INTERVISTA Giorgio Pisani: “La vela è inclusione. Vi spiego perché”
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Il tema dell’inclusione sociale e di come raggiungerla concretamente, senza tirarla in ballo a sproposito con finalità di marketing, è di stretta attualità. La vela, per sua natura, è una tra le attività più “inclusive” che ci siano perché permette, dal lato sportivo, ad atleti portatori di handicap di confrontarsi ad armi pari con i normodotati (ci vengono in mente gli ultimi anni di vita del grande Tino Straulino, dove nonostante la quasi cecità vinceva le regate d’altura).
E, dal lato umano, di vivere esperienze formative e che aiutano a crescere e aumentano la capacità di problem solving dell’individuo.
La vela è inclusione
Lo sa bene Giorgio Pisani*, vicepresidente di IBSA, una delle menti dietro al progetto “Sailing into the Future. Together”, attraverso il quale la casa farmaceutica IBSA (fondata a Lugano nel 1945 e oggi presente con i suoi prodotti in oltre 90 Paesi in 5 continenti) sostiene la vela rivolta a persone disabili (para sailing) in Italia e a livello internazionale.
Lo fa nel concreto, donando barche e aiutando a formare personale qualificato per gestire l’attività di vela inclusiva all’interno dei circoli velici. Ecco perché Pisani, 77 anni, velista da una vita, è la persona giusta per parlare di vela e inclusione.
Dottor Pisani iniziamo subito con una domanda cardine. Secondo lei, che cosa significa “inclusione”?
“Le spiego come abbiamo deciso di raggiungerla. Con il progetto “Sailing into the Future. Together”, ci siamo attivati per attirare nel mondo della vela le persone che in questo momento la percepiscono come un’attività irraggiungibile, a causa di handicap di varie tipologie.
Noi viviamo la vela come una forma di “challenging” tra la persona, l’individuo e la natura. Perché la vela ti mette a contatto diretto e immediato con gli elementi, questo è fuori di dubbio: che siano il mare, il vento, il clima. Chi ha una disabilità ha una sensibilità diversa proprio a riguardo della natura, perché la percepisce, la sente in un modo differente rispetto ai normodotati.
E proprio perché la vela è contatto con la natura e affrontare situazioni che richiedono e acuiscono la tua sensibilità, riteniamo che un portatore di handicap sia in grado, a bordo di una barca, di gestire la situazione ancora meglio dei normodotati. L’obiettivo di IBSA, con “Sailing into the Future. Together”, è sensibilizzare più centri velici e yacht club possibili, su scala nazionale e internazionale, attirando così più persone con disabilità verso la vela: un mondo nuovo dove l’attività, sia sportiva che ludica, è di certo più paritetica. Si parla di para sailing, anche se a mio avviso la vela è una disciplina che per sua natura intrinseca mette tutti allo stesso livello, permettendo il confronto tra normodotati e persone con disabilità, senza differenze”.
La vela è di per sé inclusiva, vero. In Italia, secondo lei, dove “si può dare di più”, in termini di vela come mezzo per l’inclusione sociale?
“Mancano promozione e sensibilizzazione attive che vengano veicolate a livello istituzionale e non solo in modo spontaneo da aziende che vogliono essere presenti sul territorio in modo proattivo e orientato al sociale. Devo dire che la Federazione Italiana Vela, grazie al presidente Francesco Ettorre, si sta muovendo in questa direzione in una maniera veramente encomiabile. Abbiamo trovato un partner perfetto”.
Il supporto di IBSA alla Para Sailing Academy della FIV è solo uno dei tanti progetti in essere del vostro piano. Come si articola, nel concreto, anche a livello internazionale?
“Il nostro primo intervento è quello di venire incontro, dal punto di vista economico, a tutti i circoli potenzialmente attivi nel mondo della vela inclusiva e nel para sailing ma che, di fatto, non hanno la disponibilità finanziaria per l’acquisto di barche dedicate né dispongono di personale qualificato, i cosiddetti “monitor”, addestrato per poter gestire l’attività velica dei portatori di handicap.
