I 5 più devastanti uragani degli ultimi anni in Italia e in Mediterraneo
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Si chiamano “medicane” e hanno stessa origine, forma e potenza distruttiva degli uragani tropicali. Solo che avvengono da noi in Mediterraneo e ormai velisti e naviganti li conoscono bene. Ecco i 5 più devastanti che hanno colpito l’Italia negli ultimi 30 anni.
Un tempo ai velisti giramondo bastava consultare un qualunque portolano o una guida nautica per scongiurare il pericolo di incontrare uragani e tempeste tropicali sulla propria rotta in una certa stagione. Erano indicazioni molto precise e assolutamente affidabili sulle quali si giocava la sicurezza di navigazioni e scali.
Da molti anni purtroppo non è più così, visto che questi eventi meteorologici devastanti ormai si moltiplicano a dismisura nell’arco di tutto l’anno, sono sempre più potenti ed estendono i loro confini ben oltre le aree tropicali dove di norma avevano origine in passato.
L’uragano “Otis” devasta yachts e marina di Acapulco
L’ultimo fenomeno virulento in ordine di tempo è l’uragano “Otis” che in questi giorni si è abbattuto nelle acque di Acapulco, in Messico, distruggendo centinaia di yachts ormeggiati nelle baie lungo costa e nei marina, oltre ad avere raso al suolo case, strade e infrastrutture. Non sono mancate anche decine di vittime. Sul territorio è intervenuto l’esercito per salvare le persone e mettere in sicurezza edifici e abitazioni.
L’uragano “Otis”, classificato di categoria 5, era stato era stato ampiamente annunciato dal National Hurricane Center (NHC), ma la realtà è andata ben oltre le previsioni. I venti hanno soffiato a 150 nodi, con raffiche fino a 190. Alcune riprese aeree dell’area di Playa Larga, molto frequentata da turisti e diportisti, danno un’idea della devastazione che è stata in grado di generare questa tempesta.
GUARDA IL VIDEO DI ACAPULCO
Anche il Mediterraneo non è al sicuro dalle tempeste
Ma non sono però solo i paesi e i mari tropicali ad essere colpiti da uragani, cicloni e tempeste. Lo stesso Mar Mediterraneo che in passato era in gran parte risparmiato da tali fenomeni distruttivi, ormai da diversi anni non è più una zona sicura. Lo sa bene chi vive sulla terraferma e lo sa ancora meglio chi naviga in queste acque. Ma quali sono le differenze tra un ciclone tropicale e uno mediterraneo? Nella realtà, ben poche, come ci dicono i meteorologi, a parte il nome.
Gli uragani del Mediterraneo in gergo vengono chiamati “Medicane”, un termine che è la crasi di “Mediterranean Hurricane” oppure “Tropical Like Cyclone (TLC). Proprio come le tempeste tropicali, anche questi sono sistemi di bassa pressione caratterizzati da forti precipitazioni e venti intensi in cui è possibile riconoscere un piccolo e ben delineato “occhio” al loro centro.
Regate italiane famose investite dai tornado
I Medicane o TLC nascono come i normali uragani e traggono energia dal mare sempre più caldo. Una volta che il vortice si forma, la potenza dell’uragano si alimenta dal flusso di calore e di umidità fornito dal mare e scatena venti potentissimi che si scaricano sulla superficie marina fino a raggiungere la terraferma con gli effetti devastanti che conosciamo.
Da quando sono disponibili previsioni, studi e osservazioni satellitari, sono molti i casi documentati di Uragani in Mediterraneo. Chi segue il mondo delle competizioni veliche ricorderà sicuramente tempeste storiche, come quella che sconvolse la Giraglia del 2016 con decine di barche soccorse dagli elicotteri di notte, alberi e timoni distrutti e purtroppo 3 vittime tra i partecipanti. Altre tempeste clamorose sono state quelle del Trofeo Gorla sul Lago di Garda nel 2003 con venti a 70 nodi e della Barcolana del 2000 quando la Bora soffiò a 60 nodi.
Negli ultimi anni tuttavia anche in Italia sono stati registrati eventi meteorologici di portata tropicale quanto a potenza distruttiva ed effetto sorpresa. Sono almeno 5 quelli che hanno spazzato e devastato le nostre coste, con danni ingenti a flotte di yachts, marina e cantieri. E in qualche caso provocando anche alcune vittime. Eccoli in ordine cronologico e accompagnati da immagini che danno l’idea della forza della natura che hanno sprigionato.
La “tempesta perfetta” in Emilia Romagna, 2023
In ordine di tempo l’ultimo fenomeno catastrofico dal punto vista meteorologico avvenuto in Italia è stato quello dell’Emilia-Romagna del 2023. Nei giorni dal 2 al 17 maggio un pesante fronte meteorologico occluso di origine atlantica, alimentato a sua volta da un ciclone mediterraneo, ha generato sulla regione piogge persistenti, allagamenti, straripamenti e frane. Ad aggravare la situazione è arrivato anche un vortice depressionario afro-mediterraneo, insomma una sorta di “tempesta perfetta”, mai accaduta prima d’ora.
