“La mia avventura in barca tra i ghiacci con Jérôme Poncet”

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Jerome Poncet - 5
Dal racconto di Marina Guede sulla barca di Jérôme Poncet: “Durante la traversata, abbiamo ammirato gli albatros volare sopra di noi e vissuto situazioni indimenticabili ancora vivide nella mia memoria, come l’incontro ravvicinato con un grande Iceberg. è stato il nostro primo, da lontano sembrava un grande divano. Fortunatamente per me, a cui piacciono le fotografie dei paesaggi, Jérôme non ha avuto paura di avvicinarsi, dandoci la possibilità di ammirarlo”.

Cronaca di un viaggio indimenticabile in Georgia del Sud con un mito della vela, il grande navigatore Jérôme Poncet. A bordo di un motorsailer di 20 metri, nei ghiacci, circondati da centinaia di migliaia di pinguini, foche, elefanti marini. E iceberg giganti

Testo e foto di Marina Guedes


Sono stata qui con la barca di Jérôme Poncet

In Brasile, mio paese d’origine, venerdì 13 è come il 17 in Italia. Non sono superstiziosa, quel giorno nel Gennaio 2023 rimarrà uno dei momenti più belli della mia vita. Come mai? Semplicemente perché sono riuscita ad arrivare dove ho sempre sognato, la Baia di San Andrea, nella Georgia del Sud. 

Essere tra centinaia di migliaia di pinguini, elefanti marini e altre specie di foche ed uccelli mi ha fatto venire le lacrime. Paura o gioia? Certamente la seconda opzione! Avevo di fianco il nostro Comandante, Jérôme Poncet.

Famoso marinaio francese, è molto conosciuto per il suo epico giro del mondo insieme al compagno di scuola, Gerárd Janichon, più di mezzo secolo fa, sulla storica barca Damien.

Jérôme Poncet, il grande marinaio diventato celebre alla fine degli anni ’60 per il suo epico giro del mondo a bordo del “Damien”, in Georgia del Sud assieme ai leoni marini

Senza dubbio, uno dei più esperti dei mari meridionali. Nel 2016, Jérôme ha ricevuto dalla Famiglia Reale, in Inghilterra, la Medaglia Polare, un importante riconoscimento per i suo contribuito alla scienza in Antartide. Ogni anno, portava ricercatori del Programma Antartico Britanico, aiutandoli non solo sotto l’aspetto logistico, ma in diversi progetti. Inoltre, ha fatto charter con numerosi gruppi di documentaristi, sia della BBC che del National Geographic. 

Anche per un marinaio come lui, che gira da tanti anni quella zona remota e fredda, l’opportunità di tornare laggiù aveva comunque un significato particolare. “Quest’isola è sempre sorprendente e speciale”, mi ha detto, durante nostro primo sbarco. Per Jérôme, dare la possibilità ad altri di visitare questi posti unici, a cui tiene così tanto, è molto più importante di qualsiasi riconoscimento ufficiale.

Il Golden Fleece, la barca di Jérôme Poncet

Il viaggio su Golden Fleece, un robusto motorsailer di 20 metri, era cominciato due settimane prima, nelle isole Falkland, il luogo che il nostro skipper ha scelto come base permanente. Nato nella città di Grenoble, nelle Alpi francesi, si è trasferito nei territori d’oltremare britannici dopo aver girato il mondo in barca. Quando non sta per mare, la sua casa è a Beaver Island, l’isola più ad Ovest dell’arcipelago del Sud Atlantico. Vicino vivono due dei suoi tre figli, le nuore, e il nipote Louis. La sua ex moglie Sally, nata in Australia, abita ora nella capitale, Stanley.

Il Golden Fleece di Jérôme Poncet mentre naviga tra i ghiacci antartici. Per affrontare quelle acque ci vogliono barche “speciali”. Questo motorsailer a due alberi, lungo 20 metri e largo sei, ha lo scafo in acciaio, un elemento resistente e “duttile” in caso di urti con il ghiaccio.

Prima fermata Georgia del Sud

L’ultima visita di Jérôme nella Georgia del Sud era stata due anni prima, a causa delle restrizioni del Covid. Il nostro capitano ha voluto ritornare nell’isola sub antartica e poi scendere lungo la costa Ovest della Penisola Antartica, per cercare di raggiungere il punto più a Sud possibile, che ha finito per essere Giorgio VI sound, a circa 70 gradi di latitudine Sud.


