Translated9 vittima di Capo Horn. Scafo danneggiato, fermo alle Falkland

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Marco Trombetti, armatore dello Swan 65 Translated9, ha annunciato il ritiro della barca italiana dalla terza tappa della Ocean Globe Race.

Capo Horn ha colpito ancora. “Siamo fuori”. E’ il drammatico messaggio inviato da Translated 9, la barca italiana che si trova in avaria con lo scafo squarciato alle Falkland dopo aver affrontato una tempesta con onde alte 7 metri dopo aver attraversato Capo Horn.

Perché Translated9 si è ritirato

Lo Swan 65 Translated 9 stava partecipando alla Ocean Globe Race, il giro del mondo in equipaggio a tappe senza strumenti elettronici dove si trovava in testa dopo le prime due tappe. Ma la terza, quella di Capo Horn, è stata fatale.

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Lo Swan 65 Translated9 che ha subito gravi danni nella tempesta a Capo Horn

Il 14 gennaio è partita la terza della regata organizzata da Don McIntyre, quella più dura da Auckland (Nuova Zelanda) a Punta del Este (Uruguay), con il passaggio a Capo Horn, che non ha smentito la sua nomea. Mentre Translated si trovava in seconda posizione (ma primo in tempo compensato), dietro al Pen Duick VI di Marie Tabarly, la barca ha iniziato a imbarcare acqua conseguentemente a due danni allo scafo.

Uno, quello in corrispondenza del timone, è risultati non riparabile in navigazione e Translated si è dovuto dirigere verso le isole Falkland-Malvinas.

Una volta giunti nelle calme acque delle sperdute isole contese da argentini e britannici è accaduto l’irreversibile. Il danno allo scafo non è riparabile dall’equipaggio e quindi la barca deve essere alata e questo comporta interventi dall’esterno. Ma il regolamento della Ocean Globe Race che ripercorre l’originaria Whitbread del ’73/74 impedisce di ricevere aiuti esterni. Translated si è così dovuto ritirare dalla terza tappa.

Il “Malingri-Gate”

Non è la prima volta che lo Swan 65 Translated9 fa parlare di sé. Alla fine della seconda tappa, a Auckland, Vittorio Malingri, fino ad allora della skipper della barca, si era dovuto sbarcare per ridurre la penalizzazione inflitta alla barca. Il famoso navigatore aveva portato le vele a riparare in veleria contravvenendo al regolamento che permetteva riparazioni solo a bordo.

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Dal diario di bordo di Translated alle Falkland-Malvinas

Translated9: “Ripartiremo”

Nel drammatico messaggio postato dall’armatore di Translated9 Marco Trombetti viene annunciato il ritiro dalla terza tappa per riparare la barca e prepararsi alla quarta e ultima tappa, quella da Punta del Este a Southampton (UK) . Translated9 non molla.

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8 commenti su “Translated9 vittima di Capo Horn. Scafo danneggiato, fermo alle Falkland”

  1. Giorgio Ardrizzi

    Conoscendo bene gli Swan 65 e soprattutto quella zona, avendovi navigato per molti anni, mi piacerebbe avere notizie certe su come siano andati realmente i fatti.
    Uno Swan 65 è in grado di sopportare grandi tempeste senza grossi problemi.
    Dubito fortemente che un’onda abbia “squarciato” uno scafo del genere ed escluderei un eventuale growler (piccolo blocco di ghiaccio vivo semi galleggiante) perché non arrivano fino all’altezza di Capo Horn e ancora meno un container, visto il traffico inesistente di navi portacontainer in quelle acque.
    Probabilmente hanno avuto una via d’acqua al timone dovuta ad una boccola dell’asse e non certo perché erano a Cape Horn.
    Sarebbe poi interessante sapere perché si siano rifugiati alle Falklands e non a Ushuaia, sicuramente meglio attrezzata per riparare guasti di ogni genere e ricevere eventuali ricambi. A meno che il danno l’abbiano avuto nelle vicinanze delle isole inglesi e non durante il passaggio del Capo.
    Personalmente attenderei notizie certe da parte dello skipper prima di fare affermazioni sensazionalistiche.