Sulla costa il mare ha invaso la spiaggia, fino agli stabilimenti balneari, e alcuni fiumi in piena hanno tracimato. Centinaia di barche hanno rotto gli ormeggi e si sono riversate in mare o fracassate sugli scogli. I comuni marinari sono stati quelli più colpiti, tra cui Gatteo a Mare, il Porto Canale di Bellaria e Igea Marina. Ma anche Cervia e Milano marittima.
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L’uragano “Derecho” distrugge la Corsica, 2022
Un altro evento atmosferico violento e distruttivo mai prima d’ora registrato da alcun servizio meteo è stato l’uragano “Derecho” che ha spazzato la Corsica il 18 agosto scorso del 2022. Fu una forte burrasca, improvvisa e assolutamente non prevista, nemmeno dai professionisti di Meteo France che colpì la parte settentrionale dell’isola con una violenza inaudita facendo molti danni e provocando lo spiaggiamento di molte barche. Chi c’era, in navigazione oppure ormeggiato in baia, lo ha descritto come un inferno: venti a oltre 100 nodi, pioggia massiccia, visibilità azzerata.
Nell’arco di 24 ore furono effettuati 110 soccorsi in mare. La maggior parte di questi per salvare barche danneggiate, spiaggiate o finite a scogli, 48 in totale. In tali operazioni di soccorso, che hanno coinvolto 6 elicotteri e tutti i mezzi nautici disponibili, sono state assistite 500 persone tra gli equipaggi delle barche, tra cui 12 feriti (2 molto gravi) e 2 vittime.
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La tempesta “Vaia” mette in ginocchio Rapallo, 2018
Onde giganti anche 9 metri, venti oltre i 90 nodi, porti e città in ginocchio furono il risultato della tempesta “Vaia” che colpì la Liguria tra il 28 e il 29 ottobre del 2018. I meteorologi nell’analisi climatica individuarono un vortice, formatosi a Sud delle Baleari, che andò via via approfondendo a causa di un potente “jet streak”, ovvero un intenso forte vento in quota che soffia oltre i 10.000 metri di quota associato a forti perturbazioni. Tale vento in quota funziona come una sorta di aspiratore: risucchia l’aria dal basso e crea un calo della pressione al suolo.
Quella di Rapallo fu una delle coste più colpite. Addirittura crollò la diga del Porto Carlo Riva e il mare cominciò a filtrare all’interno del porto strappando dagli ormeggi le imbarcazioni affondandole o scaraventandole sulle strade della cittadina. Le immagini di quei giorni descrivevano uno scenario surreale, come un gigantesco vero cimitero di barche a cielo aperto. Per fortuna il Porto Carlo Riva, oggi, è pronto a nuova vita.
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L’alluvione colossale di Bocca di Magra, 2011
Era il mattino del 25 ottobre 2011 quando una perturbazione di proporzioni colossali investì le provincie della Spezia e di Massa e Carrara. In meno di 6 ore si scaricano 542 millimetri d’acqua con il risultato che i fiumi Vara e Magra straripano impetuosamente. Il primo uccise 7 persone, il secondo spazzò via tutto causando danni per decine di milioni di euro, specialmente alle marine e ai cantieri di rimessaggio sulle sponde.
Lo scenario era da apocalisse: yachts distrutti dalla furia dell’acqua, pontili strappati, rottami di barche accatastati contro il ponte della Colombiera, nel frattempo irreparabilmente danneggiato dall’ondata di piena. Altre imbarcazioni trascinate dal fiume riuscirono a oltrepassare il ponte e finirono in mare preda dello sciacallaggio di gente senza scrupoli.
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Il piccolo ciclone “Zeo” che tenne in scacco la Sicilia, 2005
Tra i più violenti medicane che ha conosciuto l’Italia negli ultimi anni c’è infine “Zeo” che nel dicembre del 2005 si formò tra il Canale di Sicilia e il mar Libico. Fortissimi venti orientali e piogge alluvionali investirono la Sicilia, malgrado l’occhio del ciclone era posizionato più vicino alle coste africane. I barometri toccarono i minimi di 995hPa e gli esperti di Meteomed affermarono sorpresi: “Pur non raggiungendo la forza e la dimensione degli uragani tropicali, la sua somiglianza nella forma ha dell’incredibile.
La perturbazione causò danni ingenti sia sulla terraferma che lungo la costa a causa delle mareggiate, molte barche e yachts affondarono e ci furono anche diverse vittime. Oltre a venti tempestosi e piogge intense, furono avvistati coni tornadici esattamente come quelli tropicali.
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