Imoca 60, addio foil? La scommessa di Jean Le Cam con la sua nuova barca

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Il nuovo Imoca 60 di Jean Le Cam

Jean Le Cam ha appena varato il suo nuovo IMOCA 60 e, udite udite, non ha i foil. Il francese 64enne, da Finistere, non è un velista qualunque ma uno che spesso e volentieri va contro corrente. Ha cinque Vendée Globe sulla sua scia e si sta preparando, come sempre a modo suo, per il sesto. Le Roi, soprannome che gli arriva dalle numerose vittorie nella classe Figaro che hanno contribuito a fare nascere la sua leggenda, non hai mai fatto mistero del suo scetticismo verso i foil applicati agli Imoca 60.

Jean Le Cam

Con il suo vecchio Imoca a derive all’ultimo Vendée Globe è rimasto a lungo in scia ai foiler, chiudendo in quarta posizione dopo avere anche tratto in salvo Kevin Escoffier. Da qui è nata la sua convinzione di un’altra strada possibile per le nuove generazioni di Imoca 60, una strada che non contempla l’uso dei foil.

Jean Le Cam ha appena varato il suo nuovo 60, Tout commence en Finistère – Armor-lux, costruito dall’italiana Persico Marine, con cui si preparerà al sesto giro del mondo, e come promesso la barca non ha i foil. Il progetto è di David Raison, il genio, ingegnere e velista, che ha introdotto le prue scow nel Mondo Mini 650 e le ha poi trasferite anche sui Class 40, influenzando poi tutta una generazione di progettisti, che hanno portato l’idea, pur “edulcorata”, nel mondo delle barche da crociera.

Imoca 60: foil si o foil no?

L’Imoca 60 di Jean Le Cam è l’unica barca di nuova generazione a non avere i foil. La statistica al momento è contro la convinzione di Le Cam: da quando gli Imoca si sono aperti alle nuove appendici sul gradino più alto dei podi del Vendée Globe e delle altre regate riservate alla classe sono saliti solo foiler. C’è comunque un “però”. Sulle barche senza foil negli ultimi anni non c’è stato più un lavoro di ricerca e sviluppo progettuale, dato che tutti i velisti e gli architetti navali si sono dedicati ai foiler. Le Cam ha ripreso questo filo, con la convinzione che un nuovo Imoca 60, con una carena aggiornata, possa giocarsela alla pari con gli Imoca foil.

Da dove nasce la convinzione di Le Cam? Ci sono alcuni dettagli che sembrerebbero potergli dare ragione. I foil sugli Imoca hanno un range di efficacia non troppo ampio: rendono benissimo dalla bolina larga al lasco con vento che va dai 10-12 nodi fino a circa 30-35, in condizioni di onda non eccessivamente formata. In una regata come il Vendée Globe possono esserci molte fasi in cui il meteo non sia così favorevole a questo tipo di imbarcazioni.

La bolina con poco vento, la poppa piena, e l’onda molto formata non sono condizioni in cui i foiler possono sviluppare tutto il loro potenziale. Soprattutto con vento oltre i 35 nodi e onda molto formata i foil sottopongono a sollecitazioni mostruose le barche, per questo motivo spesso gli skipper in questi frangenti li ritraggono al massimo e finiscono per “frenare” la barca sottoinvelandola onde evitare danni strutturali.

Per reggere simili sollecitazioni gli Imoca foil hanno rinforzi strutturali importanti nelle zone di leva dell’appendice, fatto che li rendono più pesanti rispetto a una barca con una configurazione classica. L’idea di Le Cam è proprio quella di avere un mezzo più all round, in grado di essere molto veloce anche di bolina nelle fasi di transizione con poco vento, e in grado di reggere l’urto senza rallentare quando negli oceani del sud c’è da cavalcare il vento forte. E poi c’è anche il rischio UFO: i foil aumentano la possibilità di urtare oggetti alla deriva con conseguenti danni strutturali.

I segreti dell’Imoca 60 di Le Cam

L’Imoca 60 Tout commence en Finistère – Armor-lux  ha almeno un paio di caratteristiche piuttosto interessanti. La prima è a prua: i volumi sono al massimo consentito dalla classe, quasi uno scow, ma appena sotto la prua la barca ha una sorta di “pinnetta”. Sulle ragioni di questa scelta di David Raison si può fare almeno un’ipotesi: le barche che hanno volumi di prua così potenti, tendono ad avere una tendenza poggiera data dalle geometrie della carena e della prua in particolare.

