Transat Jacques Vabre 2023 – La carica italiana alla vela oceanica
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Freddo e pioggia, così accoglie Le Havre, momentaneamente trasformatasi nella Mecca della vela oceanica. Ma il clima tipico della Normandia è annullato dall’atmosfera generale, con tutta l’attenzione spostata sull’evento fondamentale, la 16° Transat Jacques Vabre, la transat in doppio. E mancano solo 1.5 giorni al via. Ultim, Ocean Fifty, IMOCA60 e Class40, per un Race Village pieno di barche (95) e pieno di gente che sgomita –curiosi, fan e giornalisti da ogni dove, shore-team impegnatissimi e skipper che si dividono tra il pubblico, i media e la regata. A sgomitare altrettanto forte, però, finalmente c’è anche l’Italia della vela oceanica, che spinge duro per inserirsi e dire la sua.
16ª Transat Jacques Vabre – L’atmosfera a -48 ore dal via
Cinque barche nostrane al via quindi, 4 Class40 e un Imoca 60. Due le nuovissime, i due Musa40 di Riva e Fornaro (Acrobatica e Influence 2), due terzi della flotta firmata da Sangiorgio Marine, altra realtà italiana che si impone. A completare la lista “azzurra”, il Musa 40 Alla Grande Pirelli di Beccaria (sempre Sangiorgio Marine) e IBSA, il Mach 5 di Bona. Non manca ovviamente Prysmian, l’IMOCA di Pedote, qui con i nuovi foil… Sono quindi 5 gli skipper italiani, cui si aggiunge Luciani, co-skipper del Class 40 francese Dècuple. Il tema sulla bocca di tutti? Il meteo, un meteo che fin dalla partenza non lascia tranquilli e che dà pensieri. Ecco cosa si va delineando e cosa ne pensano i “nostri”.
Transat Jacques Vabre 2023 – Un meteo che fa pensare
Il meteo non è mai cosa certa, i modelli sono pur sempre modelli e tutto può variare, anche all’ultimo minuto. Eppure è lui a dettare le regole del gioco. Ieri (27.10) la situazione delineata prevedeva una grossa zona depressionaria a ovest dell’Irlanda, con una serie di passaggi frontali verso la manica. Un grosso fronte anche al largo del Portogallo, con una situazione quindi complessa e intensa fin dal via. Soprattutto per i Class 40, più piccoli e “lenti” rispetto al resto delle barche. Il sunto delle reazioni di tutti è relativamente semplice: andar via in fretta, ma preservando la barca. Fornaro il primo a riassume bene il punto alla conferenza stampa tenutasi in mattinata:
“Con questo meteo noi stiamo studiando come portare la barca via da questa prima fase, in fretta e intera. Non si può arrivare in ritardo al Portogallo, o quel fronte potrebbe diventare problematico. Il compromesso starà nel trovare un equilibrio, portare la barca via velocemente, ma preservandola per il resto della regata”
Beccaria si accoda e concorda sulla necessità di affrontare bene questa prima fase subito successiva alla partenza: “Siamo tutti tesi ma, alla fine, è la Jacques Vabre. Lo sappiamo, e la sicurezza a bordo non manca. Ma comunque bisogna pensare anche al dopo. Tre giorni nella tempesta sono lunghi. Rispetto alla volta scorsa (Route du Rhum) si dovrebbe uscire meglio dalla manica, ma poi bisogna vedere quel secondo fronte”.
Non manca di venir ricordato anche un secondo fattore, fondamentale: vanno tenute a mente anche le correnti, fondamentali nella manica. Un problema o un errore in questa fase potrebbe comportare un ritardo importante proprio sull’arrivo verso quel secondo fronte.
