Coppa America cult: Russell Coutts, il vincente distruttivo

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Arrogante, prezzolato, venduto, negli anni Russell Coutts se ne è sentite dire di tutti i colori, e c’è anche da dire che il mitico velista neozelandese, nato a Weelington nel 1962, non ha mai fatto nulla per aggraziarsi le simpatie del grande pubblico, in patria e all’estero. Se esistesse però un vocabolario dedicato solo alla vela, non c’è alcun dubbio sul fatto che alla parola “Vincente” troveremmo il suo nome e, si sa, i vincenti non sempre sono esattamente simpatici al pubblico.

Russell Coutts – Il vincente per natura

L’ascesa velica di Coutts inizia nel mondo della classi olimpiche: fisico imponente, tecnica eccelsa, cattiveria agonistica fuori dalla norma, Russel aveva fin da giovane la stoffa adatta per emergere in una delle più difficili classi olimpiche che siano esistite, il Finn con il quale vince l’oro olimpico nel 1984, a 22 anni.

In quell’epoca la vela professionale non era ancora del tutto sviluppata, anche se la Nuova Zelanda in questo senso è stato un paese che ha anticipato i tempi anche in questo aspetto. Russell entra nell’ambiente della Coppa America, nelle pioneristiche sfide kiwi di quegli anni non ha però nessun ruolo di spicco. L’occasione per mettersi in mostra arriva nella finale di Louis Vuitton Cup del 1992, tra New Zealand e il Moro di Venezia. I kiwi, dopo essere partiti forte, perdono la bussola con l’ “affaire” bompresso, e la barca italiana inizia una rimonta che ribalterà la serie e incoronerà sfidanti ufficiali Cayard&Co.

I neozelandesi avanti per 4-1 perdono una regata dopo l’altra, e al sindacato kiwi non resta da fare altro che tentare la carta della disperazione: sbarcare Rod Davis e lanciare al timone Russell Coutts. L’inerzia della sfida era però ormai tutta a favore del Moro di Venezia e Coutts non riuscì ad evitare la sconfitta. Di li a poco però tutto sarebbe cambiato.

Russell Coutts e l’era Peter Blake

Dopo la sfida del 1992 Sir Michael Fay lascia il testimone della presenza in Coppa America dei neozelandesi e questo viene raccolto da Peter Blake, che vede in Coutts l’uomo giusto attorno al quale fare girare il futuro equipaggio. Con le spalle protette in pozzetto dall’esperienza di Brad Butterworth come tattico e Tom Schnackenberg come navigatore e responsabile del design, Coutts può esprimere tutto il suo potenziale. A San Diego nell’edizione della Coppa America del 1995 si scatena la furia di Russel, grazie anche a una Black Magic, la famosa NZL 32, capace di performare al meglio con il vento leggero e l’onda lunga Pacifica.

Lo score di Coutts è mostruoso: Team New Zealand perde tra LV Cup e AC Match appena una regata, e in finale contro Young America rifila un sonoro 5-0 a Cayard, con distacchi a tratti umilianti per colui che solo 3 anni prima aveva eliminato i kiwi. Il risultato è di portata storica, ad Auckland la parata dell’equipaggio con la Coppa America vede in strada centinaia di migliaia di persone. Il mito di Russell Coutts e degli All Blacks della vela è definitivamente nato.

A farne le spese sarà anche Luna Rossa nel 2000, con un altro secco 5-0 senza appello dove sembrava di rivedere in fotocopia la sfida di 5 anni prima: da una parte una barca troppo più veloce e con un equipaggio siderale, dall’altra una buona barca, bella ma non abbastanza veloce, e un equipaggio molto forte.

Russell Coutts e il grande tradimento della patria

Se dovessimo raccontare il momento in cui la luna di miele tra i neozelandesi e il loro timoniere finisce è proprio in quella finale di Coppa America del 2000. Coutts alza per la seconda volta nella sua carriera la Coppa America, ma ha già in mente qualcosa di diverso per il suo futuro.

Russell ha intuito nei primi anni 2000 che un certo tipo di velisti, quelli con un profilo simile al suo per intenderci, hanno la potenzialità di diventare delle super star come lo sono negli USA i giocatori NBA o in Europa quelli di calcio, anche da un punto di vista economico ovviamente, delle super star insomma. La molla per fare scattare questo processo arriva con l’offerta di Ernesto Bertarelli: tanti soldi per entrare a fare parte di Alinghi e provare a vincere la Coppa America in Nuova Zelanda.

