La lezione di Translated 9. L’importante non è vincere, né partecipare. E’ arrivare
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Oggi all’alba, a Cowes, nel tempio della vela, si è concluso il giro del mondo in equipaggio a tappe di Translated 9: lo Swan 65 italiano ha completato con successo l’Ocean Globe Race 2023.
Translated 9 non ha mai mollato
Vincendo le prime due tappe, finendo nel “tritacarne” dopo il caso Malingri, dominando le successive due fino ai danni allo scafo (maledetto skeg del timone!) e trovando le forze per ripartire due volte, l’equipaggio capitanato dall’armatore Marco Trombetti ci ha dato una lezione importante: non conta vincere, non conta partecipare.
Conta arrivare, raggiungere l’obiettivo. Una storia di passione, determinazione, resilienza. Non a caso Trombetti è tra i candidati più votati del Velista dell’Anno, nella categoria Owner (qui potete votare i vostri velisti preferiti, fino al 20 maggio!).
Va ricordato che l’Ocean Globe Race è di per sé una grande avventura: un giro del mondo in barca a vela con uso limitato della tecnologia ed equipaggio composto per lo più da amatori a bordo di barche “vintage”. La competizione è stata organizzata da Don McIntyre (qui vi abbiamo raccontato la sua storia) per celebrare il cinquantenario della mitica Whitbread Round the World Race.
L’epopea dello Swan 65 italiano
Partita senza i favori del pronostico, Translated 9 è stata capace di vincere le prime due tappe della regata nella categoria principale (IRC) e anche vincendo in tempo reale la seconda, e ha guidato in prima posizione la traversata nelle altre due tappe prima di essere fermata per danni allo scafo, costati da regolamento l’esclusione dalla classifica IRC.
L’ingegno e la resilienza dell’equipaggio hanno però consentito a Translated 9 di tornare in acqua per completare la regata. Ripartita da Punta del Este per la tappa finale fra le ultime posizioni, Translated 9 in tre settimane è stata capace di tornare davanti a tutti. La riparazione però non ha però retto fino a Cowes, costringendo l’equipaggio a fermarsi nei pressi di Madeira per un ulteriore intervento. Rimessa in sicurezza la barca, l’equipaggio è ripartito la scorsa settimana per concludere la regata.
Dal punto di vista sportivo, va ricordato che quello di Translated 9 è un risultato unico per l’Italia, che mai aveva vinto una tappa del giro del mondo in barca a vela in equipaggio.
Translated 9 e quel pit stop alla fine del mondo
La riparazione dello scafo rottosi dopo aver superato con successo Capo Horn, mentre Translated 9 guidava la gara con cinque giorni di vantaggio sul resto della flotta, è stata un’avventura nell’avventura. Costretto ad attraccare alle Falkland / Malvinas per riparare lo scafo, l’equipaggio guidato dai co-skipper Marco Trombetti e Simon Curwen ha dovuto dare fondo alle proprie capacità di problem solving per rimettere la barca in acqua.
Grazie anche alle competenze e dell’attitudine positiva dei locali che l’ha supportato, l’equipaggio è riuscito a usare la gru di una nave cargo convincendola ad avvicinarsi all’isola; ha trovato in Cile i materiali per la riparazione che mancavano sull’isola; e li ha portati alle Falkland/Malvinas volando intorno all’Argentina con un piccolo aereo nella cui cabina hanno installato un serbatoio extra connesso con quelli delle ali, aggirando così il divieto di volare sopra l’Argentina per raggiungere le Falkland/Malvinas, dovuto alle tensioni fra gli stati. In questo modo, Translated 9 è stata in grado di ripartire alla volta di Punta Del Este.
Il team
L’equipaggio di Translated 9, composto per il 70 per cento da non professionisti, è stato assemblato da Translated attraverso una selezione aperta a navigatori di tutto il mondo.
Sotto la leadership dei co-skipper Marco Trombetti, Nico Malingri, Simon Curwen, e Vittorio Malingri, si sono alternate persone provenienti da sette nazioni diverse (Italia, Francia, Regno Unito, Turchia, Belgio, Germania e Stati Uniti). I membri dell’equipaggio sono: Isabelle Andrieu, Pietro Luciani, Niccolò Banfi, Riccardo Serranò, Maretta Bigatti, Deniz Derin Bınaroğlu, Marco Borgia, Baptiste Gillot Devillers, Sophie Fontanesi, Emiel Joye, Paul Marshall, Teresa Marshall, Ezgim Mistikoğlu, e Connie Stevens.
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4 commenti su “La lezione di Translated 9. L’importante non è vincere, né partecipare. E’ arrivare”
Complimenti a tutti per la vostra vittoriosa avventura. Viva i mari e a tutte le acque del mondo.
Complimenti all’ufficio PR,, avete provato a trasformare una abukir (detta anche battaglia del nilo) in una vittoria, ( per i francesi…..) la verità potrebbe essere diversa da quella presentata, buona fortuna…sic transit gloria mundi ….
Sic transeat gloria mundi….lo sport è una altra cosa. Complimenti vivissimi all’ufficio PR.
Scusate transit…