    1. Anche io ho navigato per vent’anni su uno Swan 65, ma la zona del timone mi aveva dato problemi, e avevamo rinforzato sia la boccola a scafo, che era controventata solo in senso trasversale e non longitudinale, sia il fondo del pozzetto, con l’approvazione di Granholm, uno dei vecchi del cantiere Nautor, che venne a fare una perizia e una delle prime cose che controlló fu proprio la boccola del timone, che mi confidò essere un punto debole della barca. Con quella modifica ho poi navigato per molti anni senza problemi.

    2. Fabrizio Galletti

      È una avaria da stress prolungato all’attaccatura tra skeg e scafo, giusto dove sta il timone. Lunghe planate a oltre 22kn controllate col timone che, dai e dai… hanno compromesso la resistenza meccanica della zona poppiera.
      Non c’entrano nulla le boccole ne urti.

    3. Caro Giorgio,
      1. se vedi dove si trovavano pquando hanno invertito la rotta , il posto piu vicino era le Falkland.
      2. E’ ovvio che il danno strutturale allo scafo è il risultato dallo sforzo TOTALE NEGLI ANNI sostenuto dallaì barca da quando è stata varata. Poi c’è sempre l’ultima botta che finsce l’opera . Come descritto nell’articolo , e chiaramente visibile seguendo il meteo della regata , la tempesta tosta la hanno presa dopo Capo Horn , tra li ed il punto dove lo scafo si è fessurato ed ha inizato a imbarcare acqua.
      Per capirsi è come un motore con 500.000 km che in una salita sotto sforzo , sbiella. Non ha spellato per la salita ma per il totale dell’usura.
      Ovviamente una barca che ha fatto oltre a tutto il resto, 2 regate intorno al mondo, ha subito parecchi stress. Una barca di serie di adesso, non sopporterebbe neanche 1/3 di questo sforzi.
      Ecco la spiegazione tecnica.
      Un caro saluto
      Enrico Malingri

      1. Beh… sembra una excusatio non petita accusatio manifesta dei Malingri: la barca è stata preparata da voi: se sapevate dell’usura dovevate rinforzarla…. Non credo che abbiate fatto la consulenza per Translated 9 gratuitamente, ma vi sarete fatti pagare profumatamente millantando chissà quali competenze…. Se andiamo indietro nel tempo la vostra incompetenza nel preparare barche da regate è ben evidente nel problema al timone durante la Vendée Globe che Vittorio Malingri ha provato a fare con quel cesso di Moana 60 che ha rotto il timone navigando in condizioni easy. Basta pensare poi alla figuraccia fatta da Malingri per le vele portate in veleria cercando di fare i furbi e negando l’evidenza anche davanti alla giuria… la dice lunga sulla vostra poca affidabilità di famiglia…. Che vive dei ricordi dei vostri “avi”…. La next generation ha solo vissuto del nome facendo “marchette” a destra e a manca con qualche centinaio di velisti italiani meno famosi ma meno pompati dal sistema che ha fatto molto meglio di tutti i Malingri messi insieme e che hanno ancora il coraggio di parlare, a partire da questa risposta a tutte le polemiche che Vittorio Malingri scrive….
        Per cui dovreste chiedere solo scusa all’armatore, all’equipaggio di cui dovete sentirvi responsabili di averli messi in pericolo di vita… ma non lo farete visto che non vi siete fatti scrupolo nel lasciare uno dei membri giovani della vostra famiglia in balia della vostra stessa incompetenza

  2. Francesco Diddi

    Concordo pienamente con Freesail essendo stato anch’io personalmente vittima dell’incompetenza e disonestà di Vittorio Malingri

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