Superyacht Cup di Palma. Chi c’era, chi ha vinto. Lustratevi gli occhi!

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Il 59 metri Maximus, il vincitore in Classe A della Superyacht Cup di Palma de Mallorca 2024.

La crème de la crème delle superbarche in Mediterraneo si è data appuntamento, alla Superyacht Cup di Palma di Mallorca, alle Baleari.


La Superyacht Cup di Palma

Si tratta di un evento esclusivo, su invito, dove ogni anno, dal 1996, convergono alcune delle più belle barche del mondo, di ieri e di oggi. Condizione imprenscindibile per partecipare, le barche devono essere monoscafi di lunghezza superiore ai 24 metri, quindi, lo dice il nome della regata (dallo spirito conviviale), dei veri e propri superyacht.

Quest’anno le 11 barche partecipanti erano divise in Classe A (quelle più grandi), Classe B (le più “piccole”, le virgolette sono d’obbligo) e la categoria riservata agli splendidi J Class. Vi raccontiamo come è andata, chi c’era e chi sono stati i protagonisti, con le splendide foto del nostro inviato Gianfranco Forza.


Il trionfo del “Gladiatore” in Classe A

Partiamo dalla Classe A, dove si sono confrontati Maximus (59 metri progetto Frers, costruzione Vitters), Cervo (39 metri, progetto di Tripp, costruzione Vitters), i 39 metri Vijonara e Atalante (entrambi progetto di Hoek Design, costruzione rispettivamente Pendennis e Claasen).

L’ha spuntata Maximus, dopo un duello senza esclusione di colpi che ha visto il ketch gigante di 59 metri vincere la regata finale – e la classifica generale per un solo secondo su Cervo. Con un primo e un secondo posto ciascuno, il vantaggio di un secondo in tempo compensato ha consegnato la Classe A al superketch il cui nome è ispirato da Massimo Decimo Meridio, il protagonista de Il Gladiatore di Ridley Scott intepretato da Russell Crowe (lo avrete capito guardando il gigantesco gennaker della barca). E a bordo di Maximus (50 persone in totale!) hanno davvero lottato come gladiatori.

Che barca è il Maximus

Che barca è il Maximus? Lungo 59,3 metri e largo 10,27 m (pescaggio di 8,26 m e dislocamento di 395 tonnellate), è stato progettato dallo studio di German Frers ed ha toccato l’acqua nel dicembre scorso.

Si tratta di un vero e proprio lupo travestito da pecora, perché l’obiettivo del cantiere specializzato in megayacht Vitters, su commissione dell’armatore, era quello di realizzare uno dei ketch più perfomanti al mondo.

L’equipaggio del Maximus alla premiazione della Superyacht Cup di Palma

Le linee classiche dello scafo, la coperta in teak e i due maxi pozzetti riparati da comodi “rooftop” nascondono, al di sotto della linea di galleggiamento, doppio timone, chiglia sollevabile e superficie bagnata ottimizzata per le regate. Così come le vele e il piano di coperta, ideati per la vela competitiva. A giudicare dal risultato della Superyacht Cup, missione compiuta!


Il “defender” si difende bene in Classe B

Spostiamoci in Classe B, dove a giocarsela erano Rose (Wally di 24 metri, progetto di Farr), Dark Horse (Swan 80 di Frers, 25 m), Umiko (anch’esso uno Swan 80 di Frers). Il “defender”, vincitore della Superyacht Cup 2023 era Rose, che ha difeso con successo il titolo. Una rara eccezione, perché l’ultima volta che una barca aveva vinto la regata per due anni consecutivi risale al lontano 2002 (allora ci riuscì il 58 metri in alluminio Kokomo).

Che barca è il Rose

Analizziamo adesso il Rose. La barca è l’ex Tango G, costruito in Italia da Wally nel 2006, su progetto di Bruce Farr. Un bellissimo 80 piedi ottimizzato nel 2014 per il mondo delle regate dopo un passato da leisure boat.

Rose è una versione a tre cabine del Wally 80 nata come performance cruiser dagli importanti volumi interni (realizzati in collaborazione con Lazzarini Pickering Design).