Quindi, in primo luogo abbiamo donato degli Hansa 303 (imbarcazioni predisposte per la navigazione di persone con disabilità, ndr) ai circoli che si sono dimostrati particolarmente attenti alla vela inclusiva.
Abbiamo acquistato quattro imbarcazioni per lo Yacht Club Punta Ala in Italia, la Société des Regates d’Antibes in Francia e collaboriamo con l’Associazione Velabili di Lugano (Svizzera). In più abbiamo acquistato un RS Venture per l’attività del Circolo Vela Bellano, il club per cui corre anche Alberto Bona con il Class40 IBSA e che promuove attività di vela inclusiva attraverso la fondazione Vele a Colori.
Il nostro supporto non si limita alle barche. Come anticipato, siamo anche in grado di sponsorizzare e coprire i costi di addestramento dei monitor. Il nostro obiettivo è, dall’anno prossimo, investire anche in altri paesi dove troviamo centri velici aperti e bendisposti verso questo tipo di filosofia. Pensiamo a paesi mediterranei come Grecia e Spagna o a nazioni ricche di laghi come la Germania…”.
Come è nata l’idea di fornire supporto alla vela inclusiva?
“C’è una persona in particolare che mi ha dato la prima idea, che mi ha spinto a scendere in campo con IBSA. Era un mio compagno di liceo e caro amico, mancato lo scorso anno. L’avvocato Roberto Fusco, da diversi anni presidente della Marina di Punta Ala, dove tengo la mia barca (l’Irwin 52 “SinSations”, ndr)”.
C’è stato qualche episodio, in questo primo anno e mezzo di attività, che l’ha resa particolarmente orgoglioso del progetto che avete messo in piedi?
“Ve ne posso raccontare due che mi hanno colpito dal lato emozionale, quello più importante (la razionalità serve, ma l’emozione è il sentimento vitale che dà lo stimolo, no?). Il primo momento riguarda la cerimonia di consegna delle barche a Punta Ala: gli Hansa sono usciti con i monitor e i ragazzi con disabilità anche piuttosto serie. Il secondo episodio l’ho vissuto ad Antibes, dove ho visto con i miei occhi un ragazzino di 14 anni senza braccia che, con l’aiuto del monitor, riusciva a completare un normale percorso a triangolo sul suo Hansa senza difficoltà. Leggendo la soddisfazione sui volti dei ragazzi, a terra, capisci che la strada che hai deciso di percorrere è quella giusta”.
Parliamo un po’ dell’accordo con la FIV…
“Abbiamo siglato un accordo di partnership triennale con Para Sailing Academy, il progetto della Federazione Italiana Vela nato in collaborazione con il CONI, Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e World Sailing (la Federazione Vela mondiale, ndr). Una sorta di “giro d’Italia” dove le barche fanno tappa per un mese in vari circoli della penisola durante il quale vengono addestrati i monitor, gli istruttori di vela, “abilitandoli” all’attività di para sailing e a insegnare la vela ai portatori di handicap motori o visivi (in questo caso vengono in nostro aiuto le boe sonore che segnalano i percorsi). La chiave sono gli istruttori specializzati. Senza di loro, non è facile entrare appieno nel progetto. Se sapremo costruire una rete di monitor internazionali, avremo contribuito a creare qualcosa che prima non c’era e che, va detto, è anche una nuova figura professionale”.
Ma c’è di più. Ci sono anche gli eventi “marchiati” IBSA…
“L’ultimo è stato la IBSA Regatta ad Antibes, una regata per giovani con disabilità di età compresa tra i 12 e i 17 anni, organizzata in collaborazione con la Société des Régates d’Antibes, sugli Hansa 303. Ad agosto invece c’è stata la Coppa IBSA, a Lugano, rivolta a imbarcazioni, appartenenti a diverse classi veliche – tra cui Optimist, Laser e Hansa 303 – per un totale di circa 150 partecipanti.
Tra gli iscritti alla competizione, anche gli atleti dell’Associazione Velabili che opera nell’ambito del Circolo Velico Lago di Lugano a favore dei ragazzi con disabilità. E gli anni prossimi si replica, anche in Italia… Questi eventi altro non sono che la materializzazione tangibile del nostro progetto di sensibilizzazione e ampliamento della base della vela inclusiva. Per questo puntiamo a farne di più”.
