Si parla tanto delle auto che devono entro il 2035 ridurre drasticamente le emissioni nocive, non si parla mai di cosa accadrà per le barche da diporto e la nautica.
Nautica più pulita. Come?
Finalmente un po’ di chiarezza arriva da un rapporto chiamato “Percorsi di decarbonizzazione per l’industria della nautica da diporto” presentato in questi giorni ad Amsterdam dall’ICOMIA (International Council of Marine Industry Associations) in occasione del METS, la più importante fiera dedicata agli accessori della nautica.
Il rapporto, che analizza le barche sino a 24 metri, è chiaro nella sua indeterminatezza. Suggerisce solo i percorsi possibili per ridurre “sino al 90%” senza compromettere la distanza che una barca può percorrere o le sue prestazioni.
Abbiamo cercato di capire quali sono i suggerimenti contenuti nel rapporto, utili a ripensare il mondo della nautica da diporto quando ci saranno, perché arriveranno, norme più restrittive rispetto alla libertà assoluta che regna oggi.
I punti principali del percorso di decarbonizzazione della nautica secondo “Percorsi di decarbonizzazione per l’industria della nautica da diporto” sono:
– Combustibili più puliti da subito. Si parla convertire l’attuale carburante derivato dal petrolio con, carburanti rinnovabili “drop in” (combustibile ottenuto convertendo una pletora di tipi di biomassa in bio-petrolio simile al greggio, ndr).
Nei paesi del nord Europa sono una realtà da tempo. Per i motori endotermici attuali non cambia nulla, non c’è bisogno di alcuna modifica. Ma questi carburanti, che sono prodotti utilizzando energia rinnovabile, attualmente non sono praticamente distribuiti nei paesi mediterranei.
– L’idrogeno, un’utopia? L’Idrogeno è una tecnologia emergente e un’altra potenziale “carburante” perfetto per ridurre le emissioni di carbonio delle imbarcazioni. Ma è talmente lontana una seria e consistente produzione industriale di idrogeno che rimane un bel progetto senza consistenza pratica. Senza dimenticare che non è solo una questione di carburante, il propulsore ad idrogeno è ancora lontano da essere prodotto in serie.
– Propulsione elettrica, si ma… La ricerca sfata alcuni miti riguardo alla propulsione elettrica. Ad esempio afferma che è improbabile che i tipi di imbarcazioni con ridotto utilizzo con i sistemi elettrici a batteria producano una riduzione delle emissioni di gas serra rispetto al motore a combustione interna. Inoltre, riguardo alle batterie, è importante notare che le prestazioni della batteria diminuiscono nel tempo, indipendentemente dall’utilizzo. Con un impatto negativo, soprattutto sulle imbarcazioni che hanno una lunga vita, ma non vengono utilizzate frequentemente. Queste richiedono diverse sostituzioni della batteria nel corso della loro vita. E le batterie esauste sono una grandissima fonte di inquinamento.
– Soluzione ibrida, l’ideale. Il rapporto fa una scelta netta, il meglio per la decarbonizzazione è la soluzione ibrida, elettrico/combustione interna, con l’aggiunta dell’uso di carburanti rinnovabili. Offrono il masismo potenziale per ridurre le emissioni di carbonio delle barche in determinati scenari, vale a dire le barche utilizzate per periodi di tempo più lunghi e per distanze maggiori. Di conseguenza, la tecnologia ibrida offre il massimo potenziale di riduzione delle emissioni per le imbarcazioni utilizzate per il noleggio e altri ambienti ad alto utilizzo.
Nautica più pulita, quando arrivano gli incentivi?
La Ricerca pone l’accento su un punto dolente. Perché non ci sono incentivi per la nautica da diporto per realizzare la decarbonizzazione, come avviene in altri settori, come quello dell’auto? La ricetta proposta è quella di crediti d’imposta in ricerca e sviluppo e degli investimenti per migliorare la densità delle batterie elettriche e la ricerca sull’idrogeno che può essere applicata all’ambiente marino.
Per saperne di più: https://propellingourfuture.com/
3 commenti su “Nautica più pulita? Cosa fare e non fare per le barche da diporto”
Giusto incentivi per fuoribordo elettrici, sicuramente piu effettivi dei monopattini!!
Io ho iniziato ad utilizzare il gasolio HVO. Purtroppo ancora nei distributori dei marina è pressoché introvabile, ma è comprensibile dal momento che è sul mercato da pochissimi mesi. Con 80 litri di serbatoio posso andare di taniche e ho la fortuna di avere un distributore che lo propone a breve distanza dal mio luogo di ormeggio (e pure al momento a 10 cent in meno rispetto al diesel normale). Di fatto al momento questa sarebbe la scelta in assoluto più realistica ed ecologica in assoluto per chi ha un’imbarcazione a vela o a motore diesel (abbattimento emissioni tra il 60% e il 90% rispetto al gasolio di origine fossile, considerando l’intero ciclo dalla produzione al consumo), anche paragonata all’elettrico e praticamente attuabile senza affrontare investimenti. Inoltre non presenta i problemi che hanno sia il gasolio fossile sia il bio in termini di stoccaggio nei serbatoi (fino a 10 anni) senza dare origine alla proliferazione di funghi e morchie. E in più non puzza (è essenzialmente inodore). Spero sia rapidamente reso disponibile in tutti i porti e marina italiani e non solo (qualcosa ha incominciato a muoversi).
Altri tipi di carburante sono certamente auspicabili, in specialmodo se non di origine fossile, cos’ che la CO2 non aumenti nell’atmosfera. Io con la barca a vela consumo circa 100 litri di gasolio all’anno vacanze comprese, ma comunque i grandi consumi sono sulle barche a motore, credo che anche la riduzione delle potenze in gioco sia importante. In una barca a vela da 46/48 piedi normalmente vi è un motore sui 70 cavalli circa, ho un’amico che ha un 47 piedi a motore con due Cat da 375 cavalli l’uno e ogni pieno sono 2700 litri.
Diminuire la potenza vuole anche ridurre i consumi.