Actual 46, la barca di 35 anni che ha vinto il giro del mondo “slow”
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Come si prepara una barca per il giro del mondo senza scalo e da soli? Lo skipper francese Philippe Delamare all’età di 61 anni ha vinto la prima edizione del Global Solo Challenge. La sua barca? Un Actual 46 (14,20 m), una barca datata, ma che rispecchia il suo approccio alla vela. Vi raccontiamo come l’ha preparata.
Actual 46, la barca giramondo
È lui il re della Global Solo Challenge. All’età di 61 anni il navigatore francese Philippe Delamare ha vinto la prima edizione del giro del mondo senza scalo e in solitario organizzato da Marco Nannini e aperto a monoscafi multigenere. A bordo di “Mowgli”, un Actual 46 in alluminio del 1989, Philippe è stato il primo a tagliare il traguardo lo scorso 24 febbraio chiudendo il percorso della regata con il tempo di 147 giorni, un’ora e 3 minuti tagliando la linea del traguardo vicino alla diga foranea della città galiziana di A Coruña, dove era partito lo scorso 30 settembre.
Prima di raccontarvi l’impresa di Philippe Delamare, ci soffermiamo proprio sulla sua barca.
Come anticipato, Philippe Delamare che per partecipare al giro del mondo ha acquistato un Actual 46 del 1989, in alluminio. Una barca datata ma solida, pensata per lunghe navigazioni oceaniche anche alle alte latitudini e meno focalizzata sulla competizione. Da utilizzare anche per altre avventure in mare. Philippe l’ha trovata nel Sud della Francia pagandola 50.000 euro, 20 volte meno di un IMOCA 60.
Philippe l’ha battezzata “Mowgli”, come il piccolo selvaggio protagonista di “Il Libro della Giungla” di Rudyard Kipling, a cui è molto affezionato. Dopodiché l’ha preparata a dovere per affrontare il giro del mondo. Lunga 14,20 metri e una larghezza di 4,20 metri, “Mowgli” è un progetto dall’architetto navale Jacques Fauroux e la barca è stata costruita dal cantiere francese Tinlan. Ha una chiglia fissa e un pescaggio di 2 metri. Delamare ha conservato tutte le parti strutturali: lo scafo in alluminio, il ponte in poliestere, la stessa chiglia e il timone che sono rimasti tutti originali.
Come preparare un Actual 46 al giro del mondo
Tra gli interventi di modifica lo skipper francese ha completamente rifatto il piano di coperta, spostando tutte le manovre a poppa e lasciando due winch vicini all’albero. Alla ricerca di semplicità, manovrabilità e sicurezza, ha cercato di rendere “Mowgli” manovrabile dal pozzetto, minimizzando l’esposizione agli elementi. Per questo ha ricollocato a poppa il carrello della randa, che in precedenza si trovava al centro del pozzetto. Inoltre, ha esteso il carrello per affinare la regolazione della randa. Quindi ha introdotto un timone a barra, aggiungendo un’estensione per permettere di governare dal pozzetto. Ha anche montato una cappottina di colore arancione, non strutturale, in modo da abbassarla o chiuderla, secondo le esigenze.
Dopo avere rinnovato albero e sartiame, Philippe ha dovuto sostituire anche le vele optando per un materiale di qualità intermedia, il DCX, un poliestere laminato con taffetà su entrambi i lati, fornito da Dimension-Polyant e da usare anche per le future navigazioni.
Strumenti e impianti ragionati e un solo “capriccio”
Quanto a strumenti e apparati, Philippe ha installato radar e AIS, due idrogeneratori Watt&Sea e un pannello solare flessibile per ricaricare efficacemente le batterie di bordo. Nella parte poppiera della barca, a dritta, ha invece installato il sistema di produzione d’acqua, il dissalatore, e a sinistra ha posizionato l’elettricità, i convertitori e le batterie. Per la navigazione ha messo due autopiloti completi ed indipendenti H 5000 B&G e due sensori di bussola, più un timone a vento, EST, omologato come timone di rispetto.
