Luca Rosetti si racconta: “la Romagna mi ha portato in Oceano”
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Luca Rosetti è la nuova stella della vela italiana, il suo successo alla Mini Transat 2023entra di diritto in una delle imprese storiche, dato che sono pochissimi i non francesi a potersi vantare di avere vinto questa regata. Il romagnolo, di origini bolognesi, bissa il successo di Beccaria del 2019 e lo fa in rimonta, con una seconda tappa d’attacco, andando a dominare e recuperando le 15 ore di ritardo che aveva alla fine della leg 1.
Nato nel 1995, bolognese di origini romagnole, va a vela fin da bambino e ha scoperto le regate intorno ai 10 anni. Da adolescente si muove tra Optimist e Laser, dove assaggia i primi campi di regata. Il suo amore per la vela oceanica è però, come ci ha raccontato, molto legato alla Romagna, dove tutto per lui è iniziato. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente a Saint François per farci raccontare le impressioni a caldo dopo l’impresa e conoscere di più questo ragazzo che ha stupito molti.
Ciao Luca, come ci si sente ad avere fatto la storia? Come stai a pochi giorni dalla fine della seconda tappa e dalla tua vittoria?
“Sto molto bene, sono arrivato al traguardo in buone condizioni fisiche, anche se ho avuto un momento di blackout, ed è stato quando mancavano ormai poche miglia al traguardo della seconda tappa. Non ero stanco fisicamente ma mentalmente, perché dopo 12-13 giorni di navigazione con le rotazioni dell’Aliseo e le strambate non riuscivo più a essere sicuro di come ero posizionato rispetto alla flotta. Come sapete abbiamo delle regole che non permettono di conoscere le coordinate delle altre barche.
Immaginavo che tutti fossero più a sud, e a un certo punto con la rotazione del vento ho avuto paura di essere troppo a nord e di vedere incrociare molte barche davanti a me. In questa fase finale ho avuto un momento di crisi quasi isteriche e di pianto, ho avuto paura di perdere la regata e mi veniva di prendere la barca a pugni ma era anche la stanchezza mentale che mi annebbiava, perché nella realtà poi ho anche riguadagnato miglia nel finale. Quando mi hanno dato l’ultimo aggiornamento meteo e avevo 50 miglia da coprire e 60 di vantaggio ho solo deciso che non dovevo dire più niente e pensare solo ad andare avanti e non fare dei danni.”
Per molti sei stato una sorpresa, e per te?
“Per me onestamente no. Partivo con la consapevolezza di poterla vincere, sapevo di essere uno dei più veloci della flotta, ero andato sempre a podio o in top 10 nelle regate di avvicinamento, ed ero uno dei pochi della flotta che aveva già fatto la Transat. Magari non avevo ancora vinto una regata in stagione, ma mi sentivo di potere fare la differenza su alcune cose.
Durante la prima tappa fin dalla partenza ho avuto la conferma di essere competitivo, ero andato in testa e ci ero rimasto più o meno fino al Portogallo, li ho capito di essere veramente veloce e anche solido tatticamente anche se la leg 1 poi è finita male”.
Facciamo un passo indietro, il tuo primo ricordo in barca?
Il primo ricordo in assoluto in barca a vela sono io che piango a causa delle botte in testa del boma sull’Optimist. Mia nonna ha una casa a Lido di Classe vicino a Milano Marittima, dove ho fatto il primo corso di vela a 8 anni. Quasi subito mi è venuta la curiosità delle regate e mi sono spostato al Circolo della Vela Cervia. Le regate in Optimist sono diventate da zonali nazionali, a un certo punto internazionali, poi c’è stato il Laser anche a livello internazionale, fino all’Under 19. E ho fatto anche un po’ di match race. Questo prima che mi scattasse la passione per la navigazione d’altura.
C’è stato qualche navigatore, presente o passato, che ti ha ispirato su questa strada o continua a farlo?
Sono stato sempre appassionato delle letture di diari di bordo riguardanti traversate e navigazioni lunghe. Leggevo i racconti di Soldini, che sicuramente sono stati tra quelli che mi mi hanno iniziato ad affascinare. Io sono nato a Bologna, ma credo che parte della mia ispirazione e attrazione verso la vela oceanica arrivi anche dalla Romagna. Un po’ perché sono grande amico di Matteo Rusticali (altro minista n.d.r.), che è stato il mio primo istruttore di vela. Un po’ perché quando Michele Zambelli organizzò la RiMini 650, con un amico noleggiamo un Mini e ci lanciammo all’avventura: senza sapere molto, ci perdemmo anche ma alla fine arrivammo terzi, senza sapere come. Fu una regata orribile, non sapevamo fare nulla, veramente indecenti. Ma il fatto di arrivare terzi mi lasciò una sensazione strana, quindi ho detto facciamone un’altra. Ed è iniziata un po’ così, quasi per gioco.
Avevo conosciuto Lorenzo Gervaso che mi prestò la 342 con cui ho fatto la prima Transat. All’arrivò della prima dissi voglio rifarla, ma vivendo ed allenandomi in Francia con i migliori. Poi ci fu il Covid, i ritardi con gli sponsor e i rinvii. Ho ripreso a pieno ritmo nel 2021 con Luca del Zozzo e Race=Care, associazione con cui facciamo beneficenza e che mi supporta in questa sfida, e da li è ripartito tutto.
Tornando alla domanda su chi mi ha ispirato rispondo quindi che Soldini mi ha fatto scoprire la vela oceanica. L’Oceano però è più vicino alla Romagna di quanto si possa pensare, e con Del Zozzo, Rusticali e Zambelli ho sentito veramente il suo profumo, e mi hanno spiegato che potevo farcela, anche con poche risorse.
Cosa sogna per il futuro Luca Rosetti?
Ho già iniziato a lavorare su un progetto in Class 40. Alcuni miei sponsor dovrebbero seguirmi, altri spero si aggiungano. Con un mio partner, Cel Components, vorremmo che una barca futura potesse essere anche un laboratorio su cui studiare l’applicazione di nuovi materiali. Nel frattempo che la cosa prende corpo voglio andare subito a navigare in Class 40 come equipaggio o co-skipper nel frattempo, per entrare nelle dinamiche di queste barche , poi arriverà anche il mio progetto.
Ti senti più un regatante o un navigatore?
Io sono un regatante che sta imparando a essere un marinaio, è questa la mia dimensione. In barca mi piace andarci per fare le regate.
Mauro Giuffrè
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