Il 5 dicembre 2001 Peter Blake venne tragicamente ucciso dai pirati, e Team New Zealand rischia di sgretolarsi. Se c’è un errore che Blake fece in quegli anni prima della sua morte fu quello di non prevenire con una norma ad hoc sul vincolo di nazionalità il rischio di diaspora dei suoi talenti verso altri team. E così Coutts, Butterworth, ed altri uomini chiave di Team New Zealand, accettarono la proposta di Alinghi e il risultato, ancora una volta, fu lo stesso.

La finale del 2003 è a tratti atroce per i neozelandesi: una barca troppo complessa e progettualmente acerba, Dean Barker travolto dalle responsabilità alla sua prima esperienza come timoniere titolare (lui che aveva esordito contro luna Rossa), l’esito diventa praticamente scontato. Team New Zealand imbarca acqua con vento forte, rompe lo strallo di prua e anche l’albero durante un’altra regata. Una debacle che apre all’inevitabile 5-0. In Nuova Zelanda Russell Coutts diventa il nemico pubblico numero uno.

Coutts, prima di cambiare ancora aria dietro per uno stipendio ancora maggiore, fa in tempo a vincere ancora una Coppa America a Valencia con Alinghi nel 2009, battendo ancora Team New Zealand ma ritagliando per se stesso un ruolo più manageriale e meno a bordo, dove lascia la ruota a Ed Bird.

Russell e l’era Larry Ellison

L’ennesima giravolta però è pronta, Coutts si accasa in BMW Oracle Racing e appena un anno dopo, nella sfida catamarano contro trimarano, sfila la Coppa America a Bertarelli, dimostrando ancora una volta che è lui a contare e a determinare la vittoria, e non l’imprenditore che lo stipendia. La terza Coppa America segna un cambio di passo nella visione di Coutts, che per il futuro del Trofeo ha idee abbastanza rivoluzionarie.

Idee che mette in pratica per l’edizione del 2012 a San Francisco dove Oracle si presenta da defender. Coutts non è mai a bordo, ma convince il patron di Oracle, Larry Ellison, a puntare tutto sui catamarani come nuova classe per la Coppa. Gli AC 72 diventano dei mostri volanti, e la rimonta di Oracle da 1-8 a 9-8 entra di diritto nella storia del Trofeo. Piange, ancora una volta, Dean Barker, colpito ancora dal suo “padre velico” in una delle più drammatiche edizioni dell’America’s Cup.

Dopo cinque Coppe vinte Coutts appare velisticamente sazio, ma il business è business e, dopo la sconfitta di Bermuda e la rivincita dei neozelandesi con la nuova generazione guidata da Peter Burling, Russell capisce che la sua storia in Coppa America forse ha fatto il suo tempo e decide con Ellison di lanciare il SailGp. Non sarà un successo eclatante, ma la storia Russell, piaccia o non piaccia, l’ha già scritta a caratteri cubitali.

A molti il personaggio non piace e il suo spesso è stato quello che si può definire come Disruptive Business, ovvero colui che con gli affari distrugge il sistema esistente esplorando altre vie. Discutibili i suoi metodi, ma Russell Coutts è la vela moderna. Senza di lui non avremmo le barche di Coppa America volanti di oggi, e senza di lui probabilmente il professionismo velico non sarebbe arrivato a certi livelli. Un vincente distruttivo.

Mauro Giuffrè

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3 commenti su “Coppa America cult: Russell Coutts, il vincente distruttivo”

  1. Giuseppe Solidoro

    Mario Giuffrè questo vostro articolo è strepitoso, un concentrato di quest’ultimi anni di Coppa America dominati dal più grande velista di Coppa America che incrocio’ sul suo cammino il grande progettista D.Peterson RE del concetto di transizione progettuale dalla superficie bagnata alla lunghezza dinamica, R.I.P. grande D.Peterson.

  2. […]dimostrando ancora una volta che è lui a contare e a determinare la vittoria, e non l’imprenditore che lo stipendia.[…]
    Punto.
    Un Professionista che ha vinto tutto e si è inventato un’alternativa alla AC per Nazioni.
    Di distruttivo, se mai, c’è il patto tra i kiwi e Luna Rossa per fargli le scarpe, con l’unico risultato di passare dai monotipo F50 agli scarafoni volanti AC40 made in China e uccidere lo spettacolo. Ottimo affare…

  3. Una nota: nel 2009 non c’è stata alcuna coppa america a Valencia. Quwllo era il 2007. E Russel Coutts è stato licenziato da Alinghi prima della competizione. Russel Coutts non ha mai partexipato in alcun modo a quella competi8one. Anzi Alinghi si è assicurato con una clausola che gli altri teams non potessero assoldarlo.

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