L’opinione: “Bella la Giraglia. Con i Maxi sarebbe stata ancora meglio”
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Fresco fresco di Loro Piana Giraglia (qui le classifiche della “lunga” IRC, qui la cronaca della regata), il nostro filosofo/velista Marco Cohen*, che ha partecipato (ritirandosi) con il suo Mat 12 Dajenu, appena arrivato in banchina a Genova ha scritto le sue impressioni dell’edizione numero 71 della grande classica d’altura del Mediterraneo (241 miglia da Saint Tropez a Genova, passando per il mitico scoglio della Giraglia che dà il nome alla regata).
Cohen ci racconta cosa gli è piaciuto e cosa no. Di certo non gli è andata giù, come a tanti altri partecipanti, la defezione in massa dei maxi e delle superbarche, non presentatesi sulla linea di partenza della “lunga” in vista di condizioni meteo impegnative. Strano, per barche al top della tecnologia con fior fior di velisti professionisti a bordo. In banchina, a Genova, non si parlava che di questo e del fatto che nessuno riuscirebbe a immaginarsi una classica d’altura (come la Sydney Hobart, la Middle Sea e appunto la Giraglia) senza Maxi, perché queste regate sono l’unica occasione, per le barche “normali”, di confrontarsi con questi bolidi del mare. Fateci sapere se siete d’accordo con lui.
La mia Giraglia
Come recita il detto: morto uno sponsor… se ne fa un altro. Mi presento ai cancelli della nuova (dal 1953, 71 anni di storia… si fa per dire) Loro Piana Giraglia.
Le buone notizie della “nuova” Giraglia
Intanto due buone notizie: cancellata la Sanremo – St. Tropez, dove peraltro l’equipaggio mi ciulava puntualmente i gadget (visto che io andavo in spiaggia) e assegnato un giorno di regate in più. Alla fine, della serie già che sei lì, un sacrificio di un giorno in più, in barca il Sabato e a St. Tropez, lo si fa volentieri.
Approvato anche il cambio di percorso delle regate nel Golfo, con bordi da costiera molto lunghi, ma con un semplice bastone bolina poppa che rendeva le regate un po’ più tecniche e frizzanti negli incroci post boe. In tutto questo, a far da sfondo, condizioni champagne sailing. Per 3 giorni su 4 di regate, vento dai 12 ai 20 nodi, sole e onde fantastiche.
E a proposito di champagne, segnalo con commozione che lo sponsor serviva ai regatanti assetati un Ruinart veramente di classe e inusuale.
Format di accoglienza nuovo e impeccabile, un po’ alla maniera della Copa del Rey, con il race village aperto tutti i giorni dalla mattina alla sera fino alla premiazione. Un bel modo anche per socializzare con tutti gli equipaggi… i più lontani (fantastici) da Argentina e Uruguay.
Mi permetto un solo consiglio: per l’anno prossimo ridateci la festa in spiaggia notturna prima della lunga, basta solo spostare tutto dopo il tramonto. Il buio rende tutto più magico!
Due colpi di fulmine
Ritornando in acqua in queste regate due barche mi hanno particolarmente colpito: Lisa R di Gianni Di Vincenzo, che planava da pazzi ma sempre in grande eleganza. Il Ker 46 è veramente una barca bellissima da vedere e sicuramente da navigare visto quanto si divertivano a bordo!
E poi lei. L’MN 35 Lann Ael 3 di Didier Gaudoux che ha vinto la Giraglia in assoluto. L’abbiamo incrociata e filmata a lungo nel primo lato di bolina della lunga e oltre alle linee arrotondate alla Sam Manuard (MN sta per Manuard e Nivelt, i progettisti della barca, ndr) della prua ci ha colpito la calma olimpica e la rilassatezza con cui l’equipaggio in doppio sembrava affrontare la regata.
Si sono evidentemente riposati nella bolina, meno adatta alle linee di questa barca, e scatenati poi nella discesa in doppia cifra verso la Giraglia. Planando con medie impressionanti, sono arrivati di poco dietro ai grandi. Marinai veri. Rispetto per tutti quelli che affrontano questo genere di regate nella versione doppia, dal Fastnet in giù. È una delle novità più interessanti dell’altura degli ultimi anni.
