Oggi e ieri. Quando gli italiani in Oceano erano medici, assicuratori, operai e artigiani
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In questi giorni di Transat Jacques Vabre (la regata transatlantica in doppio, da Le Havre alla Martinica, per un totale di 4500 miglia) si è parlato tanto di “onda oceanica italiana”.
L’onda oceanica italiana di oggi…
E’ sicuramente un grande risultato per l’Italia aver avuto cinque skipper (Giancarlo Pedote, Ambrogio Beccaria, Alberto Bona, Andrea Fornaro, Alberto Riva) e un co-skipper (Pietro Luciani) sulla linea di partenza della Jacques Vabre tra Class 40 e IMOCA 60. Sei nomi di veri e propri professionisti che rappresentano la punta di diamante di un intero movimento di velisti italiani che stanno sviluppando progetti legati alla vela oceanica al punto di poter parlare di un nuovo fenomeno azzurro composto da marinai, progettisti, cantieri e tecnologia made in Italy.
…e quella di ieri
Ma c’erano tempi in cui l’Italia schierava sulla linea di partenza di una delle regate oceaniche più dure ben 19 coraggiosi solitari. Stiamo parlando della Ostar (Royal Western Observer Singlehanded Transatlantic Race) del 1976. Altri tempi, certo (la Jacques Vabre, nata nel 1993, era ancora lontana).
Dove il professionismo come lo intendiamo oggi, nella vela, era distante anni luce e chi partecipava a queste grandi transatlantiche (la Ostar si correva tra Plymouth e Newport, 3000 miglia di Atlantico) lo faceva, soprattutto, per spirito d’avventura e per pura passione. Pochissimi velisti facevano i velisti nella vita.
I magnifici 19 solitari a caccia dell’oceano. Per passione
Siamo andati a scartabellare nel nostro polveroso archivio e abbiamo trovato la lista dei “fantastici” 19 iscritti all’edizione 1976 (di questi, poi, 11 si presentarono sulla linea di partenza), in un articolo dal titolo splendido “Solitari ma bene accompagnati”.
Su barche che oggi sarebbero considerate dei piccoli cruiser (Show 29, Caipirinha, Dufour Sortilege, Impala 35…), ecco chi erano i medici, operai, assicuratori, artigiani, venditori di auto, architetti e studenti pronti a mettersi in gioco in Atlantico e sfidare i mostri sacri Tabarly, Colas, Gabbay, Blyth… Vi scriviamo anche l’età che avevano all’epoca e come andò la loro regata che vide al via 125 solitari: 121 uomini, 4 donne. Tra cui la nostra Ida Castiglioni.
Edoardo Austoni. Milanese, chirurgo urologo all’epoca 24enne, a bordo del Dufour Sortilege Chica Boba. In regata, si vede attorcigliare i frenelli del timone e deve improvvisarsi sommozzatore al 50° parallelo nord. Ce la fa, tra mille problemi e turni massacranti al timone. Arriva al 41mo posto.
Silvano Bessi. Triestino, operaio tornitore, 54 anni. Si costruì in due anni un 9,60 m di Sciarrelli per la Ostar. Non si qualificò e non partecipò, alla fine.
Carlo Bianchi. Nato a Cremona, 55 anni nel 1976, ingegnere. Partecipava perché riteneva la Ostar “un’occasione per vivere giornate impegnative in mare”. Arriva in dodicesima posizione overall (primo degli italiani) sul suo Venilia, in 29 giorni e 15 minuti.
Ida Castiglioni. Architetto milanese di 29 anni. L’unica donna italiana iscritta con l’Impala 35 Eva, arriva 42ma, subito dietro in overall a Austoni, quarta degli italiani.
Enrico Contreas. Romano, 34 anni, grande specialista e progettista di catamarani. Uno dei tre skipper papabili del catamarano Mattia 36 da lui progettato oltre a Sironi e Venturin. Non riuscì alla fine a qualificarsi, come Sironi e Venturin.
Corrado Di Majo. Da Torino, 22 anni, allora studente in giurisprudenza. Alla Ostar con lo Swan 37 Tikka III. Per finanziarsi, nel 1975 percorse 4000 miglia facendo charter in Mediterraneo. Chiude in 61ma posizione dopo 44 giorni, tre ore e 47 minuti.