Per ragioni di peso lo skipper ha eliminato il sistema di riscaldamento, ma ha previsto l’utilizzo di piccoli ventilatori elettrici alimentati via USB e una coperta elettrica. L’unico comfort, una meravigliosa sedia da dentista blu davanti al tavolo da carteggio, ideale anche per dormire quando la barca è sbandata. Acquistata su internet per soli 7 euro.
In totale, per l’intero progetto del giro del mondo Philippe Dalmare ha speso 200.000 euro, una somma importante, ma comunque estremamente ridotta rispetto ad altre regate oceaniche. Ma questo rende la sua vittoria ancora più bella, quella di un vero marinaio che lavora con le sue mani, che contiene i costi, che guarda all’essenziale, ma non rinuncia al grande sogno di navigare in oceano.
L’impresa di Philippe
E ora veniamo alla vittoria della regata di Philippe Delamare. Un exploit straordinario per questo navigatore francese, ex manager d’azienda che a 45 anni ha mollato tutto per fare lo skipper professionista. Delamare ha dominato il giro del mondo fin dalle prime battute, ma ha dovuto affrontare non poche difficoltà. Una notte durante una burrasca la sua barca si è coricata sull’acqua causando danni importanti: boma spezzato, cappottina e alcuni golfari strappati, strallo della trinchetta rotto e pilota automatico principale fuori uso. Inoltre a livello fisico, nel corso del viaggio Philippe ha lottato contro un’infezione al ginocchio e una dolorosa lombalgia.
Acclamato da tutti, Andrea Mura compreso
Originario della Normandia, quasi un vichingo, e determinato a vivere il sogno di una vita, lo skipper francese ha superato tutto meritandosi fino in fondo questa splendida vittoria, oltre che il rispetto di tutta la flotta dei solitari. Compreso l’italiano Andrea Mura su “Vento di Sardegna”, che dopo avere percorso 375 miglia in 24 ore, miglior riferimento della regata, sul suo profilo Facebook ha voluto omaggiare Philippe Delmare: “Vorrei fare i complimenti a Philippe Delamare per aver concluso per primo questa GSC. Ha condotto una regata esemplare dal punto di vista della navigazione. Quando sono partito, il 18 novembre, lui era già arrivato quasi in Australia svolgendo la sua regata dall’altra parte del mondo”.
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17 commenti su “Actual 46, la barca di 35 anni che ha vinto il giro del mondo “slow””
indiscutibilmente bravo ed io non dono degno neanche di nominarlo. Però un ignorante come me non capisce, come non ha mai capito, il rating utilizzato .Non riesco a vedere quella grande differenza tra la sua barca e Vento di Sardegna tale da giustificare la Victoria non per niente Mura ha detto : ” …Quando io sono partito lui era già in Australia”.
Beh chi ha fatto il rating ha tenuto in conto che un Imoca 50 come Vento di Sardegna dovrebbe impiegare in media 120 giorni per la circumnavigazione
Se questo fosse accaduto Vento di Sardegna sarebbe arrivato per primo con qualche giorno di vantaggio..
E’ stato calcolato 100 gg per Mura e 150gg per Delamare (50gg di differenza)
Il motivo è abbastanza semplice: il rating di un Actual 46 , una normale barca da crociera, è molto inferiore a quello di Vento di Sardegna, un One off costruito e armato per regate oceaniche come è appunto la Global Solo Challenge.
Il problema è tutto nella quantificazione di questa differenza
Sono d’accordo con te e ci danno ragione i fatti. Ed i fatti dicono che Delamare ha performato meglio del suo rating e tutti gli altri molto peggio, che è normale, in quanto la velocità del rating è ottimale. Ma soprattutto a fallire per me è la formula scelta. Partire scaglionati doveva servire ad arrivare in teoria tutti insieme, il risultato è stato opposto. Inoltre, poiché sui rating ci sono sempre discussioni, non a caso di solito si parte insieme per premiare anche il vincitore in tempo reale, oltre al vincitore in tempo compensato. Il vincitore in tempo reale in questo caso premia anche chi ha saputo domare una barca grande da solo, ma tutto ha perso di significato per la scelta fatta.
