Les Voiles de Saint Tropez ovvero il gotha della vela REPORTAGE

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Voiles de Saint-Tropez 2021
Les Voiles de Saint Tropez (foto di Gilles Martin Raget)

“A Saint Tropez, la vela si sveglia con te”. Banale, il motivetto che mi viene in testa parafrasando il successo di Peppino Di Capri. Ma giustificato. Sono a Les Voiles de Saint Tropez, la grande (anzi grandissima) festa della vela francese: alla mattina presto mi faccio un giro per le banchine del Vieux Port e centinaia di equipaggi sono già a trafficare a bordo. Sia sui Maxi (tra le 250 barche iscritte, ben 39 Maxi), che tra le barche d’epoca (86 regine del mare), che tra i “Modernes”, le barche che corrono in IRC (123 un totale). Poi, piano piano, arriva la folla. Decine, centinaia, migliaia di persone, attirate dallo spettacolo delle barche ormeggiate.

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La mattina presto, nel Vieux Port di Saint Tropez, dove sono ormeggiate tantissime barche d’epoca e maxi. Foto di Gilles Martin Raget

Il segreto de Les Voiles de Saint Tropez

Qui, nello splendido Golfo di Saint Tropez, perla della Costa Azzurra simbolo della bella vita e della riviera life, si raduna ogni anno il gotha della vela per una settimana di regate. E ne ha ben donde. “E pensare che tutto nacque nel 1981 con una sfida di gentleman tra due barche“, mi racconta Tiziano Nava, tattico di Azzurra nell’83, poi sul Moro, velista “laghé” dal curriculum impressionante. E’ imbarcato sull’Advanced A80 Mindfulness, la barca-bandiera del cantiere italiano di Marco Tursini e Antonella Di Leo, Advanced Yachts. Assieme a lui, nell’equipaggio, altri bravissimi velisti come Elio Petracchi e Emanuele Cecchini (direttore commerciale di Harken Italy).

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Da sinistra: Marco Tursini, Antonella Di Leo, Tiziano Nava a bordo dell’Advanced A80 Mindfulness, la “flagship boat” del cantiere Advanced Yachts

Nava si riferisce alla mitica Nioulargue, che andò in scena 42 anni fa, per la prima volta come match-race tra tra due armatori: Jean Laurain e Dick Jayson, rispettivamente armatore di Ikra (un 12 metri S.I. di Jean Rédelé) e armatore di Pride (Swan 44, torneremo a parlarvi di questa barca). Francia contro USA. La Nioulargue crebbe a dismisura, diventando l’appuntamento imperdibile di fine stagione aprendosi anche ai Maxi e alle barche d’epoca. Fino al 1995, quando una collisione in mare causò un morto e lunghi processi. La regata rinacque nel 1999 con il suo nome attuale, crescendo costantemente fino alle 250 barche (numero chiuso) dei giorni nostri.

L’Advanced A80 Mindfulness in regata tra i Maxi a Les Voiles de Saint Tropez.

Uno dei motivi per cui, almeno una volta nella vita, si dovrebbe partecipare a Les Voiles de Saint Tropez, oltre al posto bellissimo, è proprio l’atmosfera che si respira. La formula è vincente. Una sola prova in mare al giorno e poi tutti a terra, amici, a bere insieme, a scherzare“, mi racconta Antonella Di Leo. “L’allure della regata è il segreto del suo successo. In mare siamo andati bene e siamo molto soddisfatti, la nostra barca ha dimostrato di essere comoda e veloce, soprattutto alle andature portanti. E a terra ci siamo divertiti alla grande“.

Il villaggio de Les Voiles de Saint Tropez
Il villaggio de Les Voiles de Saint Tropez

Il grande ritorno del Pride, mitica classic boat

Torniamo un attimo a parlare di quella sfida, mitica, tra Ikra e Pride. A distanza di 22 anni, quest’anno si è ripetuta. Il Pride, Swan 44 di Sparkman & Stephens del 1973, è tornato a Saint Tropez per festeggiare i suoi 50 anni dopo lunghe peripezie: una storia bellissima che mi sono fatto raccontare da Alfonso Vesentini, ex-armatore della barca e, per certi versi, suo “salvatore”.

