Classic Boat – La corsa verso i grandi classici degli anni ’80
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Vi abbiamo parlato di Classic Boat e ve ne abbiamo presentato le più significative, progetti brillanti e meritevoli di essere celebrati e considerati per il valore che hanno (QUI). Per approfondire il tema come merita, contestualizzando ogni progetto e ogni barca al suo tempo, ecco ora una serie di articoli di approfondimento, brevi analisi dei canoni progettuali, delle loro evoluzioni e delle stesse Classic Boat, periodo per periodo. Sull’onda del precedente episodio (QUI), dedicato alla metà degli anni ’70, vediamo ora le trasformazioni che hanno preso piede dal ’77 in poi, sempre più lanciate verso gli estremi degli anni ’80.
Classic Boat – La corsa verso i grandi classici anni ’80
Con gli anni ‘70 la vela vive un’epoca d’oro, un periodo destinato a progredire tecnologicamente e progettualmente, portando ai super progetti del decennio successivo: i grandi classici come il Brava e le grandi esperienze di Coppa America, con la clamorosa vittoria di Australia II nel 1983. Ma prima di arrivare a questi periodi, è imprescindibile comprendere le evoluzioni del triennio precedente il 1980, a partire dagli sforzi che dal 1977 iniziano a comparire per “aggirare” i limiti imposti dai rating IOR, muovendosi in aree grigie del regolamento, poi riflesse nelle lezioni applicate ai progetti di serie –e quindi alle più grandi Classic Boat di questo triennio.
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Con la One Ton Cup del ‘77 iniziano infatti a vedersi i primi grossi cambiamenti progettuali nella disposizione dei volumi. Ai disegni più “classici”, anche nella progettazione di serie si affiancano così soluzioni ben differenti, poppe profondamente diverse rispetto agli anni precedenti, tronche e aperte in alcuni casi –ottimo esempio ne è il Farr 31 dell’omonimo Bruce Farr– piuttosto che ampie e sempre più prolungate –come nel caso del Polaris 33 di Holland. In contemporanea, anche le linee d’acqua variano, con bagli massimi sempre più arretrati e profili prodieri differenti, rientranti a tratti sul dritto (raked), per favorire le resistenze idrodinamiche, o con linee concave (spoon bows), per ridurre il beccheggio maggiorando la superficie galleggiante e la lunghezza al galleggiamento in bolina.
Classic Boat 1976-80 – Un mercato che si spalanca
In un panorama così in evoluzione, non mancano però di comparire anche le innovazioni sul fronte della pura crociera, dove gli estri progettuali cercano soluzioni anche particolarmente inedite, come nel caso di Comar che, forte della mano iconoclasta di Jean Marie Finot, lancia nel ‘77 il Comet 11, barca molto discussa tra i puristi, soprattutto per la poppa cava, a step, ma ancor di più per il particolare disegno della tuga, marcata in nero da una vetrata che la avvolge tutta a U.
Sempre dall’accoppiata Comar-Finot, lo stesso anno vede lanciare un enorme successo del cantiere, il Comet 850, un progetto puramente razionale e votato ad un singolo scopo: ampliare la fetta di mercato creando una barca per tutti. Nasce così un piccolo cruiser dallo specchio di poppa particolarmente ridotto, con la tuga che corre fin sopra la cabina prodiera, sottolineata da ampie finestrature fumè. Sarà un successo, aprendo ufficialmente le porte della vela a mercati sempre più vasti.
Sullo stesso principio dell’850, spostando però l’apertura al pubblico sul fronte della regata, è proprio in questi anni che fanno capolino alcuni tra i più grandi half tonner e monotipi del decennio. Se lo Ziggurat 916 del ‘76 fu una pietra miliare, J-Boats va ora ben oltre, lanciando il J/24, il monotipo, tutt’oggi, più famoso al mondo (5400 esemplari). Sulla sua onda, si affiancano poi il Surprise di Archambault e il piccolo Rivetto, quest’ultimo vincitore della Mini Ton Cup del ‘78.
Classic Boat 1976-80 – I grandi classici
Spostando invece l’attenzione su dimensioni ben maggiori –senza però dimenticare le ottime vie di mezzo offerte da scafi come il Miller 31, il Balanzone o il Rush 31– è sempre in questo periodo che i grandi cantieri danno alla luce alcune delle loro creazioni più significative. Baltic per prima, grande competitor di Nautor’s Swan, nel giro di due anni sforna due piccoli capolavori, il Baltic 39 firmato da C&C, di costruzione ineccepibile, e il Baltic 37, degli stessi, qualitativamente altrettanto buona, ma ancora migliore come performer.
Contemporaneamente, Sparkman & Stephens firmano, invece, uno dei grandi cruiser racer della stagione, lo Swan 411, un 12 metri memore di ogni lezione fin lì appresa, forte di una poppa ampia e alta, e voluminoso nel baglio massimo, bilanciato da una prua stretta a cui è raccordata dal classico flush deck swan.
Classic Boat 1976-80 – Verso gli estremi degli anni ‘80
Nel 1979, forse ultimo anno di questa transizione ancora tranquilla, priva degli eccessi del decennio successivo, fa infine la sua comparsa un’ulteriore serie di grandi barche, progetti fondamentali come l’X-79, pietra su cui posa la fondazione del mito di X-Yachts, o il mitico Canados 37, fast cruiser che ancora una volta consacra i racer di Vallicelli, qui traducendo in serie lo splendido Filo da Torcere, campione del mondo alla One Ton Cup.
Sempre nel ‘79 spunta anche una mano importante, protagonista forse più di tutte nel decennio successivo. Un giovanissimo German Frers lavora infatti nello studio degli ‘anziani’ Sparkman & Stephens e, caso vuole, è coinvolto nella realizzazione di un piccolo capolavoro, il Solaris 47 del Cantiere Se.Ri.Gi (oggi Solaris). Il risultato è eccellente e la mano innovativa di Frers già si intravede. Il risultato è una barca ancora inusuale per i tempi, caratterizzata da una tuga particolare che ne diventa segno distintivo, insieme ad una poppa spettacolare.
Il 1979, però, è anche l’anno marchiato dalla tragedia. Durante la terribile regata del Fastnet, sconvolta da un vento forza 11, perderanno infatti la vita 15 regatanti, dramma a cui si aggiungono 75 barche scuffiate e 20 affondate. Una tragedia che, se da una parte inizia a sottolineare i grandi limiti di determinati design e/o determinati approcci alla regata, contemporaneamente consacra alcuni progetti, usciti indenni da quel delirio: il Condor of Bermuda, con a bordo Sir Peter Blake, e un’altro capolavoro di Peterson, il Contessa 39.
Una dura lezione che andrà ad influenzare i parametri per tutta la progettazione successiva, che comprenderà ora anche un aumento degli standard relativi la sicurezza, la capacità di affrontare condizioni estreme e porrà limiti ai design troppo tirati e scarni. Limiti che, però, gli anni ‘80 affronteranno al meglio, memori della lezione e capaci di portare agli estremi ogni soluzione, offrendo, con il senno di poi, alcune tra le più grandi barche del secolo.
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