Dufour, la pietra miliare della rivoluzione nautica anni ‘60 e ‘70 | Classic Boat
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Se oggi possiamo ancora godere di tante grandi barche sopravvissute al secolo scorso, Classic Boat eccellenti ancora capaci di emozionare, il merito è senza dubbio da attribuirsi alle mani e alle menti dietro alla loro realizzazione. Abbiamo già visto alcuni dei grandi designer dietro alle firme, ma, se queste barche hanno poi visto la luce, è certamente anche merito dei cantieri alle loro spalle, realtà illuminate e capaci di mantenere standard qualitativi tutt’oggi encomiabili. Per celebrare anche queste realtà, quindi, ecco una nuova serie di articoli destinata ad offrire un colpo d’occhio sulla loro storia e su alcuni dei più grandi progetti che questi abbiano saputo realizzare. Dopo Hallberg Rassy, ecco un’icona della nautica Francese, nonché pietra miliare della storia della vela: Dufour.
Una rivoluzione firmata Dufour
Se il finire degli anni ‘60 fu un periodo fondamentale sui più diversi fronti della vita sociale, altrettanto è vero per la storia della vela che, tanto in questa fase come nel decennio successivo, visse un periodo forse irripetibile. Imprescindibile, in questo panorama di crescita economica e parallela “rinascita” dello yachting, fu l’introduzione della vetroresina come materiale costruttivo, chiave di volta della nascente produzione seriale. Qui, pioniera fra tutte, emerge la figura fondamentale di Michel Dufour, progettista illuminato e fondatore dell’omonimo cantiere, lanciato nel ‘64 come “Stratifié Industriel” e lanciato verso le più alte vette nel ‘66, con la nascita dell’iconico Arpège, il primo vero bestseller in vetroresina, costruito in oltre 1600 esemplari.
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Dufour, le origini
Le origini dei cantieri Dufour sono legate a doppio filo a quelle del suo creatore, Michel Dufour. Dufour arriva a La Rochelle nel ‘57 con in mano un diploma di studi industriali e un’esperienza di leva militare in Algeria, dove è in corso la guerra d’indipendenza contro il dominio francese. A La Rochelle Dufour scopre la vela, compete in una Fastnet e in un’Admiral’s e, contemporaneamente, lavora presso la Brissonneau et Lotz, azienda produttrice di materiale ferroviario. Qui scopre la vetroresina, materiale che identifica come ideale per progettare la barca a cui pensa ormai da tempo.
La vela è per lui un oggetto di studio, un’arte, piuttosto che un’esperienza per cercare la propria identità, per confrontarsi con gli elementi. Nasce così un 6.54 metri rivoluzionario, il Sylphe, realizzato in collaborazione con il James Léger, il capo squadra del settore poliestere/vetroresina. È un progetto nuovo, diverso, con linee inediti e baglio “troppo” largo per poter essere veloce, ma la barca piace subito alla stampa e, ciliegina sulla torta, contro ogni aspettativa vince la Settimana della Rochelle del 1965. Inizia così l’avventura cantieristica di Dufour dell’allora cantiere “Stratifié Industriel”.
Gli armatori cercano però una barca più grande, più vivibile. Dufour accetta la sfida e parte, controintuitivamente, dalla progettazione degli interni, costruiti in scala 1:1. Una volta definiti questi nasce il “guscio”, uno scafo progettato sulle lezioni apprese dal Sylphe, migliorandone le linee e le qualità marine. È la chiave del successo, una svolta fondamentale tanto per Dufour quanto per il mondo della vela: nasce l’Arpège (9.14 m).
È il 1966. Con la fine ‘67 ne hanno già realizzati 77, la barca piace un sacco, soprattutto in Inghilterra, e vince regate un po’ dappertutto. La vetroresina ha finalmente conquistato il mercato e le vendite sono fin eccessive, i cantieri non riescono a stare dietro agli ordini.