Dick Jayson, il suo armatore, smise di regatare nel 1995, e nel 2001 (quando andò in scena l’ultima sfida tra Pride e Ikra, con a bordo gli equipaggi originali) lui a bordo non c’era, rimasto bloccato negli USA dopo gli attentati dell’11 settembre, e successivamente la sua salute peggiorò. Il figlio, Bill, era impegnato con i circuiti di regate dei Farr 40: nessuno aveva tempo da dedicare alla barca che rimase in stato di semi-abbandono vicino a Saint Tropez.

Fino a che, nel 2005, non entra in scena Vesentini: “Vidi la barca e me ne innamorai. Mi informai sulla sua storia e inviai una lettera d’amore a Dick Jayson, dicendo che una barca con quel pedigree DOVEVA continuare a navigare. Lui mi capì subito, in due settimane la vendita era conclusa“. La barca venne refittata e portata da Saint Tropez a Lavagna, e di lì via mare da Venezia dove ha fatto base per tanti anni, venendo utilizzata soprattutto per crociere in Mediterraneo. E quando c’era da regatare, nei campionati locali, Alfonso non si è mai tirato indietro: barca buona fa buon bordo. Le soddisfazioni non sono mancate.

Il Pride, Swan 44 S&S, fresco di refit e pronto a partecipare alla sfida contro Ikra a Les Voiles de Saint Tropez

Poi, nel 2011, la Société Nautique de Saint Tropez, organizzatrice de Les Voiles, contatta Bill Jayson, il figlio di Dick, per invitare la barca al trentennale della Noiulargue. Bill contatta Alfonso che ce la mette tutta per venire, ma una botta di mistral impedisce a Pride di arrivare a Saint Tropez. Nel 2013 Dick muore. Entra in scena sua nipote, Gillian Graves, moglie di Will, grande velista con esperienza anche in Coppa America con Dennis Conner. Scopre che Vesentini vuole vendere la barca, i due entrano in contatto. Gillian e Will vanno a Venezia a veleggiare a bordo del Pride. Si innamorano anche loro della barca.

Un momento della sfida a due tra lo Swan 44 Pride e il 12 m S.I. Ikra

Decidono di acquistarla: vogliono portarla in Francia per un refit che ne attualizzi piano velico e di coperta ma Vesentini insiste: “Fate fare il lavoro in Italia. Qui vicino, a San Giorgio di Nogaro, c’è un posto perfetto per il refitting, sia a livello di strutture che di personale specializzato, Shipyard e Marina Sant’Andrea. E ho anche il progettista che fa per voi, Maurizio Cossutti“. Will e Gillian si lasciano convincere e non se ne pentono. Nel 2023, finalmente, Pride torna a Les Voiles: con un nuovo piano velico, una coperta più razionalizzata, un albero in carbonio di 2,3 metri più alto dell’originale, il timone a pala lunga più a poppa. Lavori perfetti, e Made in Italy. Gillian e Will, ovviamente, hanno invitato a bordo Alfonso per questo grande ritorno a Saint Tropez.

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L’armatrice del Pride Gillian Graves con l’ex-armatore della barca, Alfonso Vesentini

Il giovedì era il giorno della sfida contro Ikra: “Con poco vento vinciamo noi, se sale un po’ vincerà Ikra“, le previsioni di Cossutti. Purtroppo per Pride un po’ di vento è arrivato!


Il triplete di Bertelli

Questa è una delle tante, tantissime storie di Les Voiles de Saint Tropez. Se ci spostiamo sulle barche d’epoca, troviamo la créme della vela: Mauro Pelaschier, Torben Grael, Pietrino D’Alì sono tutti imbarcati, ad esempio, sul Nyala, il 12 m S.I. del signor Luna Rossa Patrizio Bertelli (anche lui presente, ovviamente!) che, di Voiles, non se ne perde una.

