Cari politici facciamo qualcosa per il turismo nautico e per l’Italia?

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Turismo nautico italia

Saranno cattivi ricordi del passato, ma quando vedo una passerella di ministri e politici ai convegni…mi puzza di bruciato.

Questa sensazione l’abbiamo percepita in occasione del Blu Forum “Giornata nazionale del mare” a metà aprile quando hanno sfilato in ordine di comparizione: Nello Musumeci (ministro per la protezione civile e per le politiche del mare), Ignazio La Russa (presidente del Senato), Daniela Santanchè (ministro del turismo), Gennaro Sangiuliano (ministro della cultura) oltre ad una sfilza di sottosegretari, amministratori locali, rappresentanti del parlamento europeo.

Cosa ne sanno i ministri del turismo nautico?

Tra le dichiarazioni di questi insigni signori abbiamo pescato qua e là alcune frasi, come quella di Ignazio La Russa che ha rievocato i fasti delle Repubbliche Marinare, Santanchè che ha esaltato il lavoro di squadra del governo, Sangiuliano che ha elaborato la teoria del mare=cultura.

Ci aspettavamo qualcosa di concreto, visto il “parterre de Roi” che si era scomodato per raggiungere Gaeta, sede del convegno.

Ci saremo persi qualcosa, ma non abbiamo rintracciato nessuna parola concreta in favore del turismo nautico che di certo fa parte dell’economia del mare e può essere nel prossimo decennio, se opportunamente supportata da un piano strategico, una fonte di ricavi incrementali per il famoso Made in Italy che è uno dei cavalli di battaglia del governo.

La situazione è stata ben sintetizzata da Innocenzo Cipolletta, economista di fama, a proposito dell’enfasi nazionalistica sul concetto Made in Italy: “Mi sembra onestamente più una manifestazione di orgoglio nazionalistico che altro. Si promuove l’Italia quando invece ai fini commerciali avrebbe più senso concentrarsi sui singoli settori”.

Ci sembra che ci si limiti ad autocelebrarci, un’operazione “museale” dell’ingegno italico mentre ci sarebbe bisogno di un’operazione “del fare”.

Turismo nautico
Turismo nautico in Italia. Quanto potrebbe valere con un piano strategico per il suo sviluppo

Le azioni di buon senso per lo sviluppo del diporto nautico

Proviamo, tirando fuori il semplice buon senso di chi in barca ci va veramente, a dettare un’agenda per i nostri politici se con i fatti e non con le dichiarazioni possono contribuire a sviluppare il turismo nautico nel prossimo decennio in Italia.

Eccola questa agenda del buon senso del diportista in nove semplici punti:

1) Adeguamento delle strutture dei porti turistici pubblici e delle concessioni a privati di banchine/pontili galleggianti.

2) Agevolazione dello sviluppo e adeguamento delle Marine esistenti, semplificando e omogeneizzando le procedure burocratiche.

3) Creazione di zone franche per il turismo nautico nelle 32 aree marine protette con a pagamento così da autofinanziare l’attività e le strutture da creare.

4) Uniformare lungo tutte e coste la normativa (come distanza dalla costa per ancorare… ). Oggi ogni zona ha le sue norme particolari.

5) Creazione di nuovi campi boe in baie protette, sempre con politica di autofinanziamento grazie al pagamento di sosta e servizi.

6) Promozione all’estero del turismo nautico sul mare in Italia nelle principali nazioni a vocazione turistica.

7) Finanziamenti agevolati a chi apre attività di turismo nautico.

8) Intervento diretto del Ministero del mare sulle pratiche giacenti per nuovi porti turistici e/o interventi su quelli esistenti.

9) Agevolazione dell’IVA per le strutture ricettive del diporto nautico, equiparandole a quella applicata al turismo/alberghiero.

Quanto vale un Piano nazionale per lo sviluppo del turismo nautico per l’Italia? Dalle nostre stime con un piano nazionale di riforme e del Turismo Nautico si stima una crescita del 70% del fatturato in dieci anni, da 6 a 10,2 miliardi di euro, con una crescita annua del 5% raggiungendo un totale di 28,4 milioni di presenze/giorno in più rispetto al 2023.

Forse vale la pena metterci il naso cari politici. Per il futuro dell’Italia e per il bene dei diportisti. Che siamo noi, appassionati del mare.

Luca Oriani

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6 commenti su “Cari politici facciamo qualcosa per il turismo nautico e per l’Italia?”

  1. Faranno qualcosa se hanno interessi personali e se possono trarne profitto illecito e non….. se no come tutto il resto…..alla deriva

  2. Doriano Raspanti

    Dobbiamo rassegnarci. Il livello della classe politica italiana è questo.
    Forse ci meritiamo questo.
    La nostra sfortuna, e anche il sapersi arrangiare nonostante questa classe dirigente.
    Speriamo bene.