Situata nell’Oceano Atlantico meridionale, 160 miglia a est-sudest dalle isole Falkland/Malvinas, la Georgia del Sud è uno dei luoghi più selvaggi
e inospitali. A Grytviken, principale centro dell’isola, è sepolto il grande esploratore Ernest Shackleton.

Durante la traversata, abbiamo ammirato gli albatros volare sopra di noi, e vissuto situazioni indimenticabili ancora vivide nella mia memoria, come l’incontro ravvicinato con un grande Iceberg. è stato il nostro primo, da lontano sembrava un grande divano. Fortunatamente per me (mi piacciono le fotografie dei paesaggi), Jérôme non ha avuto paura di avvicinarsi, dandoci la possibilità di ammirarlo.

Una settimana è stato il tempo impiegato per coprire le 900 miglia che separavano Stanley dalla nostra prima destinazione. Nell’isola una volta abitata da cacciatori di foche e balene, che ne causarono la quasi totale estinzione, abbiamo passato dei momenti magici, tra i quali i più belli sono stati le incredibili escursioni in montagna e i bagni nell’oceano gelato. Casa della più grande colonia di pinguini reali, che ho sempre sognato di incontrare, la Georgia del Sud è un luogo davvero emozionante.

I pinguini, tra i ghiacci dell’Antartide con il Golden Fleece sullo sfondo

Le specie selvagge non sembrano preoccuparsi troppo della nostra presenza, anzi siamo noi “stranieri” che dobbiamo fare attenzione, rispettando l’ambiente il più possibile. A parte Jérôme, nessuno di noi sei dell’equipaggio era mai sbarcato nell’isola. Dopo tre settimane in un paradiso sperduto, era tempo di partire verso Sud. Appena issate le vele, un gruppo di pinguini si è avvicinato al Golden Fleece, facendo il surf sulle onde per scomparire pochi minuti dopo.

I pinguini a Deception Island, isola vulcanica delle Shetland Meridionali. Si trova a più di 60 miglia a nord-est della penisola Antartica

Dal punto di vista emotivo, devo dire, non è stato facile lasciare quel posto, ma la consolazione era che stavamo facendo prua verso la Penisola Antartica, altro luogo bellissimo.

Ritornare alla fine del mondo

Sono stata nella Penisola Antartica quindici anni fa, a quel tempo come giornalista avevo avuto la possibilità di aggregarmi a una missione del programma antartico brasiliano. La visita veloce mi aveva dato l’idea di quanto fosse incredibilmente bello il continente bianco. Da quel giorno, ho sempre sognato di ritornarci, con calma.

Nel 2020, mi trovavo in Tasmania, Australia. Ero lì dopo avere vissuto in barca nel Sud Pacifico, per quattro anni con mio marito, Diego. L’idea di ritornare nel continente gelato ha cominciato a farsi strada nella mia mente mentre eravamo forzatamente rinchiusi, nel primo periodo di lockdown della pandemia del Covid; perciò, ho deciso di contattare Jérôme. Con grande sorpresa, ha risposto alle mie mail, e così abbiamo cominciato a parlarne.

Uno degli spettacolari iceberg incontrati durante il viaggio in Antartide della nostra reporter Marina Guedes, mentre era a bordo del Golden Fleece, il robusto motorsailer di 20 metri capitanato dal mitico marinaio francese Jérôme Poncet.

Ci siamo sentiti spesso su Skype. Abbiamo chiacchierato riguardo i quattro anni in cui ho vissuto nel Sud Pacifico (la mia prima e bellissima esperienza in barca a vela) ed anche gli anni che ho trascorso nell’Amazzonia Brasiliana, dove lavoravo come giornalista. La mia conoscenza della lingua francese, purtroppo, è minima. Siccome Poncet parla molto bene l’inglese, le nostre comunicazioni si svolgevano senza nessun problema. Sin dall’inizio, mi aveva detto che non avrebbe più fatto charter, e che non aveva progetti di navigazione, ma io gli avevo fatto presente che, se mai avesse avuto l’intenzione di tornare a Sud, sarei stata immediatamente disponibile. Con grande sorpresa, nel mese di luglio dell’anno scorso, Jérôme mi inviò una mail con ottime notizie: “C’è un posto disponibile, se ancora sei interessata…”. Potevo rinunciare? No, davvero!