Il Nyala di Patrizio Bertelli in regata a Les Voiles de Saint Tropez. Foto di Gilles Martin Raget
Il Nyala di Patrizio Bertelli in regata a Les Voiles de Saint Tropez. Foto di Gilles Martin Raget

Quest’anno ha stravinto nella categoria 12D. Un secondo, tre primi. Proprio davanti a Ikra. Bertelli nel 2021 e nel 2022 aveva vinto, invece, a bordo dell’altra barca della sua “collezione”, Scud, meraviglioso yacht del 1903 disegnato da Nat Herreshoff.


Il Moro di Venezia I e le altre mitiche

Ormeggiata davanti a Nyala, sul molo Jean Reveille, c’è anche il Moro di Venezia I di Massimiliano Ferruzzi, la barca che diede il via alla più celebre dinastia di barche italiane.

Varata nel febbraio del 1976, capostipite della classe italiana di Maxi Yacht IOR, è stata voluta da Serafino Ferruzzi come regalo per il figlio Arturo e per il genero Raul Gardini, con il patto che dividessero i loro weekend tra la vela e il lavoro in azienda. L’idea iniziale era affidare il progetto allo studio newyorkese di Sparkman & Stephens, ma una volta giunti nella Grande Mela, i due giovani furono recuperati in areoporto da un ragazzo argentino, allora assistente del famoso studio: il suo nome era German Frers. E da qui ha inizio la favola.

L’equipaggio del Moro di Venezia I festeggia la vittoria. Il primo a sinistra con la maglia verde è l’armatore Massimiliano Ferruzzi

Anche il Moro di Venezia, quest’anno, ha stravinto: un secondo, un terzo e due primi per imporsi davanti a Encounter e Sagittarius.

Specchi di poppa: da sinistra a destra South Australia, France, Nyala, Kiwi Magic

Ormeggiate sul molo Reveille, continuamente fotografate da passanti e curiosi, c’erano anche vecchie glorie della Coppa America come il 12 metri S.I. Kiwi Magic, la prima barca neozelandese in Coppa America nel 1987 (con allora skipper Chris Dickson), French Kiss (la sfida francese alla Coppa dello stesso anno), South Australia, France. A Saint Tropez, un appassionato di vela si rifà gli occhi. Davvero. Anche perché spesso gli equipaggi ti lasciano salire a bordo…

Una volta viste le barche ormeggiate, vengo invitato in mare a seguire le regate: che spettacolo nel Golfo! Un tripudio di vele d’epoca, barche normali, maxi “spaziali” forniscono un colpo d’occhio veramente difficile da descrivere a parole. La sera, poi, festa grande a terra.

L’equipaggio di Spartan festeggia la vittoria dello Gstaad Yacht Club Centenary Trophy 2023

Tra i vari party organizzati, vado a quello che celebra il Gstaad Yacht Club Centenary Trophy, ovvero il trofeo, nell’ambito de Les Voiles, organizzato dallo Gstaad Yacht Club e la Société Nautique de Saint Tropez a cui partecipano solo le barche ultracentenarie (quest’anno erano 23, un record!). Una sfida dove le barche partono scaglionate a seconda di un rating prefissato. Chi prima arriva sul traguardo, vince (per la cronaca ha vinto il New York 50 Spartan dello statunitense Charlie Ryan dopo una lotta senza esclusione di colpi con il P-Class Olympian, timonato dall’icona francese Bruno Troublé.

Il New York 50 Spartan vincitore della regata delle barche centenarie in banchina a Les Voiles de Saint Tropez

La sera, visto che il partner della sfida è un’azienda casearia svizzera, assisto a un’improbabile gara di mungitura in piazza a Saint Tropez: protagonisti una mucca finta e gli equipaggi delle barche partecipanti al trofeo.


Barbara ovvero la passione di Roberto

Tra questi, quello di Barbara, (18,00 x 3,30 m), progetto del mitico cantiere Camper & Nicholson di Gosport nel 1923. Che quest’anno ha compiuto 100 anni. Per festeggiarli, mi racconta l’armatore fiorentino Roberto Olivieri, ha deciso di partecipare a tutti i raduni del Tirreno centrale e settentrionale, in Spagna e in Francia. Una storia di passione infinita per la vela. A bordo con lui, a Saint Tropez, tra gli altri il figlio Edoardo, Vincenzo Zaccagni, Serena Laudisa e Oliviero Carducci.

