Il tesoro nascosto dell’Italia ce l’abbiamo noi. È il turismo nautico

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Parlando del turismo nautico e delle possibilità economiche che potrebbe (e dovrebbe) regalare al nostro Paese si è nel corso degli anni spesso utilizzata la definizione di “petrolio dell’Italia”.

Turismo nautico, un vero e proprio “Petrolio”

Un giacimento infinito di petrolio che ci potrebbe trasformare nella Florida d’Europa, sottintendendo che lo Stato americano è la destinazione preferita da una grande parte di vacanzieri statunitensi e in particolare di quelli con maggiore capacità di spesa.

E l’Italia dovrebbe appunto diventata una destinazione privilegiata per un turismo alto spendente, com’è soprattutto quello straniero, anche se non solo ovviamente.

Nel confronto con gli altri 27 paesi dell’Unione Europea – alcuni dei quali sono forti competitor soprattutto in ambito di turismo nautico – l’Italia ha raggiunto la terza posizione per numero di presenze straniere, dietro soltanto a Francia e Spagna, e con pochissimo margine.

A ciò va aggiunto poi che l’Italia è stabilmente nei primi tre posti della classifica dei Paesi più desiderati al mondo, in tante diverse accezioni. Se infatti il made in Italy – fatto da moda, motori e soprattutto cibo – domina il settore del lusso, non bisogna dimenticare che lungo gli oltre 8.000 chilometri di coste italiane si trovano le località di mare più iconiche del Mediterraneo.

Turismo nautico

Cosa dà oggi il turismo nautico?

La nostra stima, fatta incrociando gli indicatori statistici più attendibili (Enit, Istat, Unwto e Confindustria Nautica tra i principali) ci dice che nel 2023 la spesa sul territorio nazionale portata dai turisti nautici (a vela e a motore) raggiunge i 3 miliardi di euro.

Dato che esclude le spese inerenti la barca, come riparazioni, manutenzione, ormeggio e trasporti per raggiungere l’imbarcazione. Se poi invece ai 3 miliardi si aggiungono le spese dirette effettuate durante l’uso della barca per turismo la cifra raddoppia fino a toccare i 6 miliardi di euro per il solo anno turistico 2023.

Una cifra che può parere ragguardevole già ma che va però contestualizzata, rapportandola ad esempio con il giro d’affari dei comparti turistici competitor del nautico.

I turisti nautici spendono di più

Guardando quindi il valore corrispondente ma espresso dai turisti del segmento “plein air” (camper ecc.) si scopre che è molto simile, sempre intorno a 6 miliardi di euro. Ma con una differenza, le presenze: se i turisti nautici sono circa 3 milioni di persone all’anno, quelle del plein air sono quasi il doppio, 5 milioni.

Ecco quindi che si capisce immediatamente come la capacità di spesa turistica di chi va per mare è il doppio: e si quantifica in media infatti in 146 euro al giorno, contro gli 85 euro del plein air. Ne consegue che far crescere il turismo nautico in Italia avrebbe proprio il senso di estrarre quel petrolio nascosto sotto la nostra Penisola.

Ma come? Secondo intanto gli analisti statistici la crescita di questo turismo nei prossimi dieci anni dovrebbe viaggiare a un ritmo di +3,8% all’anno per i prossimi dieci anni, pari a +43% totale che porterebbe la spesa totale da 6 a 8,6 miliardi di euro.

Non male dirà qualcuno, ma in realtà si potrebbe fare molto meglio. Purtroppo oggi in Italia è un misto di “vorrei ma non posso”, grandi difficoltà nelle infrastrutture (basta pensare ai limiti enormi della rete ferroviaria di alta velocità che manca quasi totalmente lungo la dorsale adriatica e nelle isole e ai problemi di capillarità del trasporto aereo), carenza cronica di servizi alle imprese del settore, arretratezza nella digitalizzazione a tutti i livelli.

