Coppa America cult: la magia nera di Tom Schnackenberg

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Tom Schnackenberg. Foto Yachting NZL.

In questo 2024 ricchissimo di vela l’America’s Cup di ottobre a Barcellona è uno dei piatti forti di un menù che prevede anche le Olimpiadi e il Vendée Globe. Nei prossimi mesi il Giornale della Vela dedicherà una rubrica a personaggi e storie “cult” che hanno scritto pagine di storia della Vecchia Brocca, iniziando oggi, da un progettista che ha letteralmente rivoluzionato la Coppa America con le sue intuizioni.

Il suo nome è Tom Schnackenberg, il baffo più temuto nella storia dell’antico Trofeo, che ha messo più di uno zampino nel crollo del dominio americano durato oltre 100 anni. Andiamo a scoprire perché il suo nome trova ormai posto nella Hall of Fame dell’America’s Cup.

La tigre Tom Schnackenberg

Thomas William Schnackenberg, neozelandese nato nel 1945, fisico, a neanche 30 anni fece parte del gruppo di “tigri” che, con Lowell North, contribuirono al successo mondiale della veleria North Sails, che di li a poco avrebbe fatto il suo esordio anche in Coppa America.

Schnackenberg fu un pioniere nello sviluppo dei software di modellazione applicati alle vele, creando un database di profili che sarebbero stati la chiave del successo suo e uno di quelli della North Sails. Lo sbarco in Coppa America, con Schnackenberg al programma vele e North come skipper,  avvenne nel 77’ con Enterprise, che però non superò la selezione interna al defender americano.

Tom Schnackenberg, il successo in Coppa America

Liberty ed Australian II durante l'atto finale della Coppa America 1983
Liberty ed Australian II durante l’atto finale della Coppa America 1983

Il 1983 per la Coppa America fu l’anno della svolta, e Schnackenberg ebbe un ruolo importante in ciò che accadde a Newport,  Rhode Island.  Il neozelandese era il responsabile vele di Australia II, il sindacato guidato da John Bertrand e Alan Bond, e per i Canguri ideò le primissime vele di prua a taglio triradiale, con l’utilizzo del kevlar. Australia II con questi particolari genoa, e grazie alla famosa chiglia con le alette, centrò l’impresa interrompendo il dominio a stelle e strisce durato 132 anni.

Il legame tra Schnackenberg e la Coppa è però solo agli inizi, in quanto diventerà di li a poco un punto fermo delle sfide neozelandesi. Nel 1995 la seconda “zampata” del baffo: diventato coordinatore del raparto design di Team New Zealand, disegnò le vele ed era il navigatore di NZL 32, la cui carena era a firma Davidson-Peterson. Si trattava della barca timonata da Russel Coutts, la Black Magic con cui i kiwi sconfissero 5-0 gli americani a San Diego e si aggiudicano per la prima volta l’America’s Cup. Il tutto sotto la guida di Sir Peter Blake.

A fare i conti con le intuizioni di Schnackenberg sarà nel 2000 ad Auckland anche Luna Rossa. Schnackenberg era a capo del design neozelandese e firmò con Laurie Davidson la leggendaria NZL 60, Black Magic IV, oltre a disegnarne le vele e a ricoprire il ruolo di navigatore.

Tom Schnackenberg, l’America’s Cup match del 2000 

Team New Zealand, NZL60 e Luna Rossa ITA45. Si nota la differenza netta di forma delle due prue.

In Italia impazzava il tifo per Luna Rossa, con la sua ITA 45, una barca esteticamente bella e armoniosa, velocissima, che sembrava potere impensierire i neozelandesi. O almeno così si credeva in Italia subito dopo la “cerimonia della chiglia”, quando anche il defender era stato obbligato a mostrare, dopo mesi di segreti, l’intero scafo pubblicamente. La prua un po’ tozza di NZL 60, le forme più spigolose, fecero quasi sorridere il pubblico nostrano, ma la doccia fredda arrivò con un perentorio 5-0 a firma kiwi. 

La barca neozelandese, con quella prua spigolosa, riusciva ad aumentare la lunghezza al galleggiamento da sbandata, risultando più veloce in tutte le condizioni. Le alette a prua del bulbo, e non a poppa come si faceva di solito, miglioravano le virate, e il Millenniun Rig, un armo particolare che consentiva di avere un numero minore crocette e di risparmiare peso sull’albero, facevano di NZL 60 una macchina da guerra praticamente imbattibile.

Osservando gli alberi si nota il numero minore di crocette su quello di Team New Zealand

Si può dire che dietro la storia vincente della Nuova Zelanda in Coppa America, dietro le prime sfide di Peter Blake, una figura chiave fosse proprio quella di Schnackenberg, oltre ai più noti Russel Coutts o Brad Butterworth, le super star del pozzetto kiwi. Il neozelandese passò nel 2007 anche da Luna Rossa, ma in un ruolo più secondario, come analista delle performance, e poi ancora con Alinghi e Artemis Racing.

Per le sue intuizioni, per il contributo che ha dato alla storia della Coppa America, prima con la vittoria di Australia II e poi con le sfide neozelandesi, Tom Schnackenberg è uno dei personaggi più influenti nella saga della Vecchia Brocca.

Mauro Giuffrè

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