Il progettista che vince le regate volando (basso). Umberto Felci racconta come ci riesce
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Il progettista italiano 60enne Umberto Felci in coppia con il giovane talento olimpico del 470 Giacomo Ferrari si è aggiudicato la vittoria nella classe di foiler BirdyFish nelle regate sul lago di Garda. Ecco come è nata questa vittoria (“Ma suvvia, non esagerate con titoloni!”, ci ha detto: Felci, già vicecampione europeo Master di 470, è uno che ama mantenere un basso profilo. Ma ha un curriculum da velista di assoluto livello). Vi raccontiamo anche come si comporta questa nuova deriva volante.
La Foiling Week è un evento che piace sempre di più agli appassionati di barche volanti. L’edizione 2024, che si è svolta dal 24 al 28 giugno a Malcesine sul Lago di Garda, ha registrato un numero record di iscritti: ben 386 velisti provenienti da 47 Paesi. Un segnale importante per uno degli eventi foiling più cool di sempre che mette insieme regate piene di adrenalina, ma anche progetti legati alla vela giovanile.
Sul fronte delle regate nella divisione 8.2 della classe Waszp, il primo posto è andato alla star danese Magnus Overbeck, seguito dallo spagnolo Pablo Astiazaran Pérez Cela e dall’italiano Ettore Botticini, terzo classificato. La norvegese Hedvig Doksrød è stata la migliore velista donna della divisione. Podio tutto italiano invece nella divisione 6.9 WASZP con Francesco Carrieri, Tommaso Geiger e Leonardo Vanelo, seguiti da Rebecca Geiger, quarta assoluta e migliore velista donna. Sebastian Faccioli è stato il vincitore della divisione Waszp 5.8. La classifica finale della classe Switch One Design ha visto l’italiano Stefano Ferrighi in prima posizione, Simon Hiscocks (GBR) in seconda e lo svizzero Fabio Fumagalli in terza.
Felci: “Condurre al massimo il BirdyFish è stato un gioco bellissimo!”
Umberto Felci e Giacomo Ferrari hanno vinto tra i BirdyFish, seguiti da Daniele e Sergio Minoni e dai francesi Pierre Rhimbault e Luis Marie Du Parc in terza posizione. In particolare quella di Umberto Felci, designer nautico (suoi i Dufour di ultima generazione e tante “superbarche” che vedete in crociera e sui campi di regata) e regatante della classe 470, è stata una vittoria a sorpresa e molto apprezzata. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare come è andata e soprattutto le sue impressioni da “tecnico” sul nuovo foiler BirdyFish.
- Umberto, come hai vissuto quest’esperienza e la vittoria a sorpresa?
“La mia partecipazione alla Foiling Week è nata un po’ per caso e in maniera anche goliardica. Avevo visto il BirdyFish allo scorso Salone Nautico di Dussendorf e mi aveva incuriosito questo nuovo foiler da condurre in doppio. Quando ho parlato con l’importatore italiano, Aldo Rinaldi, è stato lui stesso ad invitarmi a fare questa regata e ho colto volentieri l’occasione con l’idea di provare la barca. Ho coinvolto Giacomo Ferrari per l’amicizia che ci lega e perché stiamo collaborando per la sua campagna olimpica in 470. Lui è molto giovane, ma nonostante la differenza di età ci troviamo molto bene insieme. Ci siamo detti andiamo, proviamo e divertiamoci e così è andata. È stato un gioco molto bello”.
- E allora come si conduce questo foiler francese?
“Siamo saliti su una barca completamente nuova e, come di solito avviene con tutte le derive, bisogna prima di tutto capirla, vedere la messa a punto, capire cosa puoi fare per farla andare meglio. I primi giorni dell’evento le condizioni non erano delle migliori, le regate sono state annullate e abbiamo avuto tutto il tempo di provarla, capire come navigarci al meglio. Osservavamo anche gli altri, c’erano equipaggi francesi, uno statunitense, tutti già molto esperti. Loro già volavano come dei matti, mentre noi all’inizio non riuscivamo a raccapezzarci, ma è normale su barche così performanti. Abbiamo avuto però una crescita progressiva e quando c’è stata la regata siamo volati anche noi senza mai scendere giù e abbiamo addirittura vinto”.
- Cosa ti piace del BirdyFish? È vero che è un foiler facile e per tutti?
“Quando l’abbiamo provato il primo giorno sul lago c’era il Peler e parecchia onda, quindi la prima impressione è stata quella di una barca non particolarmente semplice da condurre. Con Giacomo ci siamo detti per portare in giro ‘sta roba qua di vela devi averne macinata tanta. Poi però devo dire che in condizioni meno impegnative, con vento leggero e senza onda, in effetti è una barca semplice, intuitiva, gestibile anche da chi non è particolarmente esperto di foil. Non ha regolazioni complesse, come per esempio l’incidenza dei foil o dei timoni, che si vedono sui Moth e sugli scafi dell’America’s Cup. In generale è un progetto molto bello, secondo me. Mi piace il fatto che il progettista abbia fatto un grande lavoro per semplificare la conduzione di una barca volante come questa. Io ho anche un Wasp, ma non c’è paragone. Il BirdyFish è molto più semplice come approccio”.
- La tua grande esperienza nei 470 è utile anche nelle barche con i foil?
“Sicuramente la mia lunga attività agonistica in 470 è un’ottima base anche per condurre barche come i foiler, così diverse e all’avanguardia. Il 470 sappiamo tutti quanto è impegnativo, tante regolazioni, molto fisico. Chi riesce a navigare su questa storica deriva è generalmente un buon velista. Poi naturalmente ci deve essere la curiosità di salire su barche nuove, veloci, dove conta molto di più l’aeronautica che l’idrodinamica. Ma alla fine in regata lo spirito agonistico, le malizie tecniche, le tattiche, l’esperienza su tutte le imbarcazioni tornano sempre utili”.
- L’attività agonistica che ancora pratichi testimonia la tua grande passione, ma è anche utile alla tua attività di design. Giusto?
“Ho la fortuna di stare bene fisicamente che è la base essenziale per regatare su tutte le derive, classiche e volanti. Ultimamente, sempre insieme a Giacomo, pratico anche il WingFoil e mi diverto molto. In ogni caso navigare, in regata o meno, è molto importante per la mia attività professionale, lo dico sempre anche ai miei studenti. Per me è impensabile progettare una barca a vela senza mai salirci sopra, testarla, collaudarla, senza mai capirla fino in fondo. Alcuni colleghi ci riescono, ognuno ha il suo metodo. Il mio è quello di usarle in prima persona le barche. Lo stesso mondo dei foiler, nonostante l’iniziale diffidenza quando sono usciti, alla fine mi ha incuriosito e devo dire che mi hanno fatto capire tante cose che mi possono tornare utili nel mio lavoro. Bisogna essere trasversali nella vela”.
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