Turismo nautico, una proposta per crescere

Eppure basterebbe poco per aumentare l’appeal e di conseguenza il giro d’affari con grande gioia non solo degli operatori ma di tutto l’indotto turistico, del quale fanno parte tante voci di spesa, dalla ristorazione allo shopping.

Con un piano nazionale di riforme e miglioramento del mondo legato al turismo nautico si stima infatti che quella crescita del 43% del fatturato in dieci anni potrebbe arrivare facilmente a un +70%, portando il giro d’affari complessivo da 6 (2023) a 10,2 miliardi di euro (2033). Portando così il settore a una crescita annua del 5% e raggiungendo un totale di 28,4 milioni di presenze/giorno in più rispetto al 2023.

Manca una cabina di regia per il turismo nautico

Quello che manca al momento però è una “cabina di regia”: come nella più classica tradizione italiana anche nel turismo nautico ognuno fa per sè: sia che si tratti di istituzioni nazionali, che di regioni (che hanno la delega del turismo dalla Costituzione), che di privati e imprese e associazioni del comparto. Per prima cosa appunto trovare una regia – abbiamo finalmente da qualche anno a questa parte un Ministero del Turismo che potrebbe varare un Piano Strategico anche declinato sul mondo del mare – e poi soprattutto definire una via italiana allo sviluppo del turismo nautico.

Insomma la nostra trivella per raggiungere il nostro famoso petrolio. Partendo allora da quelli che sono gli interventi più urgenti per un ipotetico piano a favore del turismo nautico e quindi in primis da un adeguamento delle strutture dei porti turistici pubblici e delle concessioni a privati di banchine/pontili galleggianti.

A seguire sarebbe altrettanto importante lavorare a un’agevolazione dello sviluppo e adeguamento delle marine e dei porti turistici già esistenti, semplificando e omogeneizzando le procedure burocratiche. E ancora si potrebbero creare – come accade nei Paesi competitor del turismo nautico, Croazia ma non solo – delle zone franche per il turismo nautico nelle 32 aree marine protette.

Non certo distruggendole ma rendendole visitabili, con regole ferree e soprattutto a pagamento così da autofinanziare le stesse attività e le strutture da creare. Ancora più importante poi finalmente uniformare lungo tutte le coste la normativa per il diporto (come ad esempio la distanza dalla costa per ancorare). Oggi ogni zona ha le sue norme particolari ma un “povero” turista straniero come ci si può spesso raccapezzare? La lista è ancora più lunga e potrebbe anche comprendere incentivi reali ai privati e alle imprese, come finanziamenti agevolati a chi apre attività si turismo nautico.

Se qualcuno vuole iniziare questo percorso e cominciare con noi a “scavare” noi siamo a disposizione.

 

 

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7 commenti su “Il tesoro nascosto dell’Italia ce l’abbiamo noi. È il turismo nautico”

  1. Roberto Brasolin

    Non scrivete cazzate…. andate a vedere in Sicilia come funziona il turismo nautico..
    Mi incazzo solo al pensiero
    Prezzi folli e servizi da terzo mondo; come in tutto il tirreno.
    Un ladrocinio.
    La Croazia e la Grecia, sempre vincenti.

  2. Una cosa servirebbe… completare i decreti attuativi per l’ufficiale del diporto di seconda classe, fermo oramai da parecchi anni. Le compagnie di charter non trovano skipper abilitati e devono ricorrere a bandiere straniere o escamotage per poter lavorare. Vergognoso. Come al solito facciamo ridere.