Barbara (foto di James Robinson Taylor)
Barbara (foto di James Robinson Taylor)

Barbara è il progetto numero 318 realizzato dal cantiere navale Camper & Nicholsons a Gosport, in Inghilterra, nel 1923. Costruita in fasciame di teak e pitch pine su ossatura in quercia ha avuto tra i suoi ex armatori Harold Francis Edwards, noto yachtsman inglese e regatante di successo, il Barone Amaury de la Grange, che dal 1928 le ha fatto fare base a Cannes, e il Conte Robert-Jean de Vogue, General Manager di Moët & Chandon e creatore del marchio Dom Pérignon, proprietario della barca fino agli anni Sessanta.

Nel 1982 Barbara è stata impiegata come scafo appoggio per la traversata atlantica in windsurf compiuta in 24 giorni. Nel 1998 è stato avviato il restauro filologico in Spagna da Astilleros Mediterraneo e successivamente trasferita a Viareggio e affidata alle cure del cantiere navale Francesco Del Carlo.

I lavori di restauro filologico hanno riguardato il risanamento dello scafo, del piano di coperta, degli interni, dell’impiantistica e dell’armo velico.

Roberto Olivieri felice al timone di Barbara

Facendo girare il più possibile Barbara, a bordo si alternano in tanti e cerchiamo di invitare più persone possibili. Credo sia un grande veicolo di cultura nautica“, racconta Olivieri.


Con il mio Starkel 64 buona la prima!

Il mattino successivo sono di nuovo sui moli di Saint Tropez. Vedo un bell’equipaggio, con la divisa giallo fluo, a bordo di una barca particolare.

E’ Stella Maris, lo Starkel 64 di Matteo Fossati alla sua prima Les Voiles de Saint Tropez: “La regata in mare è bella, ma il “clou” inizia quando rientri con le feste a terra. Un po’ come la Barcolana. Qualcuno mi aveva detto che Les Voiles de Saint Tropez, con le dovute differenze, è la “Barcolana dei Francesi”. Non aveva tutti i torti! Quest’anno, infatti, abbiamo deciso di venire qua invece di fare la Barcolana e devo dire che non siamo rimasti delusi”.

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Il colorato equipaggio dello Starkel 64 Stella Maris a Les Voiles de Saint Tropez. Matteo Fossati, l’armatore, è il secondo da sinistra in alto.

La barca, particolarissima nelle sue forme con la poppa reversa, è stata recuperata da Fossati: “L’avevo trovata in stato di abbandono a Olbia, venni colpito dalle sue linee e dalla sua marinità. Tutte le estati andiamo con la mia famiglia in Egeo, e ci serviva proprio una barca solida e funzionale”. Funzionale, solida e veloce questa barca progettata da Roberto Starkel: ha vinto infatti tra i Maxi nella sua categoria (Maxi D).

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Il Melges 32 Mascalzone Latino di Achille Onorato in regata a Les Voiles de Saint Tropez (foto di Gilles Martin Raget)

Tantissimi, troppi i velisti “visti” a Saint Tropez. Vasco Vascotto imbarcato sul Maxi 72 Cannonball che Dario Ferrari ha appena ceduto a Peter Harrison, Luca Bassani (tantissimi i Wally in gara tra i maxi, ovviamente), Achille Onorato sul Melges 32 Mascalzone Latino, Giorgio Benussi (sul ClubSwan 80 My Song di Pigi Loro Piana), German Frers e sua nipote Zelmira sul Recluta, la barca di famiglia, Beppe Zaoli sul Resolute Salmon.

Pigi Loro Piana al timone del ClubSwan 80 My Song

 

L’elenco sarebbe lunghissimo. Perché davvero Les Voiles de Saint Tropez, per ogni velista, è il “place to be”.

Eugenio Ruocco


Tutte le classifiche de Les Voiles de Saint Tropez

 

 

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1 commento su “Les Voiles de Saint Tropez ovvero il gotha della vela REPORTAGE”

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