Coppa America cult: l’Avvocato e il suo amico John Fitzgerald Kennedy
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Tra pochi giorni, il 12 marzo, ricorre la nascita di uno degli “Avvocati” più famosi d’Italia. Un personaggio cult, a volte controverso, ma è a lui che il movimento nostrano della Coppa America deve molto. Stiamo parlando ovviamente dell’Avvocato Gianni Agnelli, un personaggio vincente e divisivo, che per primo, in un’epoca in cui il professionismo velico in Italia non esisteva, sognò di inseguire l’America’s Cup.
L’Avvocato del resto è stato sempre un grande amante del mare e un collezionista di barche, tra le sue tante passioni. Un velista che viene raccontato come estremamente capriccioso, anche se di capricci nella sua idea di inseguire la Coppa America ce n’erano ben pochi, perché prima di tutto era fondamentale “non fare la figura dei cioccolattai”. Le storie che riguardano Gianni Agnelli, e Azzurra è una di queste, sono avvolte quasi nella “leggenda”, tante sono le sfumature e gli aneddoti sussurrati intorno alle virtù e ai vizi di questo personaggio. Una cosa però è certa, Agnelli aprì la strada, fu il primo a vedere che l’Italia poteva partecipare a questo gioco. Anche se la Coppa oggi resta ancora una chimera.
“Non mi faccia fare la figura del cioccolattaio”
Photo:© Carlo Borlenghi
“Non mi faccia fare la figura dei cioccolatai, Cino”, a raccontare di questa frase fu proprio il mitico Cino Ricci, futuro skipper di Azzurra, che riferì quanto l’Avvocato subì il fascino della Coppa America senza tergiversare, ma che al tempo stesso avesse come prima preoccupazione quello di fare una buona figura.
L’Avvocato accolse quasi subito positivamente la proposta di Cino Ricci perché in realtà la Coppa ce l’aveva già in testa ben prima degli anni ’80. Azzurra infatti è un’idea che nasce da lontano, una visione che Agnelli aveva avuto vent’anni prima.
Gianni Agnelli e l’amico JFK
Durante un soggiorno ospite di J.F. Kennedy in occasione dell’America’s Cup del 1962, alla presenza anche del progettista Giulio Carcano, Agnelli era rimasto rapito dal fascino dell’America’s Cup, che poteva essere un perfetto veicolo per il marchio FIAT negli Stati Uniti. I tempi però non erano ancora maturi, e qui torna infatti la frase dei “cioccolattai” dell’Avvocato rivolta a Cino Ricci.
L’Avvocato era si un sognatore capriccioso, ma era un uomo abituato a vincere o quanto meno a eccellere, nell’industria come nello sport, e lo sarebbe stato per tutta la sua vita. La vela e l’industria italiana non potevano ancora confrontarsi con il mondo anglosassone, anche se l’economia aveva cambiato nettamente marcia nel dopo guerra, tanto che a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 del 900 si parla di miracolo economico italiano.
Agnelli si godette quei giorni con l’amico John Fitzgerald Kennedy, che un anno dopo sarebbe scomparso tragicamente a Dallas, e l’atmosfera di quelle regate della Coppa viste dalla barca di JFK lasciarono il segno.
Giani Agnelle e la nascita di Azzurra
Quando decise che i tempi erano maturi, in pochi giorni, con telefono in mano, mise insieme un consorzio di quasi 20 aziende di cui facevano parte tra le altre Iveco, Alitalia, Cinzano, Augusta, San Pellegrino, Pininfarina. Trovare uno Yacht Club fu semplice, bastò telefonare a Karīm al-Husaynī, l’Aga Khan, imam dei musulmani ismailiti nizariti, fondatore dello Yacht Club Costa Smeralda e di Porto Cervo. Gli uomini chiave del consorzio da un punto di vista manageriale erano Gianfranco Alberini, Riccardo Bonadeo e Luca Cordero di Montezemolo.
Il progettista scelto fu Andrea Vallicelli, sulla cresta nell’onda in quegli anni, e il timoniere Mauro Pelaschier, con Tiziano Nava nel ruolo di tattico. La barca fu costruita e varata a Pesaro, tutta made in Italy come imponeva il regolamento. Così nacque Azzurra, dopo che l’Avvocato aveva covato per 20 anni, nella sua testa, l’idea della Coppa America.
Non la vinse, ma certamente non fece la figura del cioccolattaio, anzi aprì una via: sarebbe arrivata un’altra sfida di Azzurra nel 1987, insieme alla sfida di Italia, e a fine anni ’80 sarebbe entrato in scena Raul Gardini, con l’epopea del Moro di Venezia. Luna Rossa non esisteva ancora, ma forse c’era già un patron aretino che stava iniziando a sognare qualcosa.
Mauro Giuffrè
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5 commenti su “Coppa America cult: l’Avvocato e il suo amico John Fitzgerald Kennedy”
Il Signore vicino all’Avvocato è Riccardo Bonadeo
La migliore Italia dei tempi,che non rivedremo mai più
Articolo con molti errori di ortografia ed anche nelle didascalie.
Ciao. Vi parlo da Rio, non quello Maggiore ligure. La storia della Coppa America è della partecipazione italiana può essere ‘vissuta’ se leggete il bello libro ‘Dall’America all’Azzurra 1851-1983’ di Piero Ottone della Fabbri. Gli avvenimenti sono belli ed i personaggi interessanti: Queen Victoria, il Sir del Tè, il Barone Bic, Agnelli ecc.
Un abbraccio.
Vero.
Gran Signori.
Gran classe.
Vero sport….