande. La barca era quasi fuori controllo con punte di velocità superiori ai 20 nodi, ma per fortuna il nostro valente equipaggio si è destreggiato bene e tutto è tornato sotto controllo.
Orzando ancora ci siamo diretti verso Rodi e qui il Meltemi, forse schermato dall’isola che è molto alta e grande, ci ha abbandonato: calma assoluta e leggere brezze di direzione variabile l’hanno fatta da padrone in questo tratto di regata. Per superare le 25 miglia a ridosso di Rodi ci abbiamo messo 14 ore e rimesso molta della nostra pazienza. Comunque nel pomeriggio del 9 ne siamo usciti ed è cominciata la nostra risalita. Il percorso è studiato per far impazzire i regatanti. Infatti passato il capo a Est di Rodi comincia lo slalom gigante tra le isole, più o meno di bolina si va verso Ovest e si passa tra due isole e si lascia Kandelusa a destra che è uno scoglio segnato da un faro. A noi è toccato farlo nella notte tra il 9 e il 10 con tanti “stop and go” che hanno messo a dura prova la nostra pazienza. Il vento dominante è dominante proprio nel senso che decide lui quando essere generoso e quando avaro, lasciandoti in balia di onde corte e correnti che spesso ti ricacciano a marcia indietro facendo segnare il segno meno sul VMG.
La notizia della tragedia: fermarsi o continuare?
Dopo questo scoglio col faro, ormai mattina del 10, si passa tra Kos e la costa turca, lasciando Kos a sinistra e dirigendosi poi verso Agatonissi lasciando Patmos e Kalolimnos a sinistra. A questo punto abbiamo avuto notizie tragiche attraverso la chat che riunisce tutti i membri degli equipaggi di tutte le barche. Una barca croata, un Pogo 44, ha perso due uomini in mare ed uno, una donna francese di 40 anni ha perso la vita per essere stata investita da una delle due pale del timone della barca riportando ferite gravi.
Siamo attoniti e ci chiediamo se ha senso continuare o se forse non sia meglio in segno di solidarietà interrompere, ma come tutti gli altri, anzi quasi tutti perché chi per un motivo chi per un altro un buon 30% della flotta si è ritirato, continuiamo, ma con un l’animo non certo sereno.
Da Agatonissi si lascia Mikonos a destra e Delos a sinistra, e poi via verso l’arrivo di nuovo sotto il tempio di Poseidone. In questo tratto abbiamo il tempo di restare altre due volte in balia della corrente e delle onde, guardando il Meltemi che soffia a 20 nodi poche centinaia di metri da noi.
“Picomole” terzo sul podio, ma la vera soddisfazione è la barca
Finalmente entriamo nell’ultimo tratto lasciamo la punta Nord dell’isola di Kea a sinistra e ci dirigiamo all’arrivo posto tra due boe sotto il Tempio di Poseidone. Sono le 13,30 dell’11 luglio, la nostra fatica è finita, gli altri due multiscafi risultano ritirati, quindi siamo terzi su tre arrivati. I due Mod 70 hanno sbriciolato il record della regata mettendoci meno della metà del tempo impiegato da noi, ma non sono barche comparabili. La nostra è sicuramente veloce, ma è soprattutto una comodissima barca da crociera, con due bagni, tre cabine, una grande cucina e un tavolo da pranzo che può comodamente ospitare 8 persone.
Durante la regata ci siamo confrontati con questa nuova barca, con noi stessi e con il Meltemi, a volte avrei voluto essere rimasto a casa, come sempre succede quando il vento manca e davvero non sai che fare per andare avanti. Ma alla fine quando ci ripensi, sai che vorresti essere lì di nuovo la prossima volta. Grazie al nostro magnifico armatore, Aldo Fumagalli, che è molto di più di un armatore, e ai ragazzi dell’equipaggio, Gaetano Mura, Antonio Macina, Diego Moreno il brasiliano, Sami Al Shakili di origini miste (Oman e America) e io, Ugo Giordano, ormai un ragazzo napoletano cresciuto.
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