
Il Cantiere del Pardo, quello dei mitici Grand Soleil, compie 50 anni. Li ha festeggiati alla grande in una serata sul mare nella baia di Sistiana, a due passi da Trieste (qui ti raccontiamo come è andata la Grand Soleil Cup 2023). Presenti decine di personaggi che hanno fatto la storia del cantiere italiano, a partire ovviamente dal presidente Gigi Servidati e dall’Amministratore delegato Fabio Planamente.

La storia dei Grand Soleil e di Cantiere Del Pardo
Tra i presenti alla serata cerchiamo il padre nobile che ha fondato e diretto per oltre 30 anni Grand Soleil, Giuseppe Giuliani Ricci. Peccato, non c’era. Da lui avremmo voluto farci raccontare come negli avventurosi anni ’70 del secolo nacque Grand Soleil e come fosse riuscito a portarlo ad un successo inaspettato, che dura ancor oggi.

Per fortuna la risposta alle nostre curiosità l’abbiamo trovata nel prezioso libro “Una storia di mare” curato da Bruno Cianci, che ripercorre la storia del Cantiere del Pardo dal 1973 ad oggi. A pagina 18 c’è quello che volevamo sapere.

Giuseppe Giuliani Ricci racconta l’avventurosa nascita del Cantiere del Pardo e come è diventato in pochi anni una delle grandi realtà nautiche. Leggetelo qui sotto, è una bella storia di incoscienza giovanile, capacità di visione, passione. La nascità del cantiere ha un elemento decisivo: il prestito di tre milioni di lire di Raul Gardini che non era ancora famoso per la saga dei Moro di Venezia.

I Grand Soleil nacquero con tre milioni prestati da Raul Gardini
Quando più di mezzo secolo fa comprai da un fallimento il cantiere Sailboats, che poi sarebbe divenuto Cantiere del Pardo, non mi sarei mai potuto immaginare che avrebbe avuto una storia così lunga e gloriosa. Ripensando a ciò che è accaduto negli ultimi decenni, e a come il cantiere si è evoluto da ciò che era in origine, devo ammettere che si è trattato di un miracolo.

Tutto o quasi, infatti, ebbe inizio da un’operazione ‘ardimentosa’, e lo fu per varie ragioni. La prima era di natura economica. In famiglia nessuno voleva prestarmi i tre milioni di lire necessari per comprare la Sailboats da un concordato. Alla fine la cifra necessaria mi fu prestata da un mio parente acquisito, Raul Gardini, che era già avviato a diventare uno degli industriali più famosi in Italia e non solo.

La partenza fu in ogni caso difficile, visto che a gravare tutto c’era un debito sul quale dovevo pagare gli interessi ogni anno. Fortunatamente, però, essendo Raul l’appassionato di vela che tutti hanno avuto modo di conoscere ai tempi del Moro di Venezia, mi fece costruire due barche e così divenne anche il mio cliente più importante.
Come Grand Soleil è diventato grande
La seconda ragione che mi porta a pensare quanto l’acquisizione sia stata azzardata è da cercare nella mia giovinezza e ingenuità di allora. Quando rilevai la Sailboats, infatti, non avevo nemmeno trent’anni, ma soprattutto ignoravo ciò che occorrerebbe sapere per dirigere una realtà industriale che deve progettare, costruire e vendere barche.

In sostanza mi mancavano le tante competenze necessarie per gestire in modo consapevole un’industria così complessa, peraltro operante in un mercato estremamente selettivo. Alla fine coronai il mio sogno: riuscii a guadagnarmi da vivere costruendo barche, che è forse la cosa più bella che possa capitare a qualcuno.

Per meglio capire la natura e la struttura del mercato del diporto e le difficoltà incontrate occorre tenere presente che, se al mio esordio i costruttori di barche a vela in Europa erano circa centocinquanta, negli anni ’90 ne rimanevano sì e no una ventina: tutti gli altri erano falliti.
Nella nautica, infatti, valgono più che mai i principi del darwinismo: non c’è posto per tutti e solo chi è all’altezza riesce a sopravvivere, mentre gli altri falliscono e scompaiono. Fare un prodotto di qualità è ovviamente un requisito fondamentale, anche se non sufficiente per sopravvivere, perché i clienti della vela sono esigenti e spesso sanno distinguere ciò che è fatto bene da ciò che è fatto male. Una vecchia campagna pubblicitaria del mio primo Grand Soleil, il 34 di Finot, riportava uno slogan che mi è sempre stato caro: “Il mare è un grande giudice”. Analogamente, il mercato è stato giudice e ha permesso all’azienda di prosperare, mentre molte altre realtà concorrenti chiudevano i battenti.

Se il Cantiere del Pardo ha tagliato il traguardo dei cinquant’anni un ringraziamento va a tutti coloro che hanno profuso le loro energie, competenze e denari nella sua conduzione. Qualche tempesta c’è stata, ma come recitava un’altra campagna degli anni ’70 il cui slogan era “Sicuri nella burrasca”, se il prodotto è buono le possibilità di guadagnare un porto sicuro aumentano esponenzialmente.
Ma ora basta coi ricordi: è tempo di festeggiare un anniversario che, per quanto mi riguarda, profuma ancora di miracolo.
2 commenti su “Grand Soleil compie 50 anni. Ecco com’è nato…grazie a Raul Gardini”
Si dimentica di citate il Grand Soleil 39 disegno di Alain Jézéquel che ha contribuito all’inizio della escalation del cantiere Del Pardo
Dopo aver armato il primo Passatore a scafo tondo,l’anno seguente Cino Ricci ci porto’ nello stand dove era esposta lOrca 43 di Raul Gardini,l’empatia di Giuseppe Giuliani e il desiderio di avere un’altra barca di Finot furono decisivi.Papa siglo’,credo il primo contratto per il nuovo futuristico Grand Soleil 34…dopo mezzo secolo ,centinaia di regate anche con altre barche, navighiamo di nuovo con il terzo Grand Soleil della nostra storia velica,un magnifico GS 43OT.