  3. Non si possono uniformare tutte le ordinanze delle varie CP d’Italia, in quanto ci sono fondali diversi e coste diverse, a cento metri dalla costa ci possono essere quattro metri o centoventi di fondale. Per le zone protette ci sono mille modi per organizzarle, si può prendere a modello quello della maddalena . I veri problemi sono i titoli commerciali che il nuovo decreto ad oggi non ha i decreti attuativi e non da sicurezza per la competenza dei marittimi, nel senso che bisogna accertare l’esperienza e idoneità psicofisiche.

  4. Caro Direttore
    nel mio intervento a Gaeta al Blue Forum sull’importanza di interventi sul turismo nautico e della sua strategicità per il nostro Paese, ho citato il tuo editoriale del numero scorso. Io credo che un faro si sia acceso davvero sul turismo nautico. certamente molto deve esser ancora fatto ma intanto registriamo da parte di alcuni Ministeri attenzioni concrete verso il turismo nautico. Certo la reazione è più lenta di quello che vorremmo, ma risposte non solo di facciata ci sono, soprattutto come non ci sono mai state nei decenni precedenti. Molto sinteticamente: Piano del Mare c’è ( con linee di indirizzo importanti sulla portualità e nautica da diporto) e adesso bisogna fare proposte concrete normative e finanziarie e ci è stato chiesto questo dal Ministro. Un Piano di Promozione del Turismo nautico, “Italia vista dal mare -Scopri dove ti porto” del Ministero del Turismo e Regioni italiane è stato realizzato ed è una realtà. Il Piano Strategico del Turismo Italiano 2023 2027 prevede finalmente tra i turismi anche il Turismo Nautico. Italia.it, la piattaforma del turismo italiano presenta dallo scorso anno e per la prima volta, itinerari nautici e tra non molto la presenza di tutti i porti turistici italiani, come informazioni minime soprattutto turisti stranieri che vogliono vistare l’Italia dal mare. In molti Decreti del ministero del Turismo è finalmente prevista la possibilità di finanziare anche i porti turistici e gli itinerari nautici e fluviali al pari di altre forme e strutture turistiche (cicloturismo, cammini, ecc). L’Enit si è resa disponibile a lavorare per creare il prodotto turistico e attuare iniziative di promozione turistica. Sicuramente c’è ancora molto da fare ma questo penso possa considerarsi un risveglio e un’attenzione importante in linea con gli appelli che tu stai lanciando. Forse si può dire che tutte queste iniziative ed altre di cui avrò il piacere di parlartene, sono ancora poco conosciute al mondo della nautica e c’è ancora disorganicità tra gli Enti. Assonat con il suo Piano strategico sulla portualità turistica e Assonautica Italiana stanno predisponendo proposte concrete e di dettaglio (molte uguali a quelle da te proposte) per i Ministeri da te citati, forse è necessario dare piu visibilità e organicità a tutte queste attività già in essere in essere per accelerare la convinzione e la disponibilità dei Ministri e a tanti amministratori di Regioni ed Enti locali per il definitivo sviluppo e affermazione dell’importanza del turismo nautico in Italia. Francesco Di Filippo
    Vice Presidente Vicario Assonautica Italiana

  5. Gennaro Coretti

    Caro Luca ,
    Hai centrato il problema : non solo ignorano il tema ma sono costantemente distratti dal fatto che apparentemente gli “operatori nautici “ non costituiscono un serbatoio interessante di voti . Ignorano il moltiplicatore economico della nautica sia come posti di lavoro ( ho un inventario di 40 mestieri collegati alla nautica ) sia il moltiplicatore occupazionale che supera l’edilizia . Il recente confronto ben fatto dal Tuo giornale rivela e abbatte i luoghi comuni dove molti disinformati considerano i Marina e i proprietari dei Marina rispettivamente dei garage e dei posteggiatori . In FVG , da una decina d’anni, con una rete d’impresa che Tu ben conosci (rappresenta 7600 ormeggi 1700 inventariati ) è stato superato questo luogo comune e ci definiamo tutti “ Porti turistici “ molti dei quali con le caratteristiche e le attrezzature previste dalle legislazioni nazionale e regionale per essere dei “ marina resort”, equiparati cioè ai campeggi . Per tanto i titolari, con i loro staff e tutti gli addetti dei Marina si adoperano per affinare soprattutto l’incoming turistico . Un salto di qualità professionale che va a beneficio dell’indotto che circonda il porto turistico . Tu lo hai sottolineato recentemente con un raffronto con il turismo crocieristico e quello dei campeggi a cui aggiungo l’affermazione di alcuni anni fa dell’Osservatorio Nazionale della Nautica che sottolineava che : fatta 100 la spesa annua di un armatore il 35/40 % si riversa sulle strutture nautiche mentre il 65/60% si spalma sull’indotto .
    E aggiungeva che nell’’alberghiero avviene il contrario : il 60% va alla struttura e il 40 si distribuisce nell’’ indotto .
    Egregio Direttore, carissimo Luca , hai iniziato un educational importante che spero continui per far uscire dai luoghi comuni , talvolta criminalizzanti ( quelli delle barche ecc ecc ) che hanno troppo a lungo afflitto questo dinamico settore dell’economia italiana .
    Gennaro Coretti

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