Come trasformare i porti in resort sul mare per chi va in barca. Intervista al dg D-Marin Nicolò Caffo
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Gruppo nato nel 2003 e oggi controllato al 100% da CVC Capital Partners, fondo da 186 miliardi di euro di asset che lo ha acquistato nel 2021, D-Marin fattura 150 milioni di euro e ha in portafogli 26 porti turistici, tra Spagna, Grecia, Turchia, Croazia, Montenegro, Croazia, Albania, Malta e Italia.
D-Marin in Italia
In particolare lungo la Penisola al momento D-Marin gestisce Marina Punta Faro a Lignano Sabbiadoro, Marina degli Aregai a Santo Stefano al Mare e Marina di San Lorenzo del gruppo Cozzi Parodi, oltre al Marina di Varazze di Azimut-Benetti, dal quale ha anche avuto la gestione del Marina di Livorno, ancora in via di costruzione.
Ma non si ferma: l’obiettivo per il prossimo futuro è quello di crescere ancora – in Italia e non solo – per ampliare il network e farlo diventare una vera e propria “catena alberghiera di lusso sul mare”. La definizione è del direttore generale in Italia di D-Marin, Nicolò Caffo, che ha raccontato le strategie del gruppo in esclusiva al Giornale della Vela.
“Ampliare la rete e aumentare la qualità del servizio”
“In questo momento stiamo lavorando per ampliare la nostra rete di porti turistici sia lungo la Penisola che in tutto il Mediterraneo. Basti pensare che dal 2021, in soli tre anni, abbiamo più che raddoppiato le strutture. La strategia è quella di proseguire, secondo l’esempio di quanto fatto una cinquantina di anni fa dai grandi gruppi alberghieri mondiale, che hanno acquisito un elevato numero di alberghi e li hanno trasformati in una catena.
Questo nella nautica non esiste ancora. Per l’Italia in particolare posso dire che siamo in trattative ‘ben avviate’ con due marina ma stiamo anche iniziando a parlare con altre dieci realtà. Contiamo insomma a breve medio termine di raddoppiare le marine attuali in Italia, appunto rendendole delle strutture vive e ricche di esperienze: non un parcheggio ma un vero resort dove la gente ha piacere di restare. Vogliamo soprattutto seguire il trend di ospitalità di alta gamma che tanto bene funziona oggi in Italia e ampliarlo alla nautica anche appunto offrendo servizi top”.
Obiettivo “marina premium”
Quindi a quale tipo di target portuale è interessata D-Marin? “Quelli che noi definiamo ‘marina premium’ e che sono in pratica dei porti turistici di buona dimensione, cioè con qualche centinaio di posti barca, e che hanno ancora alcuni anni di concessione ancora davanti, in modo da potervi fare investimenti e ammortizzarli. Investire allora per fornire servizi di un certo livello, diciamo per imbarcazioni di almeno 35 o 40 metri. Per fare un esempio, nei porti che abbiamo già acquisito abbiamo investito circa 10 milioni di euro in tecnologie, dal wi-fi a un sistema di gestione clienti proprio appunto dei grandi gruppi del lusso.
Abbiamo sviluppato sito e app da cui si può scegliere e prenotare l’ormeggio da remoto come si fa per gli hotel e gli aerei. Un servizio importante, in un settore nel quale si chiama col VHF per cercare un ormeggio libero e si fa la coda in ufficio per pagare. E ancora abbiamo sviluppato colonnine intelligenti con un Qr code che si scansiona con lo smartphone per poter attivare, gestire e pagare le utenze. Ogni nostro operatore è poi collegato al nostro sistema per capire le esigenze di un armatore che arriva da un nostro porto e un altro”.
La maggiore criticità per questa strategia? “In Italia il mercato delle marine è storicamente in mano a imprenditori locali che hanno un approccio di gestione buono ma molto scarso in relazione di orientamento al cliente. Il diportista infatti oggi usa la barca anche come seconda casa di lusso e vuole quindi viverla in un vero resort che offre servizi all’altezza. E su questo oggi purtroppo le marine italiane sono ancora indietro.
È un passaggio che deve avvenire con una evoluzione del mercato, proprio quella che vogliamo portare noi creando una rete di porti turistici di alto livello e inseriti in un contesto più grande, di un gruppo che può fare investimenti e quindi crescere in circuito virtuoso. In Italia c’è bisogno tantissimo di questo approccio alla qualità dell’esperienza turistica per aiutare il movimento.
Come accade in un hotel di lusso il marina deve essere un punto centrale dell’esperienza di vacanza, magari offrendo anche location per mangiare e bere bene o ancora servizi di conciergerie su misura. L’opportunità è grandissima e noi la stiamo cavalcando anche per far crescere il settore. Al momento oltretutto c’è ottimo riscontro da parte degli armatori perché appena scopre la comodità dei servizi a gestione interna.
Certo, va fatto un restyling totale dei porti in certi casi: infatti noi interveniamo sulle strutture, con lavori e con la cosiddetta beautification, per rendere gli scali più belli e funzionali. E per farlo servono non solo i capitali, ma anche l’esperienza sul campo che noi come rete europea abbiamo ampia”.
Davide Deponti
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