Appena sotto la prua si nota la “pinnetta”

Tale tendenza viene combattuta solitamente spostando indietro il piano velico e la lama di deriva, o contrastandola con il rake dell’albero (l’inclinazione verso poppa). Verosimilmente la “pinnetta” di Jean Le Cam aiuterà la barca a non “buttare” la prua sottovento di bolina, soprattutto in condizioni di vento non troppo forte, e contribuirà anche a contenere lo scarroccio.

L’altro dettaglio interessante è la posizione dei daggerboard, le derive che vengono immerse non appena la chiglia basculante non è più in posizione centrale. Il loro scopo è quello di contenere lo scarroccio a chiglia angolata, ma nella configurazione scelta da Le Cam potrebbe esserci qualcosa di più oltre a questo. L’angolo delle due derive va idealmente a formare un V, e queste sono posizionate sul baglio massimo della barca e non al centro come avveniva con gli Imoca a deriva di vecchia generazione.

Il dettaglio del daggerboard molto esterno

Questa configurazione fa presumere che David Raison voglia ricreare un effetto lift, di sollevamento, oltre a contrastare lo scarroccio, per ridurre la superficie bagnata della barca. Non significa fare “volare” la barca come fanno i foil, ma di ridurre la resistenza idrodinamica. Non a caso fin dalle prime uscite a vela l’Imoca di Le Cam mostra una certa propensione a navigare alto sull’acqua, cosa che gli Imoca di vecchia generazione senza foil non facevano.

Si tratta di una grande scommessa, che va contro tendenza e vuole smentire le statistiche che fino a ora hanno visto sempre vincenti i foiler, da quando le nuove appendici sono state introdotte. Le Cam non sarà al via della Transat Jacques Vabre, il confronto sarà quindi rinviato al 2024, in attesa del Vendée Globe.

Mauro Giuffrè

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14 commenti su “Imoca 60, addio foil? La scommessa di Jean Le Cam con la sua nuova barca”

  1. Sono da sempre un grande fan di Jean Le Cam perché esprime meglio di tutti lo spirito tenace ma anche umano del marinaio da regata oceanica 💪✌️

  2. Nel XIX secolo gli scow erano le chiatte da trasporto da acque interne o costiere protette, 150 anni dopo con le opportune modifiche sono diventati racer oceanici.
    Poi i foil… (che non mi ispirano): Forza Jacques, mostra che si vola anche senza “volare”.

  3. Stefano Cassigoli

    Ritengo le vonsiderazioni a svantaggio dei fogli siano sacrosante. La scelta di volare non è da marinai ma da aviatori. Alleggerire i carichi e la scelta vincente da sempre.

  4. Stefano Cassigoli

    Finché non di arriverà alla deriva contrapponibilie mobile…… fantascienza??? Forse ma perché mon immaginarlo ?

  5. Stefano Cassigoli

    Finché non di arriverà alla deriva contrapponibilie mobile…… fantascienza??? Forse ma perché mon immaginarlo ?

  6. I foiler stanno evolvendo di anno in anno e ci vuole coraggio a scendere in campo con una soluzione considerata obsoleta e controcorrente.
    Per contro Le Cam conosce molto bene il suo elemento e Raison ha sempre dimostrato di sapere quello che fa e perchè lo fa.
    Il resto è territorio ignoto e non ci sono molti elementi per fare una previsione.
    Personalmente mi auguro che abbiano ragione loro, ma siamo al limite e anche in caso di successo non è detto che i foiler spariscano dalla competizioni oceaniche.
    Mi sembrerebbe più “fair” favorire entrambi gli sviluppi con classi distinte: a dislocamento e foiler. Sono soluzioni con tecnologie, costi e potenziali troppo diversi per potersi confrontare e/o coesistere.

  7. Vedo con molto favore questa innovazione,trasferibile anche su barche “da umani”…raison è un innovatore e le CAM la persona perfetta per sperimentare..

  8. @Mauro Giuffrè

    Scrivi: “L’Imoca 60 di Jean Le Cam è l’unica barca di nuova generazione a non avere i foil”

    No! Sono almeno due 🙂

    Le Cam ed Eric Bellion hanno condiviso lo sviluppo e la costruzione delle loro due sister Ship.

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