Un parabordo porta-spazzatura? Esiste, l’hanno inventato in Francia
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E se i parabordo non facessero solo i…parabordo? È la domanda che si sono fatti quelli di Fendsea, azienda di Lorient (in Francia) che ha deciso di trovare una ulteriore possibilità di utilizzo a questo accessorio, che per quanto sia utile all’ormeggio è spesso un ingombro indesiderato a bordo. Se però gli viene assegnata una funzione secondaria, ad esempio quella di porta rifiuti, può tornare utile anche quando non siamo ormeggiati.
Mille forme ma pochi usi
Probabilmente quello dei parabordi è il segmento degli accessori nautici dove i produttori si sono sbizzarriti di più nel corso degli anni. Partiamo dalla forma e dal materiale. I parabordo possono essere sferici, cilindrici, o piatti, ma possono essere gonfiati ad aria, realizzato con gomma piena, rivestiti in silicone, oppure in materiale espanso o ancora in un materiale morbido simile alla spugna. Se ne sono visti di tutti i tipi: da quello cavo (tipo “ciambella”) da usare come scaletta di risalita, a quelli da usare come cuscini quando sono ricoverati a bordo. Effettivamente se ci riflettiamo un attimo il principio che sta alla base della costruzione di parabordo è quello di avere un oggetto abbastanza morbido e attutente che sia in grado di limitare i danni in caso di impatto con barche o altri oggetti vicini. Per questo sono realizzati solitamente con una superficie esterna plastica e un “ripieno” abbastanza morbido e malleabile (aria, gomma…).
L’idea: riempiamo i parabordo di spazzatura
Qui viene l’idea a Fendsea: perché non utilizzare parte dell’interno del parabordo come zona di stivaggio? Ovviamente non ci si potranno tenere oggetti delicati – nonostante ci sia uno strato protettivo tra la parte cava e l’esterno – ma lo spazio a disposizione c’è, e in barca non fa mai male. L’utilizzo primario pensato da Fendsea per i propri parabordo – nonché il motivo pratico per cui il fondatore ha deciso di crearli – è quello di “deposito” per i rifiuti. Quando il sacchetto della pattumiera è pieno ma siamo ben lontani dal fermarci in un porto, basta chiuderlo bene e sistemarlo all’interno del parabordo. La chiusura è in tutto e per tutto simile a quella di una sacca stagna, quindi mantiene lontana l’acqua e gli insetti, ed evita che il cattivo odore pervada la barca.
I modelli attualmente in produzione sono due, entrambi di forma rettangolare. Il primo ha una capacità di stivaggio di 20 litri e misura 45 x 60 x 25 cm, il secondo con una capacità di stivaggio di 30 litri misura 60 x 60 x 25 cm. È possibile scegliere tra quattro colori (blu, bianco, grigio, nero) e personalizzare la superfici esterne con loghi o scritte, ad esempio aggiungendo il nome della barca. Il prezzo varia dai 249 euro del modello più piccolo ai 299 euro di quello più grande.
Altri possibili utilizzi di questi parabordo-porta-cose sono il ricovero per le cime d’ormeggio o per le scarpe, che grazie ad un pratica sacca interna rimangono in ordine e non si spaiano. L’azienda ha però in programma – se i suoi parabordo avranno successo – di realizzare altri modello con molteplici utilizzi: dalla borsa frigo allo zaino, con tanto di spallacci, per portarsi a terra tutto ciò che è necessario quando si scende con il tender o il SUP.
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