Focus – Vela & Inclusione. Il mondo para sailing
Para sailing è il termine con cui si indica la vela praticata da atleti portatori di disabilità. La vela era uno sport paralimpico fino al 2015, quando è stata rimossa dal programma di sport paralimpici di Tokyo 2020. Ed è un peccato, perché sono ben 41 le nazioni attive in cinque continenti nelle classi paralimpiche e 630 i para atleti attivi registrati con World Sailing.
Uno degli obiettivi della Para Sailing Academy promossa dalla FIV (e sostenuta da IBSA) è fare pressione affinché la vela ritorni nel programma dei giochi paralimpici, se non nel 2028 per il 2032 a Brisbane in Australia. Qui vi raccontiamo, in breve, le cinque classi più importanti utilizzate specificamente per il para sailing.
Vela e inclusione, le cinque classi “chiave”
2.4 mR. Nata a Stoccolma nel 1983 su progetto di Peter Norlin, il 2.4 mR (4,18 x 0,72 m) è la più famosa e classica delle barche per atleti con disabilità. è dotata di bulbo, non può scuffiare e si timona seduti in pozzetto a centro barca grazie a una comoda leva.
Sonar. Il Sonar (7,01 x 1,20 m) è stato progettato da Bruce Kirby (il papà del Laser) nel 1980. è una classe a chiglia che può avere un equipaggio di tre persone. Il pozzetto è molto ampio e vi possono essere installati alcuni dispositivi come un sedile girevole per il timoniere.
Skud18. Lo Skud18 (5,80 x 2,20 m), ex doppio paralimpico a chiglia, è un progetto di Chris Mitchell e Julian Bethwaite (il padre degli skiff, le derive acrobatiche come il 29r e il 49er): può essere condotto da equipaggi formati da due o tre persone. è una vera e propria barca superveloce adattata al para sailing. Nel pozzetto trova spazio il sedile di mezzeria.
Hansa 303. Classe “inclusiva” per eccellenza (nata nel 2003 su progetto di Chris Mitchell con il nome di Access 303), l’Hansa 303 (3,03 x 1,35 m) è una barca perfetta per le scuole vela. Ci si può navigare in due ma anche da soli e il sedile basso, combinato con la deriva zavorrata, rendono la barca praticamente non rovesciabile.
RS Venture. Nella sua versione “Connect” (4,90 x 2,00 m), dispone di chiglia e di soluzioni studiate per essere condotta comodamente da due portatori di handicap seduti sui sedili centrali appaiati. Ha il pozzetto autosvuotante e un sistema di controllo semplice della doppia timoneria tramite una leva davanti ai sedili.
A cura di Eugenio Ruocco
Condividi:
Sei già abbonato?
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Collisione fatale a Sydney, muore un velista esperto. Cosa è successo
Uno scontro violento tra due 34 piedi nella Baia di Sydney, Australia, è costato la vita a un esperto velista (e businessman di successo) di 51 anni, Niko Lassing. La polizia lancia un appello ai residenti della zona per rintracciare
Antidoping e vela, cosa dovete sapere (per non finire come Sinner)
Regatanti, occhio al ’“rischio Sinner”! World Sailing, la federazione mondiale della vela ha diffuso un comunicato in cui invita praticanti, allenatori, personale medico e tutte le “parti interessate” a prestare massima attenzione alle nuove regole del Codice mondiale antidoping che
Risolto il mistero del Pogo 50 “fantasma” arenato a Cefalù
Lo scorso 7 dicembre una barca a vela di 15 metri in buone condizioni ma senza equipaggio si è arenata nella spiaggia di Cefalù, in Sicilia. Dopo un’ispezione a bordo e una serie di accertamenti la Guardia Costiera ha identificato
ARC Rally: No Rush primo sul traguardo, Bellamossa in testa tra i multiscafi B
Sono iniziati gli arrivi a Santa Lucia per l’edizione 2024 della ARC, il rally atlantico per croceristi, la regata/traversata che ogni anno porta centinaia di barche ad attraversare l’Oceano dalle Canarie ai Caraibi. La prima barca a tagliare il traguardo