“Vi racconto la mia prima volta in barca (e perché sono già innamorato della vela)”
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La prima volta in barca a vela, come il primo amore, non si scorda mai. Sulla scia dell’entusiasmo dopo il suo “debutto” in acqua a 34 anni ci ha scritto il neovelista Matteo Borghi, per raccontare la sua esperienza in deriva. Leggete per capire come, parole di Matteo, “un solo giorno è bastato per innamorarsi della vela, con sole poche ore di navigazione”. E raccontateci anche voi della vostra prima volta, con un bel commento oppure scrivendoci alla mail speciali@panamaeditore.it.
La prima volta in barca a vela non si scorda mai
Andare in vela per la prima volta è davvero un’emozione unica nel suo genere: essere in balia ma allo stesso tempo in controllo del vento e delle onde, in direzione “non ostinata e non contraria”, seguendo l’istinto, il proprio ma soprattutto quello della natura.
Se poi ci si ritrova ad avere la fortuna, e allo stesso tempo il brivido, di imparare un nuovo sport come questo, sulle sponde ventose dell’alto Lago di Como, soli al timone di un Laser 1, di fatto a bordo di una “saponetta instabile”, l’emozione si può tramutare in adrenalina pura, che rimarrà un ricordo positivo solo se non si prova subito le brezza di una scuffiata, scampata almeno per questa volta!
Mi chiamo Matteo Borghi e lo scorso weekend ho iniziato, insieme a mia moglie Anna e a un gruppo di amici, un corso di Deriva base presso il centro Orza Minore di Dervio. Era da molto tempo che volevamo riprendere uno sport di cui il padre di Anna era molto appassionato in giovinezza e, dopo anni di tentennamenti e rimandi, abbiamo deciso di rompere ogni indugio e cominciare questa bella avventura. Chiaro, non ci aspettiamo di terminare il corso e di ritrovarci a essere degli skipper provetti, lungi dal pensarlo; ma siamo consapevoli che stiamo provando uno sport non per tutti ma allo stesso tempo che può allargare gli orizzonti di chiunque lo provi, sia da passeggeri, come già vissuto in passato, sia da timonieri.
Il corso è capitanato da Andrea, un esperto istruttore di vela che per forza di cose deve avere il piglio deciso per dare le dritte giuste, nei toni che servono, rigorosamente a decibel alti. Le lezioni sono strutturate in 4 giorni, in teoria su due weekend, tempo permettendo. Ma si sa che con il meteo instabile che sta caratterizzando l’estate 2024, sperare di trovare due giorni di sole di fila a queste latitudini è un’impresa quasi impossibile. Così, al termine del sabato, prima giornata intera di corso, una forte pioggia ha imperversato l’ultima parte del pomeriggio, ormai a barche già ormeggiate per fortuna, diventando ben presto una tempesta destinata a durare e che ha impedito il proseguimento del corso nel giorno successivo, rimandato a data da destinarsi anche per le difficili condizioni del lago.
D’altronde, i laghé da queste parti dicono che “el lach l’è baloss” e non c’è da fidarsi quando l’increspatura delle onde sulla sponda opposta cambia repentinamente. In effetti, a differenza delle acque del mare, i venti qui possono essere molto più irregolari, anche a seconda della zona e del ramo in cui ci si trova. I ben noti Breva e Tivano che soffiano da queste parti ormai sono sempre più imprevedibili, specialmente con un meteo così instabile.
Un solo giorno è bastato per innamorarsi della vela, con sole poche ore di navigazione. Rimarrà sempre il ricordo di quella che è solo l’inizio di un’avventura mozzafiato, ricca di emozioni forti, qualche rischio sventato, qualche botta in testa (il boma è davvero basso sul Laser 1) e ovviamente anche tanta fatica. Ammetto infatti che la mattina successiva, ancora stravolto e con un po’ di acido lattico nelle gambe per la posizione accovacciata e sempre in tensione per diverse ore, uno dei primi pensieri che ho avuto è stato il sollievo per il fatto che quella domenica di pioggia sarebbe stata di riposo: forse ci voleva…
Ma dopo appena un paio di giorni già è tornata la voglia di rimettermi alla prova, di rimettermi in acqua, al timone di quella “saponetta”, tanto instabile ma allo stesso tempo una bellissima scusa per ritrovarsi su nuovi lidi, per solcare non solo il lago (o il mare, l’oceano, quello che si vuole), ma anche per andare oltre i propri limiti. La prima volta al timone di una vela è stata davvero un’esperienza indimenticabile. Capiterà di scuffiare, di sbagliare direzione, di farsi un po’ male: ma imparare a trovare l’aria giusta e la propria direzione, seguendo il corso naturale del vento è un po’ una metafora della vita. Alla prossima lezione!
Matteo Borghi
Raccontateci anche voi della vostra prima volta in barca a vela, con un bel commento oppure scrivendoci alla mail speciali@panamaeditore.it.
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