Cantieri del Pardo, la storia dietro i mitici Grand Soleil | Classic Boat
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Se oggi possiamo ancora godere di tante grandi barche sopravvissute al secolo scorso, Classic Boat eccellenti ancora capaci di emozionare, il merito è senza dubbio da attribuirsi alle mani e alle menti dietro alla loro realizzazione. Abbiamo già visto alcuni dei grandi designer dietro alle firme, ma, se queste barche hanno poi visto la luce, è certamente anche merito dei cantieri alle loro spalle, realtà illuminate e capaci di mantenere standard qualitativi tutt’oggi encomiabili. Per celebrare anche queste realtà, quindi, ecco una nuova serie di articoli destinata ad offrire un colpo d’occhio sulla loro storia e su alcuni dei più grandi progetti che questi abbiano saputo realizzare. Dopo Hallberg Rassy e Dufour, ecco quindi un piccolo “miracolo all’italiana”, il Cantiere del Pardo e la saga dei mitici Grand Soleil.
I Cantieri del Pardo e la saga dei Grand Soleil
Esisteva una volta “Sailboats”, costruttore di scafi come il mitico Orca 43, firmato da Dick Carter. Poi l’eclissi e la rinascita. Siamo nei primi anni ‘70 e il Groupe Finot sta disegnando un 34 piedi, in contemporanea, Raul Gardini “presta” 3 milioni di lire a Giuseppe Giuliani Ricci. Il gioco è presto fatto, Sailboat rinasce dalle sue ceneri, acquisita grazie al prestito. È il 1973, 50 anni fa, e nasce il Cantiere del Pardo e con questo il Grand Soleil 34 (immagine in apertura). Il resto è storia.
Cantieri del Pardo, le origini
Nel 1973 nasce il Cantiere del Pardo. Ma già dal 1972 qualcosa era nell’aria, con l’avvio del progetto del Grand Soleil 34, che trova vita in un primo prototipo, GAP, vincitore del Campionato del Mediterraneo del 1974. Nello stesso anno entra in produzione il modello di serie, dimostrando fin da subito l’intenzione del neonato cantiere: coniugare scafi adatti alle elevate performance richieste dai campi di regata, con le qualità di sicurezza e comfort richieste invece dall’utilizzo crocieristico.
Il successo della formula si legge nei numeri di questo primo progetto, 300 esemplari venduti, cifre non da poco per un’esordiente. La firma di Finot fa qui il suo buon lavoro, stabilendo un buon punto di lancio per il neonato cantiere italiano. Segue il Grand Soleil 41, del 1978, sempre firmato dal gruppo francese e rimasto alla storia come l’unico Grand Soleil a pozzetto centrale.
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La mano di Jézéquel
Con l’avvento degli anni ‘80 il Pardo rinnova la linea dei Grand Soleil, inoltrandosi in quello che sarà l’inizio del suo periodo d’oro. La firma rimane francese, bretone per la precisione, ma cambia il nome, è il decennio di Alain Jézéquel. Nascono in questa fase alcuni tra i Grand Soleil più apprezzati, a partire dal Grand Soleil 35, costruito a partire dal 1981. Lungo 11.10 metri fuori tutto, si trattò di un cruiser tanto marino quanto veloce, forte di linee filanti e eleganti, caratterizzate da una prua profonda e da una poppa poco pronunciata. Concepito al di fuori di ogni logica IOR, fu una barca apprezzata, forte di un approccio progettuale intelligente e di standard qualitativi importanti.
Il 1983 è l’anno di un’altro grande successo del bretone, il Grand Soleil 39, una pietra miliare del cantiere, nonché un bestseller tra i Grand Soleil. Il 1984 vede prodotto il Grand Soleil 46, il più grande in filiera fino a quel momento, un altro scafo pronto a riscuotere non poco successo. Ma nell’85 arriva una delle perle del brand, il GS 343, che riscuote grande successo sia tra il pubblico che tra la critica, guadagnandosi presto l’appellativo di “piccola grande barca”, forte com’era di soluzioni ingegnose e capaci di darle standard e volumi solitamente presenti su scafi di metratura ben superiore.
Un trittico firmato German Frers
Gli ultimi anni ‘80 in casa del Pardo vedono l’arrivo di un gigante della progettazione. A partire dal 1987 nascono infatti tre progetti firmati Frers, inaugurati dal primo di questi, il Grand Soleil 52 (immagine in apertura). La più grande barca in produzione presso il cantiere. Il 1988 è l’anno di un’altro grande progetto a firma dell’argentino, il Grand Soleil 45, seguito dal Grand Soleil 42 nel 1989, un’altro grande classico del cantiere prodotto in oltre 130 esemplari.
Gli anni ‘90 e i Cantieri del Pardo
Con gli anni ‘90 il Cantiere del Pardo prende nuove direzioni con la sua linea Grand Soleil, tornando momentaneamente al Groupe Finot, che nel 1990 firma il Grand Soleil 38, seguito dal GS 64 Maxi One di Bruce Farr nel 1992. Nel 1993 esce invece il primo figlio della collaborazione con J&J, il Grand Soleil 50, che porta anche lo zampino di Doug Peterson.
Al Grand Soleil 50 segue poi la collaborazione vera e propria con J&J, artefici del Grand Soleil 37 e del Grand Soleil 46.3 rispettivamente nel 1996 e 1997.
Cantieri del Pardo: la svolta degli anni 2000
Con il nuovo millennio il Cantiere del Pardo orienta la filosofia progettuale Grand Soleil verso un design che guarda alla ricerca della performance, forte delle lezioni ormai impartite dal regolamente IMS. Il 2000 vede così la nascita del Grand Soleil 40, progettato da Massimo Paperini e vincitrice sia dell’Europeo che del Mondiale IMS in Classe C2.
Dal 2004 prende poi piede la collaborazione con Botin e Carkeek, conclusasi nel 2013 dopo progetti come il Grand Soleil 37, 40 e 46. Nel 2007, intanto, Brenta disegna invece il Grand Soleil 54, presentato a Genova e presto proclamata Barca dell’anno.
A partire dal 2013 si alternano grandi nomi e nascono nuove linee, tra cui la gamma Long Cruise, composta dai Grand Soleil 46 LC, 52 LC e 42 LC. In parallelo si aprono anche le nuove esperienze del cantiere nel mondo del motore. Nel 2016 nasce Pardo Yachts e nel 2020 viene acquisito il marchio olandese Van Dutch.
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1 commento su “Cantieri del Pardo, la storia dietro i mitici Grand Soleil | Classic Boat”
Mi piace ricordare che il Grand Soleil 34′ nella foto non era uno qualsiasi ma si chiamava GAP (Gruppi di Azione Partigiana) e, insieme a pochi altri (tra cui, ricordo, il Nerone) aveva la coperta flush-deck leggerissima, allestimenti interni molto spartani e un piano velico maggiorato…