Nel 1969 la Stratifié Industriel diventa Dufour S.p.A, investendo come nessuno prima in ampie operazioni pubblicitarie, compreso un Arpège a competere alla Transpacifica. L’Arpège uscirà di produzione nel 1976, 10 anni dopo la sua comparsa e con l’eclatante cifra di 1600 scafi prodotti.
Dufour, gli anni ‘70
Gli anni ‘70 sono gli anni di una grande apertura della vela al grande pubblico. Tutti vogliono andare in barca e Dufour è uno dei cantieri leader. Il complesso produttivo occupa ora uno stabilimento moderno di 15.000 m² a Périgny, appena fuori La Rochelle. Sono gli anni dei grandi progetti, le icone che hanno reso celebre il cantiere. Nel 1970 il piccolo Safari (8.23) spopola, seguito subito dal grande successo del 1971, il Dufour 35, una delle barche più marine del cantiere e dell’inizio del decennio. Si tratta di uno scafo dai volumi sorprendenti, 10.75 metri per ben 3.48 al baglio massimo, forme inedite che ne fanno una barca comoda, spaziosa e grande boliniera, pensata per i mari della Francia atlantica, mari duri, difficili. È il terzo grande successo consecutivo, con circa 450/500 esemplari costruiti.
All’iconico 35 piedi seguono poi il Sortilege, il Dufour 27, il Dufour 29 e il Dufour 34. La crescita è esponenziale ma la crisi è dietro l’angolo.
Nel 1973 la crisi energetica mette in crisi il mercato, i prezzi del petrolio salgono alle stelle e il più grande cantiere d’europa ha lavoro e commissioni a metà regime. Il mercato americano soffre di meno, ma non riesce ad assorbire le barche che il vecchio continente non riesce più a permettersi. Nel 1976 il barone Marcel Bich apporta un prestito importante al cantiere, ma presto assorbe anche la maggioranza. Dufour lascia la sua creatura nel 1979, ritirandosi nel mondo dell’agricoltura.
Coltiverà mele per diversi anni, finché non entrerà come consulente presso la Maxi Yachts International (oggi CIM) per concepire e mettere in piedi un nuovo cantiere destinato alla costruzione di barche a vela di lusso. La Dufour Sa. verrà rilevata da Olivier Poncin nel 1988, per divenire poi proprietà del Cantiere del Pardo nel 2001, che lo cederà a Bavaria nel 2010. Dal 2018 la proprietà del cantiere passa a Fountaine Pajot.
Gli anni ‘80 e ‘90
Con gli anni ‘80 la crisi precedente porta il cantiere verso una direzione diversa. Non sono più i numeri a contare. La produzione si riduce nei quantitativi, guardando al lusso. Sono gli anni del T7, del 3800, del 4800 e del D28. Ma il più grande progetto del periodo è del 1982, firmato da frers: il Dufour 39.
In parallelo nasce il co-branding con Lacoste, un’esperienza particolare da cui nasce il 42 Lacoste, una serie limitata a 12 esemplari ma molto apprezzata nel disegno. Dal 1988 si guarda invece ad un filone nuovo, il Prestige, mirato al lusso e alla qualità d’avanguardia. Con gli anni ‘90 nasce la linea Classic, un’operazione di rebranding che guarda al comfort, interamente mirata al massimo piacere della crociera.
La doppia direzione degli anni 2000
Con il 2001 Dufour è sotto il Cantiere del Pardo ed è in questa fase che, rilanciando il brand, inizia la collaborazione con Umberto Felci. Nascono le due linee Performance e Grand Large, rispettivamente mirate alla regata e alla crociera.
Il 2018 segna infine l’ultima tappa del cantiere, ora sotto Fountaine Pajot. Cambiano le ambizioni e il design, pur conservando il DNA di cantiere. Nascono in questa fase il 530 e il 470, oltre ai recenti 61 e Dufour 37.
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