Come ogni barca sfornata dal cantiere di Luca Bassani, è improntata all’easy sailing e alla facilità di conduzione in equipaggio ridotto: ci sono solo 4 winch nell’ampio pozzetto, dedicati a drizze, randa, fiocco e gennaker. Lungo 24 metri (e largo 5,96), pesca 4 m e ha un dislocamento di 433,5 tonnellate, con scafo in composito di carbonio pre-impregnato. La superficie velica è di 321 mq.

I vincitori della Classe B, l’equipaggio del Rose

J Class, la storia della vela

Adesso è il momento di riavvolgere il nastro della storia con la terza delle categorie in gara, quella dei J Class. Ovvero le barche simbolo della gentlemen yachting era su cui si corsero ben tre edizioni della Coppa America (dal 1930 al 1937) con la formula di compenso stabilita dalla “Regola Universale” definita dal “mago di Bristol” Nathanael Greene Herreshoff nel 1903.

A Palma ce ne erano tre, uno originale e due di costruzione recente basata sui progetti originali dell’epoca. Tutti bellissimi. Svea (43,61 m, progetto Tore Holm/Hoek Design, cantiere Vitters), Velsheda (39,5 m, Charles Nicholson / Dykstra, cantiere Camper & Nicholson), scafo originale del 1933 restaurato nel 1997 (nel 2008 aveva il più alto albero in fibra di carbonio al mondo), Rainbow (39,89 m, Burgess/Dykstra, Holland Jachtbouw), replica del 2012 del mitico J-Class vincitore della Coppa America del 1934 e demolito nel 1940.

Svea, il J-Class che non c’era

Ha avuto la meglio Svea, con alla tattica il velista olandese Bouwe Bekking (leggenda del giro del mondo a vela, ha partecipato a ben otto edizioni). Si tratta dello scafo più recente della flotta dei J Class, lanciato nel 2017. I suoi slanci sono pazzeschi, come tutti quelli dei J Class. Se la lunghezza fuoritutto della barca è di 43,61 metri (altro record: è il più lungo della flotta), quella al galleggiamento è di “soli” 27,39 m. Il baglio è di 6,63 m, mentre il dislocamento è di 183,1 tonnellate. La superficie velica di bolina è di 955,5 mq, mentre lo spinnaker, da solo, copre 943 metri quadri.

La storia dietro a Svea è particolare. I progetti originali furono disegnati nel 1937 dall’olimpionico svedese e famoso progettista di barche di 6 e 8 metri S.I. Tore Holm insieme al costruttore connazionale Gustav Plym, ma la Seconda Guerra Mondiale mise fine alle speranze di una sfida svedese all’America’s Cup. I progetti rimasero intatti in un cassetto fino a quando non furono scoperti da John Lammerts van Bueren, storico olandese della nautica e appassionato di barche da 8 metri.

Il progettista Andre Hoek e un gruppo di appassionati olandesi, tra cui l’armatore, acquistarono i progetti e, dopo un’attenta analisi e un perfezionamento in linea con la modellazione VPP, furono costruiti lo scafo e la coperta. Ma l’armatore si ritirò. Il progetto è stato acquistato da un armatore americano che, dopo aver navigato su altri quattro J Class, voleva partecipare alla J Class America’s Cup Regatta del 2017 e ai Campionati Mondiali J Class che si sarebbero svolti a Newport nello stesso anno.

Svea, oggi di due appassionati armatori svedese che l’hanno acquistata nel 2022, racchiude potenti linee tradizionali infuse con la più recente tecnologia delle barche da regata. Ha un bordo libero molto basso, un layout di coperta estremamente pulito e un boma notevolmente basso. Un marchio di fabbrica è una ruota molto grande incastonata in una profonda rientranza. Ci sono due grandi pozzetti, divisi da una piccola cuccetta. I winch per la drizza e il trimming dello spinnaker e l’equipaggio lavorano nel pozzetto di prua.

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L’equipaggio del J Class Svea festeggia la vittoria

Queste sono le belle storie delle barche e dei protagonisti della Superyacht Cup di Palma di Maiorca. A questo link le classifiche complete della regata. La prossima edizione è in programma dal 25 al 28 giugno del 2025.

Eugenio Ruocco – foto di Gianfranco Forza

Gallery – Superyacht Cup Palma, le foto

 

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