Come una Classic Boat del 1969 ha vinto la grande classica offshore d’America
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Barca vecchia fa buon brodo. Ovvero, in fondo in fondo, forse l’età non conta così tanto, non quando lo scafo è buono e l’equipaggio pure.
O almeno questo è quanto emerge dalla 53esima Newport Bermuda Race, vinta da una signora di 48 piedi del 1969, Carina.
Progettata da McCurdy and Rhodes nel ‘68, varata nel ‘69, vinse qui già nel 1970, per ripetere l’impresa altre 4 volte, nel 1982, 2010, 2012 e, ovviamente, in questa edizione 2024. Numeri che, ufficialmente, con 5 vittorie la rendono lo scafo più vincente nell’intera storia della manifestazione (118 anni…).
Carina, una Classic Boat che impressiona
Non è, però, la prima volta che una classic boat sa lasciare il segno, sverniciando scafi ben più nuovi. Già la durissima Sydney-Hobart del 2016 lo aveva dimostrato, con lo Sparkman & Stephens 34, Quikpoint Azzurro classificato 3 assoluto IRC e vincitore di classe (scopri qui la storia). Stessa cosa rischiò di ottenerla uno Ziggurat 995 (1981) alla Round Eolian Race del 2022 (qui la storia), per portarsi più vicini a casa. Insomma, morale della favola, chi ha mai detto che una Classic Boat non può più regatare?
Carina – quando le classiche regatano
Con tempo corretto equivalente a 2g 15h 12m, Carina è ufficialmente la vincitrice della regata per la quinta volta di fila, la più vincente di sempre, e terza vittoria con l’attuale armatore, Rives Potts. Secondo, dietro di lei, Summer Storm 52, nientemeno che un TP52… Insomma, una Classic Boat che vince. Ma quale è il segreto? Certamente, lo zampino dei compensati vuole sempre il suo, ma, teorie quasi-complottiste a parte, a guardare il palmares di Carina c’è ben altro che salta fuori. Un salto indietro nel tempo, a quando venne varata.
Carina nasce per l’Admiral’s Cup del 1969, anno, peraltro, della prima prima partecipazione italiana. Qui, Carina, segnò un terzo posto alla mitica Fastnet (il cui punteggio valeva triplo), dando un contributo fondamentale alla rimonta della squadra americana, partecipe all’Admiral con lei, Red Rooster (primo al Fastnet) e Palawan. Una rimonta che, tra l’altro, scalzò le tre azzurre dal podio, Mabelle, Levantades e La Meloria, che fino a prima della prova segnavano l’Italia come terza in classifica.
Carina, insomma, è una barca che corre e che conquista podi, da sempre. E la risposta è semplice: è tenuta come merita, benone, ha tutte le attrezzature che le competono (spinnaker e tangoni compresi) ed è un gran bello scafo. Poi la componente umana, un equipaggio che sa il fatto suo e che sa come far camminare la sua barca, come gestire il meteo, i fronti, sfruttando ogni occasione e affrontando gli ostacoli come è giusto che sia. Insomma, carina vince così come vincono tutte le altre barche, nuove o vecchie che siano: perché se uno scafo è valido, usando la testa e dando il massimo, il resto del lavoro lo farà proprio la barca. E palmares e mille altri esempi ce lo possono confermare.
Certamente, su una lunga è più difficile, con i tempi che si dilatano ed il meteo che cambia, ma guardiamo anche ad esempi in costiere. Guardate i risultati di molte zonali. Non manca di vedere scafi anni ‘90 bastonare progetti 20 o 30 anni più giovani, anche in reale. Forse un indice che, alla fine, anche le Classiche possono regatare, e non necessariamente solo per partecipare.
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1 commento su “Come una Classic Boat del 1969 ha vinto la grande classica offshore d’America”
Il Carina è (ed è stata) sicuramente una barca veloce ma, soprattutto, una barca che è stata amata e curata, con tutte le attenzioni del caso, dagli armatori che l’hanno posseduta e gli equipaggi che l’hanno condotta in regata, ovviamente aggiornandola nell’attrezzatura (attualmente ha albero, boma e tangone in carbonio) e nelle vele (come possiamo ben vedere anche dalla foto). Non è, peraltro, la sola…Che dire poi dello Stormvogel che, costruito nel lontano 1961, si è classificato 11° (a fronte di 358 yachts iscritti) alla Fastnet Race del 2023?