Dopo il ritiro: Ambrogio Beccaria marinaio come tutti
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Fresco di ritiro dalla Quebec-Saint Malo (la regata di 2897 miglia nell’Atlantico del Nord, dal Canada alla Francia) a causa di una falla sulla sul suo Class 40 AllaGrande Pirelli, Ambrogio Beccaria si è lasciato andare a questa intensa riflessione.
C’è tutto il senso della vela, della “sua” vela, in questi pensieri. C’è tutta l’apprensione per il suo amico (ora rivale) fraterno Alberto Riva, naufragato con Acrobatica, ma soprattutto la presa di coscienza che il naufragio può capitare a chiunque, anche al migliore dei marinai. E non bisogna aver paura di aver paura. In mezzo al mare, la paura può essere una forza. Sono parole importanti, anche perché, scrive Ambrogio, “sennò va a finire che sembro immortale e indistruttibile, e non mi sembra un buon modello, o almeno non voglio essere visto così”.
La lettera aperta di Ambrogio Beccaria
È mattina presto, ci sono 25 nodi, 2 metri di onda. Navighiamo con randa la piena, j1 e j2, 150 metri, 2 metri quadrati di vele. La barca naviga tra 25 e 35 gradi di sbandamento e a 18 nodi di velocità media, con punte a 25.
La vita a bordo è decisamente scomoda. Per qualsiasi cosa che non sia regolare le vele o timonare devi usare una mano sola, l’altra serve per tenerti in equilibrio. Le gambe uguale, sono quasi inutili, vivi inginocchiato per non cadere a ogni onda.
Abbiamo finalmente agganciato la coda di una depressione che ci sta facendo recuperare moltissime miglia sui primi, sarà dura passarli ma questo vento era insperato e tanto vale provarci. Così attacchiamo a tutto gas.
Poi la notizia che mi gela il sangue. Acrobatica è naufragata, non riesco a finire il messaggio perché ho le lacrime che mi offuscano la vista. Riprendo fiato e finisco il messaggio: “sono salvi e sono a bordo del cargo”.
Sono al carteggio e mi prende un’angoscia terribile. Pensavo fosse un gioco, pensavo queste cose rimanessero nei libri, non ero pronto a un naufragio di Alberto Riva e il suo equipaggio, quasi mi sentivo in colpa a non essere naufragato io.
Quante volte sono passato di fianco a un rischio del genere? Forse è finito un mio modo di navigare, arrogante e spensierato. Fino a quel momento mi sono sentito sempre immortale, ma questa cosa mi ha aperto gli occhi. Può succedere a chiunque, anche ai migliori marinai che conosci, perché Albi è il miglior marinaio che conosco. Se dovessi partire per un giro del mondo, una traversata atlantica o dell’oceano del sud sarebbe la prima persona che chiamerei.
Una parte di me ha sempre voluto pensare che non ci fossero questi pericoli, anche per non pesare ancora di più sulle persone che ami a terra. Già partire è difficile, e in più devi ammettere che è pericoloso. È troppo.
L’angoscia non si placa e decido di farmi 2 ore di sonno nella brandina per cercare di calmarmi, Julien e Bastian (Bastian Oger, boat captain, e Julien Villon erano i compagni di barca di Beccaria alla Quebec Saint Malo), ndr capiscono che ho bisogno di un momento per riprendermi.
Non ho dormito, ed effettivamente non credo di essermi ripreso, neanche adesso che sono a terra. Se ripenso al naufragio mi si spezza di nuovo la voce e mi si riempiono gli occhi, anche a terra. È vero stanno bene, e questo è la cosa più importante ma per me navigare non sarà più come prima, non sarà più così leggero.
Passano 24h in cui faccio fatica a mettere in ordine i pensieri. Julien mi sveglia dicendo che c’è acqua a prua. Mi vesto, mi metto gli stivali ma sono stranamente tranquillo. A prua trovo una crepa nel crash box e dentro ormai ci sono 200 litri. Quella crepa una volta mi avrebbe rivoltato lo stomaco, dopo tutte le fatiche e le energie che abbiamo messo per cercare di vincere questa regata… com’è ingiusta questa crepa! Mi sono ritirato solo una volta da una regata, era in solitario, la Pornichet Select del 2019.
Trecento miglia e il pilota automatico mi abbandona, rientro in porto disperato con questo sentimento di ingiustizia dentro di me.
Questa volta invece questa crepa è quasi liberatoria. Finire una regata in cui Albi e il suo equipaggio sono naufragati mi sembrava ingiusto, così anche noi siamo obbligati a fermarci, per salvare la barca facciamo rotta sulle Azzorre, isola di Faial. Ci eravamo chiesti tante volte come sarebbe stato fare regate uno contro l’altro e alla fine non ci siamo mai riusciti.
Ironia della sorte, a Faial incontriamo l’equipaggio di Acrobatica che è appena sbarcato dal cargo che li ha salvati. L’abbraccio con Tommi, Jean e Albi è la prima cosa che mi dà sollievo dopo 4 giorni.
Hanno dei vestiti comprati ad un mercatino dell’usato a Flores, una mini isola delle Azzorre. I vestiti invernali della Quebec Saint-Malo non vanno bene. Sembrano travestiti, sembra che lo abbiano fatto apposta per stemperare la tensione del naufragio.
Avevo bisogno di scrivere cosa è successo, sempre per lo stesso motivo per cui ci tengo a condividere qui quando vinco, ma anche quando sono preso dalla angoscia e perdo la bussola, sennò va a finire che sembro immortale e indistruttibile, e non mi sembra un buon modello, o almeno non voglio essere visto così.
Ora inizia un capitolo della saga AllaGrande Pirelli che non conosciamo e che non era in programma. Ma forse sono proprio queste rotte difficili che ci fanno tirare fuori il meglio di noi.
Ambrogio Beccaria
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7 commenti su “Dopo il ritiro: Ambrogio Beccaria marinaio come tutti”
BE’ PAROLE SANTE, TRA LA PLETORA DI GIGANTI DEL MARE CHE HANNO SUBITO LA MALASORTE IN MARE BASTI RICORDARE ALAIN COLAS E L’ONNIPOTENTE TABARLY!
Amen…..
Questo “Amen”, con troppi puntini di sospensione, è veramente un commento da frustrato, invidioso e sfigato. Il vero naufrago sei tu.
Queste barche sono fragili e sottoposte a stress eccezionali, si possono rompere. È successo in passato succederà in futuro.
Ottime e giuste considerazioni. Tutto andava forse troppo forte e troppo bene. Immagino lo stupore , incredulità e rabbia di Alberto Riva per quanto successo . Nel mio piccolo è capitato anche a me. E in fondo il destino ha voluto che vi riuniste tutti assieme, atterrando nello stesso punto della terra per metabolizzare tutto quello che vi è accaduto. Gli amici in queste situazioni sono importantissimi. E quest’esperienza vi calerà in un nuova dimensione rendendovi ancora più forti e capaci navigatori, regatanti, agonisti e uomini.
Racconto emozionante, belle parole di un grande marinaio.
Quante parole…