INCHIESTA Nautica sostenibile. Cosa c’è di vero oggi? | Prima puntata

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nautica sostenibile
Nautica sostenibile. Il Sunreef 80 Eco è un esempio di imbarcazione ibrida.

Prima puntata di un dossier del GdV per provare a fare un po’ di chiarezza: cosa significa nautica sostenibile? Sicuramente bisogna considerare il processo di elettrificazione che coinvolge tutti gli ambiti della mobilità, la barca è però un oggetto (anzi un luogo) complesso e diverso da tutti gli altri mezzi di trasporto...

Il punto di partenza? Non esiste un “Piano B”, o meglio: “Non abbiamo un Planet B”. Il tema della sostenibilità  è all’ordine del giorno se non alla base, di ogni piano di sviluppo aziendale, nazionale o globale che sia. In fondo lo è anche, o dovrebbe esserselo, alla base di ogni azione individuale. Così è, per fortuna delle le generazioni future.

nautica sostenibile
Nautica sostenibile. Barca elettrica, come gestire l’autonomia?

Certo, il più sostenibile dei mezzi di trasporto è una barca a vela quando naviga spinta dal vento. Ma la questione non è così semplice, circa l’ 85% del parco nautico mondiale da diporto è a motore e anche i velisti hanno sempre bisogno di un motore ausiliario (che poi spesso, dovendo essere onesti, diventa il principale strumento per spostare la propria barca.)

Nautica sostenibile, automotive docet

La strada è già stata indicata e ci  arriva “di rimbalzo,” già decisa ed elaborata da altri ambiti, più grossi e decisamente in anticipo. Primo fra tutti il mondo della auto. La via maestra sarà quella dell’elettrificazione. Una data incombe: dal 2035 non potranno più essere vendute auto nuove con motori endotermici.
Si può essere d’accordo o meno ma, in ogni caso, serve capire cosa questo comporti per il popolo dei velisti e dei naviganti in generale. Quello dell’elettrificazione non è il solo punto da affrontare, ma certamente il primo partendo dalla distinzione: diesel-elettrico, ibrido “marino” o full-electric? 

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Spirit 111 di Baltic, è spinta da un sistema Torqeedo Deep Blue 100i, con propulsore elettrico da 100 kW

Il diesel-elettrico

Nel sistema diesel-elettrico il motore endotermico ha la funzione di gruppo elettrogeno e  fornisce l’energia per far funzionare il motore elettrico che fa girare l’elica. Sulle grandi navi da crociera, per esempio, vengono realizzate  delle vere centrali elettriche che poi riforniscono tutte le esigenze di hotelerie necessarie per migliaia di persone a bordo. Lo stesso modello viene adottato su molti superyacht  a motore, soprattutto dislocanti. Con il diesel elettrico il motore a combustione non è meccanicamente collegato al motore elettrico che muove l’asse dell’elica.

Ibrido in serie

Lo stesso avviene quando viene realizzato un sistema ibrido in serie. Il motore endotermico ha la funzione di gruppo elettrogeno e produce corrente che può essere allocata negli accumulatori o essere direttamente utilizzata dai motori. Qui in più, rispetto al diesel elettrico, c’è la presenza degli accumulatori. Questo sistema è utilizzato principalmente dalle grandi unità da diporto semidislocanti e dislocanti, o navi commerciali. Su imbarcazioni più piccole un sistema simile, con piccoli gruppi elettrogeni che funzionano, per mutuare il linguaggio delle auto, come range extender.

Avator 7.5e - Il fuoribordo elettrico di Mercury
Avator 7.5e – Il fuoribordo elettrico di Mercury

Ibrido in parallelo

Qui il motore endotermico è collegato meccanicamente con l’asse dell’elica, ma tra i due si  inseriscono delle “variabili” elettriche e meccaniche. In questo ambito i vari produttori sia di propulsioni che i cantieri stanno investendo molto. In altre parole, per il mondo della nautica a motore, è qui che si stanno concentrando gran parte dei loro sforzi. C’è una connessione meccanica fra il motore endotermico, il motore elettrico e l’asse dell’elica, il layout di queste connessioni può essere di diverso tipo e consente diversi livelli di funzionamento, per adeguarsi alle esigenze di navigazione (solo elettrico, solo diesel, booster, ricarica, solo hotelerie, sistemi misti e così via..).