E’ arrivato primo di 16 partiti scaglionati, 8 gia’ ritirati. La gara e’ contro gli elementi
Per carità, si tratta di un giro del mondo in solitaria e bisogna essere capaci, quindi sicuramente complimenti a Delamare però non dimentichiamoci che è partito il 02/10/2023 e Mura il 19/11/2023.
Aspettiamo di vedere il distacco all’arrivo e poi tireremo le somme, comunque mi sembra che il rating applicato sia un attimo da rivedere
Anche secondo me, recuperare 9000 miglia non è facile. Quando Mura è partito quelle erano le miglia già percorse da Mowgli. Pur avendo migliorato diverse volte il record di miglia lercorse in un giorno, Mura è riuscito a recuperare solo poco più della metà dello svantaggio. Secondo me da rivedere
Non o niente da aggiungere avete già detto quello che penso aggiungo solo che una barca più leggera e di oltre 14 metri può raggiungere velocità ben oltre i 10 nodi comunque un grande uomo di mare ,e rivelazione Cole
sarà interessante capire al termine della regata da parte di tutti, quante miglia avranno percorso le singole barche….vedrete che Delamare avrà percorso oltre 1000 miglia in meno rispetto agli altri…che non sono poche. Chi capisce di navigazione saprà quello che sto scrivendo…anche qui Delamare ha fatto un capolavoro…
Intanto Mowli è già arrivato al traguardo. Gli altri non ancora, vediamo alla fine quanti saranno i giorni effettivi di differenza….
Bravissimo, il tuo commento è di gran lunga il più sensato ed esperto!
Bravo Nello. È un dato fondamentale.
Poi un altro punto fondamentale è che con le partenze scaglionate, per tutta la regata gli skipper trovano condizioni meteomarine che possono essere anche molto differenti e questo è il principale motivo di grandi differenze di miglia percorse
Partiti con differenza di 47 giorni quindi con differenti meteo vento e mare…
Senza togliere niente a nessuno dei partecipanti…
Riterrei giusto e opportuno per avere stesse condizioni meteo partenze uniformi.
Tale situazione sarebbero sicuramente più eque e di miglior controllo anche x le autorità preposte al soccorso.
Comunque un grandissimo plauso a tutti i partecipanti e grazie x potervi seguire nelle vostre imprese.
Al netto dell’entusiasmo strutturato dell’organizzazione al quale va un grande BRAVO, un applauso incredibile va a tutti i partecipanti. Non è dato sapere se con rating diversi la classifica sarebbe diversa. Certo, chi regata con i rating lo sa, i coefficienti sono sempre causa di dubbi: tra le boe o sulle costiere lo sono, chiaramente anche in una competizione come la GSC.
Per questo io ho da subito interpretato la GSC come una competizione per sé stessi, che, a seconda dei casi, è utile per dimostrare o riscattarsi o realizzare un sogno (o tutte le cose insieme).
Spero che ne verranno organizzate altre di GSC, magari questa servirà per migliorare le prossime.
A TUTTI NOI, che siamo professionisti di osservazione del Tracker e nulla di più, resta solo da ringraziare tutti per le emozioni che ci hanno trasmesso con la loro avventura che è finalmente “umana” e molto molto marinaresca.
In una regata cosi lunga, con condizioni marine cosi variabili e intense, conta più il peso e la robustezza della barca dislocante in confronto alla leggerezza della barca planante che solo in pochi casi può avvalersi di queste caratteristiche prendendo però rischi molto maggiori. Il rating applicato mi sembra troppo penalizzante anche se Delamare ha fatto una regata perfetta.