Se gli chiedi con quale criterio sceglie i suoi equipaggi, Jérôme di solito è molto schietto e diretto: motivazione e flessibilità. Nel nostro caso, essere liberi per due mesi. Non mi pento certo di avergli detto chiaramente che era il mio sogno andare laggiù.

Lontani da tutto

Per fortuna, non abbiamo trovato tantissimi turisti, sia nella Georgia del Sud che nella penisola Antartica. In realtà, ogni volta che avvistavamo una barca, anzi, una grande nave da crociera, cambiavamo immediatamente rotta. Usavamo l’AIS per vedere chi avevamo intorno, ma il nostro non trasmetteva la posizione, un sistema di navigazione molto discreto!

La nostra priorità era evitare posti molto popolari, dove avrebbero potuto esserci turisti, e così godere il paradiso australe in forma ideale: con tranquillità, senza disturbare la fauna e la natura. La navigazione, diversamente da quelle che aveva organizzato in passato, non era un charter: al contrario, abbiamo tutti aiutato nella maniera in cui potevamo, secondo le nostre capacità.

Il più grande iceberg mai visto!

Avvicinandoci alla Penisola, il radar ci segnala una grossa formazione di ghiaccio, ma era difficile capire la dimensione esatta. Ore dopo, avendo il bersaglio ancora sullo schermo,  capimmo che doveva essere lungo almeno 20 miglia. Così fummo obbligati a cambiare rotta drammaticamente, da SW a NE per più di dieci ore. Scoprimmo poi, dalle informazioni ricevute via Iridium, Starlink non era ancora disponibile, che A76A, questo il nome dell’Iceberg, era lungo 73 miglia e largo 15; ed era, al tempo in cui si era staccato dal continente antartico, uno dei più grandi mai registrati, lungo quasi 100 miglia.

Il menù francese di Jérôme Poncet

Il mangiare a bordo non è mai stato un problema. Al contrario, ogni giorno potevamo gustare  pranzi e cene deliziosi. Non c’erano regole ne su chi ne su quando, decidevamo noi, ma di solito Jérôme era il primo a valutare le opzioni, sempre disponibile ai suggerimenti dell’equipaggio. Golosa di latte condensato come sono, non mi posso dimenticare il giorno in cui mi ha proposto, con una latta in mano, di cuocerlo per farlo diventare un vero “ dulce de leite”, un tipico dessert brasiliano e argentino che assomiglia a un crème caramel…fantastico!

In cima all’albero

Oltre che andare a visitare più pinguini possible, il mio desiderio era quello di salire sull’albero per fare delle foto dall’alto, magari con un po’ di ghiaccio intorno alla barca. Ho chiesto a Jérôme se non lo disturbava troppo, se mi avesse fatto sapere quando ci fossero state le condizioni, magari senza vento e con una luce decente, pur sapendo che aveva gia molte cose a cui pensare, e ci mancava solo il mio capriccio. Un giorno avvicinandoci alla costa il vento calò, mi chiamò nella timoneria e disse “vuoi salire? Adesso o mai più!”. Sicuro, ho risposto! Mi affrettai a cambiare gli stivali, mettermi una giacca più pesante e cosa più importante: la macchina fotografica.

Marina Guedes, autrice di questo reportage, sulla testa d’albero del Golden Fleece.

Il cuore mi batteva veloce, a differenza di altre volte, ero sicura che tutta l’attrezzatura fosse pronta, spazio disponibile nella memoria incluso. Salii, con Jérôme alla drizza, con il winch elettrico. Un’altra esperienza indimenticabile. Mi sono sentita di nuovo come una ragazzina!

Mammiferi, grandi e mansueti

Avvistare le megattere è un altra cosa che ha reso il nostro viaggio memorabile. Si avvicinavano così tanto a Golden Fleece che potevamo sentire ogni loro verso, un po’ spaventosi a volte, ma impressionati. Quando si avvicinavano spegnevamo il motore, e tutto quello che rimaneva da fare era godersi il momento.

Una balena “paparazzata” nelle gelide acque antartiche

Amicizia

Come in tutte le avventure di mare, le persone con cui abbiamo passato il tempo finiscono per diventare buoni amici. In questo viaggio nei mari del sud, sono diventate amicizie per la vita. Dopo due mesi su Golden Fleece, mi sento molto fortunata e privilegiata di aver navigato con Jérôme, ed avere imparato molto da lui. In particolare, quanto poco gli interessa l’opinione che gli altri hanno di lui, e quanto sia forte la passione per vedere il mondo con i suoi occhi, a volte con limitatìssime risorse, che però lo hanno portato avere una vita piena di significato. Direi una vera ispirazione!