Transat Jacques Vabre 2023 – Il fattore sicurezza
Dopo la scorsa Route du Rhum, che ha vista postposta la partenza proprio causa meteo, non mancano le domande relative tali scelte. Le risposte, ancora una volta, sono abbastanza in accordo tra loro. Il primo a intervenire è Pedote, che sottolinea in primis come sia difficile per un organizzatore gestire una regata come questa, con 4 classi di velocità diversissime. Senza considerare le peculiarità specifiche di ognuna. Perché, sì, gli Imoca e i Class40 sono meno veloci e possono “scappare meno”, ma le complessità dei multiscafi non vanno sottovalutate.
“Soffrono un sacco il mare. Più di noi. Vi assicuro [memore delle esperienze sul FenêtréA-Prysmian, il Multi 50 con cui vinse la Jacques Vabre nel 2015 ndr.], gestire mari pesanti diventa davvero difficile con i multiscafi, che hanno la problematica del “girarsi”. Da questo punto di vista i monoscafi sono avvantaggiati. Ma, il rischio grosso, è che le condizioni potrebbero peggiorare con il passare dei giorni, quindi la cosa più difficile saranno, eventualmente, i ritardi.“
Considerazioni che portano ad un punto fondamentale, ed effettivamente da tenere a mente. Una volta non annullavano le regate, oggi sì, perché? A inserire bene la questione è subito Riva, che tocca un punto importante e condivisibile, anche perchè non implica dogmi, ma invita a pensare: “Oggi abbiamo mezzi che ci consentono di vedere un po’ più in là, con più certezze forse. E si possono evitare dei disastri. Secondo me va tenuto bene a mente. Abbiamo i mezzi ed è giusto fare riflessioni ponderate.”
Beccaria, Fornaro e Luciani poi, si inseriscono a loro volta, toccando il secondo punto fondamentale: la vela oceanica sta cambiando e, come tanti altri sport (es. Formula 1), la sicurezza è una questione che, la si pensi come si vuole, guadagna la sua importanza e necessariamente influenza alcuni aspetti del “gioco”. Del resto, le velocità odierne non sono comparabili a quelle di 30/50 anni fa, la velocità è raddoppiata e le miglia macinate in un giorno sono molto più che raddoppiate. E così gli impatti, gli sforzi e i rischi. Ma, soprattutto, ora si tratta di un vero e proprio sport. La vela oceanica è sempre più agonistica, non più un’avventura pionieristica, e gli atleti spingono tutti, tanto, fino al limite. E questo, chiaramente, dall’organizzazione viene tenuto a mente.
Transat Jacques Vabre 2023 – Un’onda italiana che non demorde
Superata la questione meteo, il clima si fa più rilassato e l’atmosfera di sfida emerge. Sono tutti pronti e carichi. Sia coloro alla prima manche, sia quelli che qui iniziano a giocarsi numeri importanti. Bona (IBSA) e Beccaria (Alla Grande Pirelli) i due tra i più favoriti, nonché tra i più “temuti”, per quanto riguarda i Class40. Ma da non sottovalutarsi neanche Fornaro e Riva, l’uno per esperienza e versatilità, l’altro per spirito e assi nella manica, sebbene questi possano sembrare “svantaggiati” da progetti partiti solo di recente. Insomma, i giochi si faranno in acqua.
Pedote invece punta a lottare con il gruppo di testa, forte dei nuovi foil e delle nuove migliorie apportate. La carica non manca, sebbene, come fa notare, la qualità della flotta IMOCA è ovviamente alta, e tante sono anche le barche nuove arrivate, così come quelle con update importanti. Ma il succo, per lui, alla fine è uno: alla fine dei conti la differenza si vedrà in acqua, dove tutto può succedere. Soprattutto tra i prototipi.
In generale quindi, non manca la voglia di sgomitare in maniera importante, imporsi e farsi vedere. Lo sottolinea nel modo migliore ancora Riva, sintetico ma che sa arrivare velocemente al punto. Alla mia domanda sul suo obiettivo agonistico risponde nel modo forse migliore, nonostante tutti gli ostacoli e la “novità” del suo progetto (varato appena quest’estate): non siamo qui per partecipare.
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