Nautica sostenibile. Il Full-electric

Qui si arriva ad eliminare del tutto l’uso dei combustibili fossili, l’energia è immagazzinata a bordo non con combustibili liquidi: gasolio, benzina (esistono poi GPL e gas naturali oppure combustibili gassosi, Metano e  Idrogeno ma le applicazioni nel mondo della nautica, seppur realizzate rappresentano ancora numeri ridottissimi), bensì con accumulatori di energia elettrica, le batterie. È sicuramente la strada più percorsa e più percorribile per il mondo delle barche a vela (soprattutto fino ad un certa dimensione) e, in linea teorica, è anche la più green delle soluzioni, con emissioni zero durante l’esercizio. È però anche quella che comporta due grandi problemi di base: la rete infrastrutturale e l’autonomia. Di entrambi parleremo nel dettaglio nelle prossime puntate.

Il Travel XP di Torqeedo usato per spingere un Beneteau First 21.7
Nautica sostenibile. Il Travel XP di Torqeedo usato per spingere un Beneteau First 21.7

La gestione dell’elettronica di potenza. Al centro di tutto

Al di là di motori, eliche, trasmissioni, combustibili gran parte della battaglia, anche se a molti sfugge, il centro della battaglia “nell’invisibile” mondo dell’elettronica. “Non esiste potenza senza controllo”, citazione stra-abusata, ma che qui funziona alla perfezione: qualsiasi sia la scelta del sistema propulsivo bisognerà poi gestire nel migliore dei modi la potenza. Un controllo intelligente dei sistemi che producono energia a bordo permette di generare ed utilizzare energia elettrica a basso costo e con emissioni ridotte.

Significa gestire in maniera efficiente ed efficace l’interazione tra il modo elettrico e quello diesel e in full-electric consente prima di tutto di immagazzinare e amministrare al meglio l’energia (e magari l’interazione con altre possibili fonti di energia a bordo, come il solare). Diventa quindi vitale il Power Managment System (PMS) l’intelligenza che gestisce le forme di potenza e di energia disponibili. È sempre lei che può garantire sicurezza a bordo, soprattutto in un ambiente, quello marino, molto “aggressivo” verso tutti ciò che di elettrico c’è in barca. E anche di questo parleremo nel dettaglio nelle prossime puntate.

Di Luca Sordelli
Consulenza Tecnica: Paolo Portinari e Mario Bonelli


Nel corso della nostra inchiesta sulla nautica sostenibile affronteremo i temi:

Elettrificazione
– Sistemi di propulsione
– L’elettronica di potenza
– Infrastrutture
– Stoccaggio
Sostenibilità nel processo progettuale
Obiettivo? L’efficienza ed economia circolare
– carene
– materiali
– propulsioni (elettrico per forza?)
– accessori
– pensare allo smaltimento finale
– simbiosi con il processo di produzione aziendale
Gli impianti (i cantieri):
–  tecniche di costruzione
– organizzazione dei siti produttivi
– fonti di energia…
Lo smaltimento
– Come si fa?
– Dove si fa?
– Chi lo fa?

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1 commento su “INCHIESTA Nautica sostenibile. Cosa c’è di vero oggi? | Prima puntata”

  1. Non esiste nulla di sostenibile nella nautica da diporto. Solo per produrre uno scafo, tra fibra di vetro, resina, carbonio si producono scarti di lavorazione e sostanze inquinanti. Per non parlare delle anti vegetative e dei prodotti usati per la manutenzione… L’impronta ecologica che lascia una barca a vela, nuova, di un velista medio nel nostro paes nne (che mettendo insieme i giorni esce con la sua barca non più di due mesi l’anno) è enorme. Per non parlare poi dello smaltimento dei vecchi scafi… Qualcuno li affonda altri li lasciano marcire in qualche piazzale..

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