Jacques Vabre: partenza nella burrasca, Class40 e Ocean50 su Lorient. Stop agli IMOCA
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Jacques Vabre 2023 – Class40 e Ocean50 su Lorient. Stop agli IMOCA
A Le Havre tutto cambia all’improvviso. Nella notte i modelli e le previsioni meteo sono deteriorati ulteriormente, con la perturbazione atlantica che peggiora pesantemente, portando con sé venti di 80 nodi e previsti fino a 100. Cambia tutto quindi, a partire dallo stop dato alla classe IMOCA, che rimarrà a Le Havre aspettando una finestra meteo migliore. A Cap Finisterre sono infatti previsti venti di 80 nodi e onde fino a 10 metri, condizioni che consentiranno solo agli ULTIM di affrontare la partenza come prevista, scappando velocemente verso Sud prima che quel fronte arrivi effettivamente.
Ocean50 e Class40 saranno comunque sulla linea di partenza, ma con direzione Lorient, in una sprint race studiata per portarsi avanti sulla tabella di marcia, proseguendo poi dalla Bretagna una volta passato il peggio. Niente da fare per gli IMOCA, invece, che rimarranno in Normandia: nessun porto sulla costa atlantica permette l’ancoraggio di tutti e 40 loro. Uno skipper briefing alle 18 definirà i prossimi step.
Circondati da una folla festante, intanto, Ultim, Ocean50 e Class40 hanno intanto lasciato Le Havre.
Transat Jacques Vabre 2023 – Il fattore doppio | REPORTAGE
Meteo, cambiamenti e clamore a parte, questi giorni non è mancato il tempo per discutere anche di altri temi. Se la Route du Rhum, infatti, è la leggendaria transatlantica in solitario, la Route du Cafè, aka la Transat Jacques Vabre, è la versione più lunga, in doppio. Un fattore che ben distingue l’approccio e l’organizzazione di bordo. Ognuno, ovviamente, ha i suoi approcci in proposito. Qui di seguito, oltre ad un’intervista con Alberto Bona fatta a 2 giorni dal via (e quindi prima di tutti cambiamenti) vi raccontiamo quanto emerso dalle nostre interviste, chiacchierate e discussioni con gli skipper.
Alberto Bona dividerà la sua Jacques Vabre con Pablo Santurde del Arco, suo Co-Skipper su IBSA, Class40 Mach 5 varato ad agosto dell’anno scorso. Il loro approccio, racconta lo skipper, è un po’ come un solitario part-time: “con Pablo la vediamo come un solitario alternato. Ci vediamo poco. Facciamo turni di due ore e in quelle ore facciamo tutto in solo, salvo le manovre. Io mi occupo più del meteo, ma poi comunque ci confrontiamo spesso. È anche il bello del doppio, il condividere.”
Un approccio non diversissimo da quello di Beccaria e Nicolas Andrieu, rispettivamente Skipper e Co-Skipper su Alla Grande Pirelli, il primo varato tra i Musa40 presenti –tutti ad opera di Sangiorgio Marine. “Anche io e Andrieu facciamo turni di due ore. Lui non ha mai regatato in oceano ma ha una grande esperienza inshore, nel metodo e nella gestione di un team. Io mi occupo più di meteo e strategie a lungo termine. Lui lavora più sulla partenza, sul controllo della flotta: è molto sensibile al timone, alle regolazioni delle vele, davvero forte grazie anche al suo passato in 470.”
Alberto Riva, alla domanda sul tema, sottolinea bene la questione “democrazia” a bordo del suo Musa40. Lui e Jean Marre si sono conosciuti da avversari in classe Mini, per trovarsi ora a navigare insieme sul Class40 Acrobatica. Ambedue con un background da solitario quindi, ma forti di un grande rispetto del confronto: “Sono molto democratico a bordo e apprezzo ciò che emerge dal confronto, è da lì che nascono le buone idee”. Un approccio molto simile a quello di Luciani, che del resto sottolinea un tema importante: a perdere la democrazia nelle decisioni si rischia di andare verso frangenti difficili.
Più differenziati gli approcci di Pedote sul suo Prysmian (IMOCA 60) e di Fornaro sul suo Influence2 (Class40). Il primo, Pedote, regaterà con Gaston Morvan, a cui ha delegato la navigazione. Si affida molto a lui anche sul fronte regolazioni, sottolineandone un buon savoir faire. Lui si occuperà invece della gestione dei sistemi. “Io ho la gestione dei sistemi, conosco benissimo la barca è mi occuperò delle scelte vele e aggiustamenti. Del resto, con i nuovi foil abbiamo tanto da scoprire.”
Alla stessa domanda, Fornaro risponde strappando un sorriso, ma affrontando aspetti effettivamente presenti a bordo, ma solitamente meno dichiarati: “Io mi occupo della navigazione, Benoit è più sulla gestione barca. La sa mandare veloce. Però quando si addormenta è incredibile. Devo svegliarlo, me lo ha chiesto lui. Dorme un sacco e ci ridiamo sopra. Anzi, a volte lo lascio dormire perché io me la sto godendo.”
Transat Jacques Vabre 2023 – Ultima sera a Le Havre | REPORTAGE
Pioggia a scrosci, pessimo meteo e cambi di programma hanno popolato il pomeriggio e l’ultima sera pre-partenza. Un Race Village sempre più colmo di pubblico ha visto quindi festa e allegria porsi in parallelo al prosieguo dei lavori a bordo, andati avanti non-stop fino al giusto grado di soddisfazione. Team al lavoro ovunque, dettagli da sistemare, meteo e aggiornamenti da controllare un’ultima volta, meeting last-minute e skipper concentratissimi, intravisti sottocoperta, tra le vele e le stazioni di navigazione. In acqua, ovunque, le teste o le bombole dei sub, un’esercito silenzioso e prodigo che non ha tralasciato una carena tra le tante in bacino.
In mezzo a tutta la commozione, il pubblico, gli amici, gli sponsor e i fornitori. Per non parlare di tutti gli addetti ai lavori, le figure chiave senza le quali non si sarebbe arrivati al D-1. Tra i presenti, quindi, non mancava anche Edoardo Bianchi, fondatore e ceo di Sangiorgio Marine, che sulla linea di partenza vedrà suoi 3 Musa40, ad ora tra gli scafi più competitivi presenti al via. Un risultato che fa pensare al futuro, e che soprattutto sfata il mito secondo cui “gli italiani non sanno costruire barche oceaniche”.
Tra i 3 Musa40 varati ad oggi, in n°2 è il Class40 di Fornaro, ancora disponibilissimo a scambiare due parole nonostante l’incessante countdown. La carica non mancava, era tangibile. Una caratteristica in realtà generale in tutta la serata, con un mood positivo a permeare la banchina dei quaranta piedi. Lo stesso anche sul fronte Imoca, però, nonostante loro il meteo se lo sorbiranno tutto. Conrad Colman, lo skipper neozelandese dell’Imoca MBE (Mail Boxes Etc.), ne è forse stato il caso più lampante. Allegro, gentilissimo e sorridente, ha avuto una parola per tutti. Del resto, a così poco tempo dal via è tutto pronto, è pronto da tempo in realtà. Le attenzioni e le preoccupazioni toccano i dettagli, le minuzie. Fondamentali anche loro, ma giunti a questo punto i giochi sono fatti. Il tutto per tutto è in acqua.
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