Programmi per il futuro? Non so ancora! Questo viaggio negli oceani del Sud è stato unico, ed ha bisogno di essere completamente decodificato; vedremo quello che il futuro mi riserva. Se qualcuno ha la curiosità di sentire una puntata divertente, che ho registrato nel mio podcast con Jérôme dopo il nostro ritorno alle Falkland, vi raccomando il Canale chiamato “Maré Sonora”, disponibile su YouTube o Spotify.


Chi è Jérôme Poncet, leggenda vivente della vela

Il capitano del Golden Fleece, il volto scavato dal sale e dagli iconici baffi, è una leggenda vivente della vela. Jérôme Poncet, nato nel 1945 lontanissimo dal mare, a Grenoble, in mezzo alle alpi francesi.

Jérôme Poncet, a destra

Famoso marinaio francese, è molto conosciuto per il suo epico giro del mondo insieme al compagno di scuola, Gerárd Janichon, partito il 25 maggio del 1969, sul Damien, una barca in legno di 10 metri.  Il loro viaggio durò cinque anni e percorsero 55.000 miglia attorno al mondo, passando dai ghiacci della Groenlandia alle calde acque delle Antille. Ne passarono di tutti i colori. Come quando, attraversando una tempesta forza 10 al 56° parallelo sud, la barca si capovolse per tre volte in due ore con loro intrappolati sottocoperta.

Il racconto di Jérôme Poncet da bordo del Damien

I due navigatori lo raccontarono nel numero 5 del Giornale della Vela, nel novembre 1975:

“Per un marinaio è una bella fine. Finire con la propria barca. Abbiamo pronunciato il nostro addio, parole di amicizia. Le lunghe frasi sono inutili fra noi e non siamo qui par fare del cinema…A poco a poco il torpore ci avvolge…mi addormento. Non possiamo agire o reagire perchè non c’è nulla da fare con una barca che ha la chiglia per aria, con l’acqua che penetra non si sa da dove, con la volontà che non esiste già più…Nella cabina del Damien c’è un senso di estraneità.

Un senso capovolto. Provate a immaginare il vostro mondo di tutti i giorni, rovesciato: e voi che camminate sul soffitto, al buio…

Come può una barca vela con una zavorra di 1600 kg rifiutarsi di recuperare immediatamente il suo equilibrio normale? Basterebbe un’inezia affinché il braccio di leva della zavorra entrasse in funzione e facesse ritrovare allo scafo la logica del centro di gravità…la barca si agita: l’acqua che c’è all’interno si mette a sciabordare.

E poi il tumulto e Damien ridiventa Damien e si raddrizza sulla sinistra. è durato un secondo solo, con aggressività selvaggia, come per il grido del neonato all’atto di nascita. Ed è una nascita! Lottiamo febbrilmente contro l’annegamento, l’acqua ghiacciata s’insinua dappertutto. Ci vogliono alcuni secondi per renderci conto che siamo vivi, che la barca galleggia”.

Una volta terminato il viaggio, il Damien è diventato monumento storico francese.

Senza dubbio, Poncet è uno dei più esperti dei mari meridionali. Nel 2016, Jérôme ha ricevuto dalla Famiglia Reale, in Inghilterra, la Medaglia Polare, un importante riconoscimento per i suo contribuito alla scienza in Antartide. Ogni anno, portava ricercatori del Programma Antartico Britanico, aiutandoli non solo sotto l’aspetto logistico, ma in diversi progetti. Inoltre, ha fatto charter con numerosi gruppi di documentaristi, sia della BBC che del National Geographic.  Si è trasferito nei territori d’oltremare britannici dopo aver girato il mondo in barca.

Quando non sta per mare, la sua casa è a Beaver Island, l’isola più ad Ovest dell’arcipelago del Sud Atlantico. Vicino vivono due dei suoi tre figli, le nuore, e il nipote Louis. La sua ex moglie Sally, nata in Australia, abita ora nella capitale, Stanley.

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2 commenti su ““La mia avventura in barca tra i ghiacci con Jérôme Poncet””

  1. Che meraviglia sapere che questo personaggio non solo esiste,ma continua a trasmettere ancor più gioia di quella che mi diede non molto tempo dopo la loro impresa col Damien.
    Raniero Sandrelli

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