Quando i Maxi fanno una “figuraccia”
A questo punto mi permetto una piccola polemica, anche se sono un armatore fighetta e coniglio, che dopo due ore di surfate fino a 18 nodi si è ritirato per evitare di affrontare l’arrivo in Giraglia in condizioni molto dure. Ma almeno ci ho provato e peraltro mi sono pure divertito come un pazzo.
Al porto di St. Tropez, per le regate costiere, erano allineate delle meraviglie della vela, alcune tra le barche più belle del mondo: Nilaya, Reichel/Pugh 46… con i metri quadri del pozzetto ci puoi fare un paio di campi da padel; Magic Carpet 3, WallyCento di Lindsay Owen-Jones, classico e elegante come un completo blu di Loro Piana; l’immacolato bianco Galateia, altro WallyCento; V, ancora un WallyCento, mostro pazzesco del mio amato Mark Mills. Ma poi, alla fine, in partenza della Giraglia ti accorgi che su 12 Maxi ne mancano 9. Maxi che non sono partiti e non si sono degnati almeno di presentarsi alla linea di partenza.
Il ritiro è sempre una decisione privata e personale da parte dello skipper che conosce la barca e l’equipaggio, ma… Peraltro per la lunga si sono aggiunte due barche ex regine della Sydney Hobart, il 100 piedi ARCA (ex Skandia), poi ritirato dopo la prima boa nel Golfo di Saint Tropez e Black Jack che ha vinto in reale…
Un conto è FlyingNikka, che a 40 nodi in volo rischia di inabissarsi con le onde di prua, ma queste sono barche che dovrebbero essere la massima espressione dell’altura classica e che hanno il meglio dei professionisti e della tecnologia di bordo. Per intenderci il meraviglioso Samurai del 1962 in legno è partito e pure arrivato.
Come sono arrivate tantissime “piccole”, una, con solo due persone a bordo, ha vinto pure la Giraglia! Non è questo lo spirito della vela che ci piace: secondo me nelle regate devono convivere sempre due anime: quella delle barche anche piccole con budget umani, e quella dei “mostri” che puoi sognare e vedere da vicino in questo tipo di regate prestigiose. Non esiste che non si presentino alla linea di partenza.
Mentre il ritiro, come dicevo è una scelta personale, questa è una totale mancanza di rispetto nei confronti di tutti gli equipaggi normali che sognano di incrociarli in partenza di questa festa della vela. Possono farlo ci mancherebbe, quando sono regate organizzate solo dall’associazione di Classe Maxi, l’IMA. Ma non nella regata d’altura più famosa del Mediterraneo!
Beati gli ultimi
E sempre in onore di comportamenti dallo spirito marinaresco giusto segnalo finalmente l’iniziativa (in stile Sydney Hobart) di festeggiare anche l’ultima barca arrivata (Ziggy) che è stata ricevuta il venerdì mattina dallo Yacht Club Italiano con magnum di champagne e accoglienza trionfale. Assieme alla focaccia e alle trofie che scaldavano i regatanti al loro arrivo a Genova.
Bravi, così si fa: sullo YCI un’unica nota negativa. Visto che sono socio novello, non posso non esimermi di citare la meravigliosa frase di Groucho Marx: “Non vorrei mai far parte di un club che accetti tra i suoi soci uno come me”.
Marco Cohen
*Chi è Marco Cohen
L’autore di questo articolo è il produttore cinematografico e velista Marco Cohen, qui ritratto al timone di una barca piccola (in quel caso un Cape 31, progetto del suo designer “feticcio” Mark Mills).
Armatore di un MAT 12 (progetto, appunto, di Mills) gira il Mediterraneo per regate (perdendole quasi tutte ma divertendosi un sacco). Acuto umorista e filosofo della vela (“Ho riabbracciato la vela a 37 anni dopo l’ennesimo infortunio a calcio, quando ho realizzato che è l’unico sport che si può fare da seduti e con un bicchiere in mano”), i suoi articoli hanno sempre un grande successo. Qui sotto potete leggere alcune sue “perle”:
- Come rallentare una barca da regata. 10 segreti per non vincere
- Fenomenologia (semiseria) del Campionato Invernale
- La sindrome dell’armatore ovvero come essere felici nonostante la barca
- Come partecipare alle regate d’altura sapendo di perdere
- Guida per sognare la Sydney Hobart
- La sindrome del cambio barca
- Barca piccola contro barca grande
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2 commenti su “L’opinione: “Bella la Giraglia. Con i Maxi sarebbe stata ancora meglio””
FANTASTICO !
articolo bellissimo!