Coppa America e classi olimpiche: da dove arrivano i nuovi velisti?
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Abbiamo parlato a lungo nelle ultime settimane, a proposito di Coppa America, di come sia in corso una trasformazione del velista tipo che va a caccia della Vecchia Brocca.
Un tempo la Coppa era l’ultimo step della carriera alla quale si arrivava da velisti maturi, salvo alcune eccezioni illustri, dopo un’importante trafila in classi olimpiche storiche come Laser, 470, Finn. Oggi è cambiato il mondo della Coppa America, dall’edizione 2013 in poi le barche sono sempre state foil, ed è cambiato almeno in parte anche quello delle classi olimpiche.
Due classi olimpiche in particolare hanno contribuito a cambiare la tipologia di velisti che arrivano in Coppa America: il 49er che è classe olimpica dal 2000 e il Nacra 17 che lo è da Rio 2016. Barche che hanno contribuito a formare nuove generazioni di velisti abituati alle grandi velocità. Contemporaneamente sono arrivate anche barche singole foil come i Moth, che in realtà ha una genesi risalente agli anni 20′ del ‘900 ma è diventato un foiler solo dopo il 2000. Questi fatti hanno contribuito a formare un nuovo profilo di velisti, che inevitabilmente hanno finito per influenzare anche la storia della Coppa America che nel frattempo stava cambiando pelle passando dalle barche dislocanti al foil.
Coppa America – Da dove arrivano i nuovi velisti
Come avviene storicamente, il livello dei velisti impegnati nella Coppa America è semplicemente siderale. Come raccontavamo, un tempo alla Coppa ci arrivavano i velisti a fine carriera, con molta esperienza alle spalle in classi olimpiche, altura e monotipi, oggi qualcosa è cambiato ma non certo la qualità degli atleti. I velisti della Coppa America oggi sono mediamente più giovani che in passato, con un apporto dalle classi olimpiche che resta importante ma con delle differenze.
Questo anche perché le barche della Coppa America sono di un’altra era e appaiono più adatte a velisti appartenenti alle giovani generazioni, capaci di una chiamata tattica mentre navigano a 40 e più nodi, e capace di leggere il vento in modalità “foiling”, quando non si guardano più le raffiche che sono dietro le spalle ma solo quelle da andare a raggiungere davanti, dato che le barche raddoppiano o triplicano la velocità del vento.
Nacra 17 e 49er sono le due classi olimpiche che negli ultimi tempi stanno offrendo più materiale umano ai team di Coppa America. Lo sa bene Team New Zealand, che oltre ai pluri medagliati del 49er Peter Burling e Blair Tuke, che vantano già due Coppa America in bacheca, ha aggiunto anche l’australiano, con passaporto neozelandese, Nathan Outteridge, per avere la possibilità del doppio timoniere. E di quanto possano essere importanti sugli AC 75 i velisti “volanti” lo sa anche Luna Rossa, che ha pescato a piene mani dalla classe Nacra 17 italiana ingaggiando l’oro olimpico Ruggero Tita e Vittorio Bissaro.
Francesco Bruni invece è il caso del velista di vecchia generazione ma poliedrico, che nella sua storia è passato da barche “classiche” come Laser e Star, ma ha esperienza anche nel 49er (un’Olimpiade) e nel Moth dove regata ad altissimi livelli da tanto tempo.
A proposito di Luna Rossa c’è il tema Gradoni: a 19 anni il giovane timoniere sfugge agli schemi appena descritti. Optimist, un passaggio veloce tra 29er e 49er e poi 470, nessun background particolare a proposito di vela volante, ma un’innata confidenza con i simulatori delle barche di Coppa America che lo ha reso subito importante dentro il team, fino ad arrivare a competere con i senatori per un posto al timone. Del resto Gradoni viene anche dalle generazioni abituati alle consolle e ai videogiochi, non stupisce che con un joystick in mano abbia subito compreso quale fosse la dinamica del “gioco”.
American Magic ha pescato invece per il timone due laseristi con medaglie olimpiche al collo, come Paul Goodison e Tom Slingsby, entrambi però sono stati Campioni del Mondo Moth tre volte a testa (le ultime rispettivamente nel 2017 e 2021), e hanno nel loro background la vela volante.
Coppa America – Il caso Britannia e gli altri team
C’è poi l’eccezione Ineos Britannia, che fin da quando ha iniziato la sua caccia alla Coppa America dall’edizione di Bermuda, ha come leader il pluri medagliato Ben Ainslie, formatosi su Laser e Finn principalmente, ma con esperienza nella Coppa foil a partire da San Francisco 2013 con Oracle. Giles Scott, l’altro leader tecnico del team britannico, è anche lui un finnista.
Due velisti con un profilo più classico rispetto ai rampanti kiwi, o anche alla stesse figure di Luna Rossa. Basta questo per spiegare le difficoltà degli inglesi viste nelle loro partecipazioni? Difficile dire dove finiscano i limiti dei velisti e inizino quelle di un design team che fin da Bermuda 2017 ha avuto difficoltà a consegnare ad Anslie e compagni una barca competitiva.
Interessante anche il background dei velisti di Alinghi Red Bull Racing e dei timonieri in particolare. Lo skipper e timoniere Arnaud Psarofaghis per esempio ha vinto due titoli europei Moth e un bronzo mondiale, ma ha fatto nella sua carriera anche tanti multiscafi tra GC32 ed Extreme 40.
In Orient Express la “quota foil” è rappresentata soprattutto da Quentin Delapierre, che ancora più di Kevin Peponnet ha esperienza sulle barche volanti avendo corso a lungo in Nacra 17.
Mauro Giuffrè
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