Ambrogio Fogar. Milanese, assicuratore 35 anni, celeberrimo all’epoca dopo il suo giro del mondo da est a ovest con il suo Surprise. Partecipa con il suo catamarano Spirit of Surprise ma è costretto al ritiro dopo la rottura delle giunture degli scafi.
Mario Franchetti. Romano, 50 anni, grande esperienza di navigazione. Avrebbe partecipato alla Ostar con il cutter di 16 m (progetto di Sciarrelli) Coconasse, se un brutto incidente stradale non gli avesse tolto la vita.
Edoardo Guzzetti. Nato a Saronno, 45 anni, venditore di automobili e barche. Grande esperienza, fu anche alla Whitbread con il Tauranga di Pascoli. Era a bordo del Namar V, cutter in legno di 12,50 m di Sciarrelli. Purtroppo un colpo di vento gli spezza il timone a vento e gli causa un grosso buco sulla poppa.
Doi Malingri. Torinese, 39 anni, ex dirigente industriale, poi velista a tempo pieno, fece il primo giro del mondo con il CS & RB. Con il CS&RB II Busnelli (18,30 m), si era presentato alla Ostar. Si ritira perché sbatte contro una nave e si ritrova alle Azzorre.
Paolo Mascheroni. Monzese, 24 anni, istruttore di Caprera, già sul CS & RB di Malingri alla Whitbread. Alla Ostar su un Barberis Show 29 progetto di Jezequel. Va forte, ma in Atlantico la forza del mare lo costringe al ritiro per danni alla barca.
Massimo Paolucci. Ventisei anni, chirurgo a Pavia. Alla Ostar era a bordo dell’Optimist, 11,45 m progetto di Dick Carter. Non completerà la qualificazione e non parteciperà.
Mario Pirri. “Non risulta abbia esperienze di vela oceanica”, scriveva il GdV. Partecipa con l’Aleph, 16 m di barca. E infatti non si qualificherà.
Angelo Preden. Da Bassano Del Grappa, 27 anni, artigiano, partecipa con la barca che era destinata allo scomparso Giulio Ramoni: il Caipirinha, sloop di 9,15 m disegnato da Davide Castiglioni. Arriva 62mo, ultimo degli italiani ad aver compiuto la traversata.
Ernesto Raab. Milanese, 42 anni, titolare di un’azienda di meccanica. Alla Ostar con lo Swan 41 Carina con albero in alluminio rinforzato. Chiude in 26esima posizione, secondo degli italiani.
Claudio Regoli. Milanese, 32enne, studente e insegnante di arti marziali. “Vado non per mettermi alla prova. Ma per dimostrare che chiunque può farcela ad andare dall’altra parte del mondo”. Ritirò la sua partecipazione e non prese parte dalla regata.
Paolo Sciarretta. Da Pavia, 36 anni, tecnico di computer (allora “calcolatori elettronici”). Partecipa con una barca progetto di Scattolin, realizzata dal cantiere FBC di Chioggia, uno sloop in vetroresina di 13,30 m, il Valitalia 45. Si ritira.
Paolo Sironi. Milanese, 24 anni, laureando in geologia. Con il Mattia 36 di Contreas (Contreas, Venturin, Sironi. Solo uno dei tre avrebbe timonato il catamarano) non riuscì a qualificarsi e a partecipare perché lo stesso Contreas non riuscì nell’impresa.
Giampaolo Venturin. Milanese, 35 anni, titolare di un’impresa di trasporti. Terzo dei possibili skipper del Mattia 36, ma una volta saltata la qualificazione di Contreas non partecipò.
A cura di Eugenio Ruocco
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3 commenti su “Oggi e ieri. Quando gli italiani in Oceano erano medici, assicuratori, operai e artigiani”
Perché non ricordare la “Marta’ gozzo di 8 metri , che ando’ e torno ‘ dal Brasile, e che al ritorno fece la rotta nord ( non sono sicuro),ma fu la prima imbarcazione di quella misura a farlo.
Grazie del ricordo, il nome corretto è Giampaolo Venturin (sbagliato entrambe le volte, sigh). Partecipò all’edizione successiva, quella del 1980, con una barca minuscola: il Cecco 8.
Buongiorno Valeria, grazie per l’appunto, ci era sfuggita una lettera nel 1976… come oggi! Buon vento dalla redazione del GdV!