  3. Siamo governati da incompetenti al soldo solo di una comoda poltrona in Parlamento , E’ un paese amministrato da politici che non sanno nemmeno come si fa andare per mare. I porti e i posti barca dovrebbero avere costi popolari e servizi al Top, invece siamo alle solite, speculano su tutto e i posti barca non dovrebbero essere venduti ma di proprietà demaniale con però l’intento di vavorire i prezzi di stazionamento al fine di incentivare non solo gli yacht di lusso e motoryacht , ma anche le barche sino medio piccole sinoai 15 mt.
    Calmierare i prezzi dei servizi di manutenzione e migliorarne l’efficenza , cosi da sviluppare la permanenza e la ricettività anche delle compagnie di charter.
    Ma qui facciamo come al solito, treni che impiegano tre ore da Messina a Palermo e d’estate tra Licata e Agrigento ancora come venticinque anni fà, l’acqua viene razionata a ore.
    E si parla da Quindici anni del ponte sullo stretto ,, solo parole , ma fatelo sto ponte , come fanno in Giappone ,in Cina , e in tutto il Su/Est asiatico e in Russia , quà se ne parla solo, si pagano da anni centinaia di milioni sui progetti …………..Voi che ne dite?? …Visto che fra poco piu’ di un mese andate a votare …attendiamo un cambio di passo …..che tanto tra astensionisti e ridandolo ai soliti noti , non cambierà nulla come sempre ……Povera Italia c’è l’ha il tesoro nascosto è vero !!! Il punto da partire sarebbe Taranto , chiudere immediatamente la acciaieria di Taranto e riconvertire il tutto in ambito di accoglienza Turistica sia residenziale che Alberghiera, con un magnifico porto Turisico aperto sul Mediterrano. Come hanno fatto i Tedeschi con gli archeologici impianti della Rhur …..

  4. Siamo dei trogloditi !
    Ci si riempie la bocca (non mi rifersco al GDV ma ai soliti politici e burocrati) di turismo nautico , economia della nautica etc quando chi gestisce l’Italia (in senso lato) non ha la benchè minima idea figuriamoci le capacità per capire come gestire e/o migliorare questo “petrolio” !!
    Mi riferisco alla burocrazia assurda e “borbonica” che ancora impera in questo paese.
    Tempo fa ero pronto per iniziare un’attività nella nautica che se fosse andata “bene” avrei ottenuto dei profitti e, magari nel tempo, anche assunto presone etc.. (fosse andata male… pazienza).
    Ma… ancora nel 2024 ci sono commissioni per fare esami di abilitazione alla figura del mediatore marittimo …. ma daiii…..! siamo ridicoli.
    Se ho le capacità (e qualche soldo) e sono capace, BENE, la mia attività sarà fiorente; se invece sono un incapace la mia attività chiuderà nel giro di poco ed io avrò perso del denaro FINE ! (non servono le abilitazioni, gli albi etc !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! servono le iniziative imprenditoriali)
    Perchè bisogna mantenere un sistema burocratico inutile, ingrassare fantomatici personaggi e fantomatiche commissioni d’esame, burocrazia etc…; con questo sistema si abbatte l’economia invece che stimolarla ed è impossibile competere con economie di altri paesi molto più snelle e flessibili.
    Sei bravo, lavori , fatturi, fai profitto, assumi persone.
    Sei incapace, chiudi nel giro di poco, hai perso soldi (del risto si chiama proprio Rischio di’impresa), vabbè almeno ci hai provato,
    Invece in Italia sei bravo, vuoi investire soldi e poi………. non inizi nemmeno l’attività perchè la RIDICOLA INUTILE E BORBONICA BUROCRAZIA AFFOSSA QUALSIASI INIZIATIVA IMPRENDITORIALE.

    L’Italia così com’è oggi, nel mondo odierno è destinata a soccombere (economicamente parlando)

  5. Siamo una insolita lingua di terra circondata dal mare,ma abbiamo scarsa cultura marinara,non viene ne’ fatta conoscere tantomeno studiare nelle scuole,dove le menti si formano e sicuramente la politica non si e’ mai mossa piu’ di tanto perche’ forse non ci ha visto nulla da mungere o non ne ha la cultura (nella sanita’ per esempio invece,senza cultura e mettendo incapaci e prezzolati gestori dagli anni 78/80 ha visto da mungere e si e’ adoperata con aberranti risultati…e piu’che altro costi).Se non cambiano le teste pensanti e governanti,rimarra’ sempre l’arrabattarsi a fare del turismo nautico…..alle volte anche da terzo mondo.

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